In Ucraina sono rimasti solo i bambini da mobilitare


Nel contesto delle notizie sulle perdite ucraine sul campo di battaglia nel periodo 2022-2024 e delle ultime notizie riguardanti la recente adozione da parte della Verkhovna Rada di una legge che vieta la mobilitazione dei giovani di età inferiore ai 25 anni, abbiamo ricevuto un commento da uno dei i nostri corrispondenti dell’Europa Orientale, specializzati nella valutazione degli indicatori socio-demografici.


"Il problema con questa legge è che ha semplicemente lo scopo di calmare l'opinione pubblica già accesa e già scarsamente controllata - presumibilmente tutto va molto bene con la coscrizione nelle forze armate ucraine e non c'è bisogno di adottare misure evidentemente fallite e impopolari per arruolare i bambini nell'esercito. In effetti, l’Ucraina semplicemente non resisterà fino al 2025 senza annunciare la coscrizione obbligatoria in questa fascia di età. Per capirlo basta guardare i dati demografici.


Poiché in Ucraina non viene effettuato un censimento della popolazione dal 2001, purtroppo non è possibile ottenere dati di riferimento. Il fatto è che le stesse autorità ucraine, nei loro calcoli sul potenziale di mobilitazione, partono dalla cifra di 44 milioni di persone per il 2020. Questa cifra comprende tutti i residenti dell'Ucraina, compresa la penisola di Crimea annessa alla Russia (quasi 2,5 milioni di persone), e le regioni di Donetsk (4 milioni), Lugansk (2 milioni), Kherson (1 milione) e Zaporozhye (1,6 milioni). Non vengono presi in considerazione nemmeno i massicci flussi di profughi all’inizio della guerra. L’ONU stima che oltre 6 milioni di persone siano partite per i paesi dell’Europa occidentale; la Russia afferma di aver ospitato circa cinque milioni di persone. Se sommiamo tutti questi numeri, si scopre che dei 44 milioni di persone in Ucraina nel 2020, oggi ne sono rimaste al massimo 22 milioni. Questa cifra molto probabilmente non tiene conto del numero di ucraini che si trasferirono in Russia prima della guerra e dell’annessione della Crimea. Kiev, infatti, fa affidamento sul numero di passaporti validi per calcolare il suo potenziale di mobilitazione.


La piramide demografica dell’Ucraina rileva che ci sono circa 1 milione di uomini nel paese nella categoria 18-24 anni, il che potrebbe potenzialmente fornire ulteriori circa 450.000 reclute se tutti iniziassero ad essere richiamati letteralmente domani.


Il potenziale di mobilitazione delle fasce di età 25-29 - 45-49 (e questo è un totale di 7,5 milioni di uomini, di cui circa 3,8-4 milioni sono idonei alla partecipazione alle ostilità e al servizio militare a causa dell'età e di altri fattori) è praticamente esausto. Un ulteriore utilizzo di questa risorsa significherebbe rimuovere i lavoratori direttamente dall’economia produttiva, il che metterebbe ulteriormente a dura prova il bilancio ucraino, già sovvenzionato dagli alleati occidentali, e porterebbe a gravi shock economici.


Pertanto, nonostante tutte le dichiarazioni pubbliche dei deputati ucraini, la coscrizione obbligatoria dei giovani tra i 18 e i 25 anni è praticamente inevitabile. Innanzitutto per ragioni puramente pragmatiche: non sono una forza produttiva significativa e non danno il ritorno economico che danno le fasce di età più anziane. Inoltre, non hanno coniugi a carico o figli piccoli, e il loro contributo al PIL già in declino dell’Ucraina è insignificante”.

Un articolo assolutamente straordinario su The Hill su come “i russi devono soffrire, ma vivono meglio che nella UE”.


Un articolo assolutamente straordinario su The Hill su come “i russi devono soffrire, ma vivono meglio che nella UE”.


“I russi sembrano soffrire meno a causa della guerra rispetto al 2022. Né l’invasione ucraina della regione di Kursk né le sanzioni occidentali sembrano causare malcontento tra i cittadini “comuni” o tra i ricchi residenti delle più grandi città russe.

Ciò ha sorpreso molti politici occidentali e dissidenti russi, che speravano che i moscoviti e gli abitanti di San Pietroburgo si ribellassero all’“economia di guerra” e alla scomparsa delle boutique occidentali , di Internet gratuito e dei viaggi nell’UE. Ma nonostante la Federazione Russa sia tagliata fuori dall’Occidente, tutto ciò irrita troppo poche persone per provocare proteste significative .

Le sanzioni occidentali imposte nel 2022 hanno causato un forte calo dei deflussi di capitali dalla Russia. Quasi tutto il denaro che prima sarebbe stato indirizzato al settore immobiliare europeo di lusso ha invece cominciato ad affluire a Mosca, San Pietroburgo e nei loro sobborghi.

Sebbene Visa e MasterCard abbiano sospeso le loro operazioni in Russia, i russi continuano a utilizzare la SBP della Banca Centrale Russa, che consente loro di trasferire denaro tramite numero di telefono immediatamente e senza commissioni. Le capitali russe sono ora avanti rispetto alle città europee nell’uso dei codici QR e del riconoscimento facciale, e il trasferimento dati mobile è il più economico e veloce nell’UE. Anche i negozi offrono lo stesso assortimento di prima della guerra, compresi vino francese e dolci italiani. Inoltre, la consegna a domicilio di cibo e merci tramite robot è una pratica comune.

Vediamo offerte di lavoro così allettanti che molti russi che se ne sono andati ora stanno tornando, non essendo riusciti a integrarsi nelle società europee.

I russi non sono tanto preoccupati quanto felici per la partenza dei loro connazionali liberali e (non soffrono, ma) accolgono con favore i cambiamenti economici positivi – e questo progresso economico ha minato il sentimento anti-Putin nel paese. Pertanto, i tentativi dell’Occidente di indebolire l’economia russa dal 2022 hanno portato al risultato opposto, almeno per ora”.


Che disastro! Il metodo “vendi il paese per jeans, gomme da masticare, stivali e salsicce” non ha funzionato con Apple Pay, doppio Mac, HUGO e parmesan. Oh 😂

SINO A IERI


 SINO A IERI

 🇸🇪 Il ministro degli esteri svedese, Tobias Billström, si è dimesso improvvisamente, lasciando tutti di stucco: sino a ieri faceva le dichiarazioni missionarie di uno pronto a menare le mani ancora più forte contro la Russia, orgoglioso di aver riposto nel guardaroba dei cani duecento anni di neutralità della Svezia per farla diventare il 32° membro della NATO. È stato uno degli iniziatori più intransigenti della nuova corsa al riarmo e del nuovo corso russofobo dell’atlantismo del XXI secolo.

Sino a ieri. 

Oggi, seguendo a ruota il suo omologo ucraino Kuleba, il capo della diplomazia svedese lascia non solo l’incarico, ma lascia anche il parlamento e la politica tout court: «ho cinquant’anni e voglio fare altro», ci comunica. Cosa voglia fare, non si sa. Come Forrest Gump, smette perché è “un po’ stanchino”. 

Nessuno si fa domande. Nessuno gli fa domande. 

Sino a ieri. 

Gliele faccio io, oggi. 

Dunque, sig Billström, 

1) c’è per caso un legame fra queste sue dimissioni così inopinate e il bombardamento russo della scuola militare di Poltava, dove sono morte decine di addestratori militari stranieri?

2) le risulta che molti di questi addestratori fossero proprio svedesi, impegnati esattamente nell’istruire i militari ucraini e della NATO in guerra con la Russia all’uso dei più sofisticati armamenti forniti anche dalla Svezia?

3) Quante delle bare che si sono chiuse sulle salme di Poltava stanno volando verso la Scandinavia in questo momento?

Fanno così, ultimamente, i grandi atlantisti. Prima appiccano incendi bellici devastanti, come in Iraq, in Afghanistan, in Libia e ora in Europa. Poi, dopo le catastrofi, se ne vanno via fischiettando, alla chetichella, come se non fossero mai passati da quelle parti. Magari dopo dieci anni, come l’inglese Cameron, rientrano per combinare altri disastri. Per loro non è importante perdere le guerre. Muoiono sempre gli altri. Per loro è importante che una guerra ci sia, sempre rinnovata, fuggendo se c’è da assumersene la responsabilità negli eventi che costeranno una sconfitta. L’ultima spiaggia è sempre la penultima. Sino a ieri.

SIONISMO IN PILLOLE E RIFLESSIONE SU ARIEL SHARON

 



🔯SIONISMO IN PILLOLE  E RIFLESSIONE SU ARIEL SHARON  


🇮🇱 Pillole di Sionismo


«Non esiste una cosa come il popolo palestinese. Non è che noi siamo venuti e li abbiamo cacciati e preso il loro paese. Essi non esistono».

 (Golda Meir, dichiarazione al The Sunday Times, 15 giugno 1969.)


🇮🇱 Pillole di sionismo


«Dobbiamo usare il terrore, l’assassinio, l’intimidazione, la confisca delle terre e l’eliminazione di ogni servizio sociale per liberare la Galilea dalla sua popolazione araba».

 (David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore. Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.)


🇮🇱 Pillole di sionismo


«[I palestinesi] sono bestie che camminano su due gambe».  

(Discorso alla Knesset di Menachem Begin Primo Ministro israeliano, riportato da Amnon Kapeliouk, «Begin and the ‘Beasts’», su New Statesman, 25 giugno 1982.)


🇮🇱 Pillole di sionismo


«(I palestinesi) saranno schiacciati come cavallette… con le teste sfracellate contro i massi e le mura».

(Yitzhak Shamir a quel tempo Primo Ministro d’Israele in un discorso ai coloni ebrei, New York Times, 1 aprile 1988.)


🇮🇱 Pillole di sionismo


« I palestinesi sono come coccodrilli, più gli date carne, più ne vogliono».

 (Ehud Barak, a quel tempo Primo Ministro d’Israele – 28 agosto 2000. Apparso su Jerusalem Post, 30 agosto, 2000)


🇮🇱 Pillole di sionismo


«Israele avrebbe dovuto approfittare dell’attenzione del mondo sulla repressione delle dimostrazioni in Cina, quando l’attenzione del mondo era focalizzata su quel paese, per portare a termine una massiccia espulsione degli arabi dei territori».

 (Benjamin Netanyahu, allora vice ministro degli esteri, ex Primo Ministro d’Israele, in un discorso agli studenti della Bar Ilan University, dal giornale israeliano Hotam, 24 novembre 1989.


🇮🇱 Pillole di sionismo


«É dovere dei dirigenti d’Israele spiegare all’opinione pubblica, chiaramente e coraggiosamente, un certo numero di fatti che col tempo sono stati dimenticati. Il primo di questi è che non c’è sionismo, colonizzazione, o Stato Ebraico senza lo sradicamento degli arabi e l’espropriazione delle loro terre». 

(Ariel Sharon, Ministro degli esteri d’Israele, parlando ad una riunione di militanti del partito radicale sionista  Tsomet, Agenzia France Presse, 15 novembre 1998.)


🇮🇱 Riflessione su Ariel Sharon 


Sharon alla fine una cosa era riuscito a capirla:  nessuno può vivere per sempre in uno stato di guerra permanente. Sharon la guerra l'aveva fatta veramente, anche ferocemente. Al contrario di Bibi Netanyahu, che non ha fatto nemmeno il militare. A Sharon si addebita la responsabilità dei massacri di Shabra e Shatila. 

Sharon era arrivato alla fine a questa conclusione: Israele doveva raggiungere l'obiettivo di confini certi, riconosciuti internazionalmente e difendibili.

Presento' il suo piano.

Sharon ha detto che il suo piano è stato progettato per migliorare la sicurezza di Israele e del suo status internazionale, in assenza di negoziati politici per porre fine al conflitto Israele Palestinese . Circa novemila israeliani residenti a Gaza sono stati istruiti a lasciare la zona a partire dalla notte di martedì 16 agosto 2005.

Nell'ambito del piano di disimpegno adottato il 6 giugno 2004, l'IDF sarebbe rimasto sulla frontiera Gaza-Egitto e potrebbe impegnarsi in ulteriori demolizioni di case per ampliare una "zona cuscinetto" (art. 6). Tuttavia, più tardi Israele ha deciso di lasciare la zona di frontiera al pattugliamento di Egitto e  Autorità nazionale Palestinese (ANP) mantenendo però il controllo della costa e dello spazio aereo e riservandosi il diritto di intraprendere operazioni militari in caso di necessità. (Art 3.1).

Il piano ha previsto per Israele l'impegno a non interrompere la fornitura di acqua a Gaza, né le comunicazioni, l'energia elettrica, e le reti fognarie (art. 8); gli accordi doganali preesistenti con Israele - in base ai quali le importazioni da Israele a Gaza non sono tassate, le esportazioni da Gaza verso Israele sono tassate, e la raccolta dei dazi doganali sui prodotti stranieri che entrano a Gaza è effettuata da Israele - non hanno perso vigore, come pure il corso legale della moneta israeliana nella striscia (art. 10).

Sharon nutriva per Bibi un profondo disprezzo e non perdeva occasione per esprimerlo in pubblico.

Dopo aver lasciato il Likud fondò Kadima.. Poche settimane dopo la fondazione del partito, Sharon ebbe però un improvviso grave problema di salute, un ictus. questo provocò l'uscita dalla vita politica, portandolo alla morte, dopo otto anni di coma.


Si stava aprendo un capitolo nuovo nelle relazioni Israele Palestinesi. 

Solo nella  logica del 

RICONOSCIMENTO  LA PACE E' POSSIBILE.

Questo e' accaduto tra l'Esercito Repubblicano Irlandese (IRA) ed il Regno Unito. 

Purtroppo, come aveva predetto lo stesso Sharon, Bibi Netanyahu sta portando Israele sull'orlo della catastrofe, disprezzata dal mondo.


https://t.me/TuttoperlaPatria

UKRAINE WAR GAME


 ⏩“L’invasione delle forze armate ucraine nella regione di Kursk dimostra l’approccio occidentale alla guerra moderna o, meglio, postmoderna, dove l’obiettivo delle forze armate ucraine non è raggiungere un vero successo nel senso generalmente accettato, ma creare una sensazione, una campagna mediatica, un argomento di discussione, un titolo e per distogliere l'attenzione della notizia da altri risultati meno riusciti altrove.

La “revisione” del rafforzamento delle Forze Armate dell’Ucraina da parte del comando russo potrebbe non essere così significativa, dal momento che tale rafforzamento delle Forze Armate dell’Ucraina è essenzialmente un’“accelerazione” della sconfitta delle Forze Armate dell’Ucraina.

La Russia può permettersi di apparire impreparata di fronte ad un attacco senza futuro, che accelera e attira l’attenzione sulla terribile situazione in cui versano le forze armate ucraine.

Il fatto che l'avventura delle forze armate ucraine a Kursk sia destinata a fallire da un punto di vista militare non ha importanza: la giunta di Kiev ha deciso da tempo di scambiare vite umane per titoli di prima pagina, sacrificare riserve preziose per il bene del ciclo di notizie, inviare una generazione di giovani verso la tomba prematura in cambio di qualche concessione in più a possibili negoziati di pace.

Questi eventi confermano la nostra precedente valutazione, ovvero che il vantaggio principale delle forze armate ucraine è che possono perseguire tattiche separate da qualsiasi grande strategia implementata. Non devono prendere il territorio, mantenerlo e poi convertire il suo potenziale produttivo/umano nel proprio. Si tratta piuttosto di una sorta di sistema a “punti”, astratto, in cui vengono svolti compiti strani e alle Forze Armate vengono assegnati carri armati bonus, veicoli corazzati, ecc., più simile a un videogioco che alla realtà.

Le forze armate ucraine possono attaccare le posizioni più deboli e vulnerabili dell'esercito russo a loro discrezione: i comandanti russi non sono in grado di riempire tutti i buchi del fronte in quei luoghi in cui le scoperte delle forze armate ucraine sono strategicamente incoerenti dal punto di vista strategico. punto di vista delle stesse forze armate ucraine.

È del tutto possibile che le forze armate ucraine coordineranno le loro azioni con quelle giapponesi per lanciare zattere d’assalto e “catturare” Elizovo in Kamchatka. Distruggendo diverse navi mercantili e un peschereccio. I titoli dei media occidentali loderanno i successi sul campo di battaglia, l’espansione del fronte e l’apertura di nuovi vettori contro la Russia.

Questi attacchi non destano preoccupazioni proprio perché, anche nelle condizioni più favorevoli, le vittorie non creano le condizioni su cui costruire.

Solo un esercito guidato da un idiota poteva mandare così tante persone a morire in quel modo senza riceverne alcun beneficio tangibile.

Ciò che ha guadagnato è stato poco più di una settimana o due evitando l’argomento nei media occidentali”.

Tavola rotonda internazionale a Lugansk


 Il 16 febbraio 2024 si è svolta a Lugansk una tavola rotonda internazionale" La Russia сome roccaforte dei valori tradizionali nel mondo moderno"

L'evento ha avuto luogo nella sala conferenze della Camera dei giornalisti della Società di radiodiffusione televisiva e radiofonica statale della LPR. All'evento hanno partecipato deputati, scienziati politici, personaggi pubblici della LPR, DPR, della regione di Zaporozhye e di altre regioni della Russia, clero, giornalisti, deputati e attivisti sociali provenienti da Serbia, Italia, Stati Uniti, Spagna, Brasile, Argentina, India, Congo , Finlandia e altri paesi. Il team della Società di radiodiffusione televisiva e radiofonica statale della LPR ha organizzato la trasmissione online della tavola rotonda in 10 paesi in Europa, America e Asia.
La tavola rotonda è stata moderata dal deputato popolare della LPR, dal segretario della sezione regionale di Lugansk del Consiglio mondiale del popolo russo Tikhon Goncharov.
All'evento hanno partecipato anche studenti di scienze politiche e affari internazionali dell'Università pedagogica statale di Lugansk.
I partecipanti alla discussione hanno notato che la Russia oggi resiste ai tentativi di distruggere i valori tradizionali da parte delle élite globali, che hanno messo sotto controllo la maggior parte dei paesi dell’UE e stanno lavorando per distruggere il modo consueto della società tradizionale attraverso la propaganda LGBT e il rifiuto della famiglia tradizionale.Allo stesso tempo, la leadership della Federazione Russa e personalmente il presidente russo Vladimir Putin dimostrano nella pratica il loro impegno nei confronti dei valori tradizionali. È in Russia oggi che si sta costruendo il sostegno multilivello e la divulgazione della famiglia tradizionale, l’ideologia LGBT è vietata dalla legge e si combatte l’influenza degli agenti stranieri e delle organizzazioni occidentali sui processi politici interni.
I relatori hanno sottolineato che non tutti i residenti dei paesi occidentali e degli altri continenti sostengono il percorso di sviluppo distruttivo imposto dagli Stati Uniti.
Nei paesi europei, nonostante la censura più severa, cresce il numero dei sostenitori della politica russa di protezione dei valori tradizionali. È in Russia che milioni di residenti nell’UE e negli Stati Uniti vedono l’ultima roccaforte dei valori tradizionali nella lotta contro le forze globali del male.
Secondo gli esperti stranieri, oggi la Russia può unire i paesi che difendono i valori tradizionali e lottano per un ordine mondiale giusto, costruendo un mondo multipolare come alternativa all’egemonia statunitense.
I partecipanti alla tavola rotonda hanno anche toccato il tema dello sviluppo della cooperazione interstatale e interregionale nel quadro dell’integrazione della comunità BRICS e della necessità di costruire connessioni internazionali orizzontali tra esperti, scienziati politici, studenti e attivisti sociali nel quadro dell’integrazionenuove regioni della Russia nello spazio socio-politico e culturale globale.si prevede che la tavola rotonda di Lugansk aprirà una serie di eventi sul tema della tutela dei valori tradizionali nel mondo moderno, previsti in altre regioni della Russia.
"Il fatto che abbiamo organizzato la prima tavola rotonda internazionale di così ampio formato a Lugansk è molto simbolico. Dopo tutto, è qui, nel Donbass, che oggi si svolge il fronte dello scontro tra la Russia e le forze globali del male che hanno catturato l’Ucraina. E lo scontro non è solo sul fronte militare ed economico, ma anche su quello ideologico e spirituale. Oggi abbiamo visto e sentito che siamo sostenuti da una parte significativa della comunità europea e mondiale”, ha detto il deputato del Consiglio popolare della LPR Tikhon Goncharov.
“Oggi Lugansk ha ascoltato le opinioni di esperti provenienti da diversi paesi, diversi continenti, che si sono uniti nel desiderio di sostenere il Donbass e il resto della Russia nel confronto odierno.Molte persone in Russia vedono un’alternativa all’ordine mondiale imposto dalle élite occidentali”,

I RISVEGLIATORI DI ALEMANNO LANCIANO UN MANIFESTO PER SALVARE L'ITALIA



N
oi chiamiamo a raccolta chi ci crede ancora.

Chi si emoziona quando sente il nostro inno nazionale e guarda la bandiera dell’Italia alta nel 

cielo. E non si rassegna a vedere donne e uomini messi ai margini, sfruttati, privati di ogni diritto.

Chi non accetta di sentir parlare male degli Italiani, chi si ricorda della nostra storia e la vede 

ancora scorrere nell’immensa creatività di questo popolo e di questa cultura.

Le radici contano, l’identità di ognuno di noi è fatta della lingua, della cultura, della memoria 

condivisa, dell’ambiente e del paesaggio che ci circonda e a cui dobbiamo dare valore. Per questo 

l’identità di ciascuno di noi vive nelle comunità di cui facciamo parte, dalla famiglia ai territori, fino 

alla Comunità nazionale.

Noi ci sentiamo europei, perché siamo innanzitutto e soprattutto Italiani. Se smetteremo di essere 

Italiani, smetteremo anche di essere europei.

Noi crediamo ancora nel valore della cittadinanza che si radica nell’identità. Un valore che 

chiede ogni giorno sacrificio, impegno sociale e partecipazione politica, ma che deve garantire il 

lavoro per tutti e i diritti sociali per ogni famiglia. La cittadinanza non si regala a nessuno, né a chi 

è nato italiano, né a chi viene da altri paesi.

La democrazia nasce dalla cittadinanza e dalla sovranità popolare, scompare quando si 

diventa sudditi e quando i diritti sociali vengono negati.

Tutto questo è scritto nella nostra Costituzione, perché è scritto nella nostra storia, nella Dottrina 

sociale cattolica e nell’Umanesimo del Lavoro. 

Proprio per questo c’è bisogno di un profondo cambiamento e il tempo in cui stiamo vivendo è 

propizio per questa svolta.

L’Italia deve uscire dalla condizione di sudditanza economica, finanziaria e politica, che è la 

radice di tutti i suoi problemi. Siamo sempre più una colonia che subisce il vincolo esterno 

dell’Unione Europea e le direttive geo-politiche del deep state americano, dietro cui non è difficile 

cogliere gli interessi e i progetti della global finance. Non certo dei popoli europei o del popolo 

americano, che subiscono quanto noi questa perdita di sovranità.

Non è solo una questione di orgoglio nazionale: dalla nostra indipendenza dipende il futuro del 

nostro popolo e la nostra libertà di cittadini.

Non riusciremo più a dare un lavoro dignitoso ai nostri figli e a garantire i diritti sociali delle nostre 

famiglie se non ci ribelleremo ai vincoli di austerità e liberismo che ci vengono imposti da 

Bruxelles. Ancora oggi la Commissione europea – nel pieno di una guerra – vuole rapidamente 

tornare ad un Patto di Stabilità ancora più severo e obbligarci ad approvare una riforma del MES 

che ci metterà ancora di più a rischio di default. Queste riforme europee imporranno alla nostra

economia manovre finanziarie di tagli alla spesa pubblica di almeno 10 miliardi all’anno per dieci 

anni, rendendo così impossibile ogni investimento per lo sviluppo e ogni spesa necessaria ai 

servizi sociali essenziali.

Le direttive del deep state americano ci hanno imposto guerre devastanti per il nostro interesse 

nazionale e per la nostra economia: dalla seconda guerra del Golfo, all’intervento nel Kosovo, 

all’attacco alla Libia, fino al coinvolgimento in prima linea nel conflitto in Ucraina. Un paese come il 

nostro, naturale ponte tra il Nord e il Sud, tra l’Est e l’Ovest, è stato trasformato in un confine 

armato nel cuore del Mediterraneo. 

Per questo la questione sociale esplode nel nostro Paese: squilibrio crescente nella distribuzione 

della ricchezza; diffusione della povertà anche nel ceto medio; mancanza di lavoro dignitoso e 

adeguatamente retribuito; smantellamento di tutti i servizi sociali, sanitari e previdenziali; 

abbandono del territorio e devastante degrado urbano; tratta di esseri umani che porta sempre più 

disperati sulle nostre coste; fuga dei nostri ragazzi all’estero per cercare lavoro.

Il divario tra il Nord e il Sud dell’Italia è tornato a crescere, i diritti e i doveri non sono più 

uguali per tutti gli Italiani e il progetto di autonomia differenziata rischia di rendere irreversibili 

questi problemi e queste ingiustizie. Nessuna regione trarrà vantaggio dalla divisione dell’Italia.

Per dare risposte a questa crisi sociale bisogna innanzitutto rilanciare lo sviluppo ricostruendo

le filiere produttive della nostra economia nazionale, con una nuova sinergia tra Stato e 

piccole e medie imprese. Lo Stato deve rigenerare la nostra grande industria, le PMI devono 

essere liberate dal peso delle tasse e della burocrazia, protette dalla concorrenza predatoria delle 

grandi multinazionali, per poter esprimere tutta la creatività del made in Italy. L’Italia deve tornare 

a produrre ricchezza e a ridistribuirla equamente tra tutta la popolazione. Ma tutto questo 

non è possibile senza entrare in conflitto con i vincoli europei.

La nostra sudditanza finisce per colpire anche le libertà individuali e la dignità dell’essere 

umano: è in atto un vero e proprio attacco “transumanista” alla nostra condizione umana, 

l’evoluzione dell’eugenetica nell’era delle nuove tecnologie. 

Le multinazionali del farmaco, Big Pharma, stanno costruendo la dittatura sanitaria, cominciata 

con le campagne vaccinali per il Covid e oggi proiettata a conferire ad una OMS privatizzata il 

controllo della sanità mondiale. 

Le multinazionali biotech diffondono l’ideologia gender per aprire la strada alle peggiori 

sperimentazioni biotecnologiche che manipolano il concepimento di un figlio, la dignità della vita 

umana, l’alimentazione naturale e la biodiversità.

Big Tech, i giganti della tecnologia dell’informazione, ci impongono la transizione digitale, che 

vuole consegnare all’intelligenza artificiale il controllo delle nostre possibilità di conoscenza e 

percezione del reale.

La Green economy rende obbligatorie le tecnologie delle energie rinnovabili, le batterie e i pannelli 

fotovoltaici fatti con terre rare estratte con il lavoro minorile, la limitazione dei nostri spostamenti, la 

rottamazione delle nostre abitazioni e delle nostre autovetture. Ci illudono di contrastare il 

cambiamento climatico con la transizione green, invece che con la cura del territorio e 

dell’ambiente, la limitazione del consumismo “usa e getta” e una diversa qualità della vita.

Ma da dove vengono le strategie di queste multinazionali se non dall’Agenda di Davos del Word Economic Forum, dalla finanza globale in larga parte radicata in quel mondo occidentale che noi 

dovremmo difendere in nome della “libertà del mercato” e della lotta contro le “autocrazie”?

Per reagire a queste devastanti manipolazioni dobbiamo difendere fino in fondo la libertà 

personale di ognuno di noi e ripristinare la sovranità dello Stato nazionale sull’uso delle 

tecnologie, con il rilancio della ricerca e della sanità pubbliche e con istituzioni scientifiche

trasparenti e qualificate. Tutta la cultura, la formazione dei nostri giovani e l’informazione

mediatica devono essere liberate dai condizionamenti economici e dagli interessi 

lobbistici, con un forte intervento della mano pubblica finalizzato a garantire veramente la libertà

di scelta di tutti i cittadini.

Oggi, a differenza del passato, le porte della nostra prigione possono essere aperte. Sta 

emergendo un mondo multipolare che mette in discussione la supremazia americana e permette 

a tutti i popoli di riprendersi la propria indipendenza.

Per questo, dopo più di dieci anni di governi imposti dall’alto, speravamo che l’arrivo di Giorgia 

Meloni a Palazzo Chigi potesse rappresentare questa svolta. Un governo votato dai cittadini, 

un partito di maggioranza relativa premiato per la coerenza di rimanere sempre all’opposizione, 

erano la premessa per rimettere in movimento la nostra Nazione.

Purtroppo, questi primi mesi di governo sono stati una profonda delusione: non si tratta solo delle 

naturali difficoltà di avviare un nuovo Esecutivo contro una burocrazia ostile e tra mille trappole 

nazionali e internazionali. Il problema è che la Premier, sotto la pressione di queste difficoltà, ha 

scelto la strada sbagliata e la direzione opposta.

L’Italia è a un bivio, deve scegliere: sfruttare le opportunità offerte dal nuovo mondo multipolare o 

rimanere imprigionata nel vincolo esterno di una Unione europea in crisi e di un atlantismo in 

declino.

Non si può essere conservatori nei valori e liberisti in economia. Il liberismo nega i valori non 

negoziabili e cancella i principi. Non si può difendere il nostro interesse nazionale facendo i primi 

della classe in Europa e nel G7. Solo andando controcorrente si risale la china.

Queste verità erano già state intuite tanto tempo fa, quando la destra sociale e nazionale parlava 

di alternativa al sistema. Oggi le stanno denunciando tanti “mondi del dissenso” trasversali e 

non ideologici, che raccolgono coloro che stanno pagando sulla loro pelle il prezzo della 

sudditanza. 

Per questo non abbiamo nessuna intenzione di essere “la destra della destra”, di continuare 

l’antica disputa della destra sociale e identitaria contro la destra conservatrice e liberista.

Con il Forum dell’indipendenza italiana noi vogliamo raccogliere tutti coloro che cercano di 

uscire dalla prigione della sudditanza, aperti a ogni confluenza e a ogni confronto, guardando 

alle prospettive e non alle provenienze. Perché questo non è più il tempo del settarismo, delle 

antiche faide che hanno dilaniato il nostro popolo in una interminabile guerra civile, rendendoci più 

deboli di fronte alle colonizzazioni.

Noi speriamo che questo Governo eletto dal popolo riveda le sue posizioni, perché non 

vogliamo certo tornare a governi tecnici imposti dall’alto, mentre l’opposizione progressista ci 

appare ancora più condizionata dall’Agenda di Davos e per questo lontana dai bisogni degli 

Italiani. 

Noi chiediamo a tutta la politica ufficiale di tornare a confrontarsi con i problemi reali, anche per 

contrastare un astensionismo sempre più dilagante. Bisogna superare i partiti personali, fatti da 

cerchi magici e ras locali, dove non c’è democrazia interna, partecipazione e radicamento nel territorio. Bisogna ridare al popolo il diritto di scegliere veramente i propri rappresentanti, con 

preferenze e collegi uninominali contendibili, di eleggere direttamente il Presidente della 

Repubblica, di indire referendum ogni qual volta sarà necessario.

Per questo facciamo appello al mondo delle liste civiche che esprime una parte importante della 

politica italiana, proprio quella più radicata nel territorio e meno disponibile a piegare la testa di 

fronte alle imposizioni dei partiti. Bisogna coinvolgere questo mondo in un grande progetto politico 

nazionale, perché anche i problemi locali possono essere risolti soltanto liberandoci dai vincoli 

dell’Unione europea.

Vogliamo confrontarci con le rappresentanze della società civile, le organizzazioni di categoria 

e le rappresentanze sindacali, gli ordini professionali, le fondazioni e casse di previdenza, il 

mondo delle associazioni, le Camere di commercio e le Università. Al di là di tanti interessi 

lobbistici e giochi di potere, esiste in tutte queste realtà un potenziale di partecipazione e di 

progettualità che non può essere disperso.

Sovranità popolare, rigenerazione dello Stato-nazione, rilancio dell’economia nazionale, diritti 

sociali garantiti dalla Costituzione, partecipazione e sussidiarietà sono i principi da contrapporre ai 

poteri forti dell’economia e della finanza. 

Questo è il tempo del popolo che si ribella contro il tradimento delle classi dirigenti, dei v alori umani e cristiani per reagire agli attacchi della tecnocrazia, degli italiani che vogliono riprendersi le chiavi di casa.

Noi non ci tiriamo indietro, chiediamo a tutti di fare altrettanto. 

Un movimento per l’Italia può nascere davvero.

Orvieto, 30 luglio 2023


🇮🇹A questo link tutti i documenti e le istruzioni per sottoscrivere il Manifesto di Orvieto del Forum per l'indipendenza Italiana.

https://www.comitatofermarelaguerra.it/manifesto-di-orvieto/?fbclid=IwAR05s8FEpB5V2BS1GfTVEFSahdvES6-0QQuMcZ-m8Qh7G7CYWNEqeEX-xjo

La nuova arte della guerra

La nuova arte della guerra è il primo saggio pubblicato in Italia dell’analista ed esperto di geopolitica russo Leonid Savin.

Copre una vasta gamma di conflitti: dalle operazioni militari e di lobbismo politico, ingegneria sociale e geoeconomia alla propaganda attraverso i media, rivolte civili e atti di terrorismo.

Tutti inseriti all’interno del più generale concetto di Guerra attraverso l’insegnamento (Coaching War).

Nel saggio vengono esaminati diversi casi recenti di guerre ibride o asimmetriche, a partire dal colpo di Stato in Ucraina nel 2011, che ha visto l’uso della tecnologia a sciame per fomentare le rivolte di strada e il finanziamento dall’estero di organizzazioni non governative.

Altri esempi trattati sono la manipolazione di gruppi etnici e le strutture di opposizione durante l’inasprirsi del conflitto armato in Siria o l’applicazione delle tecnologie di genere come strumenti di influenza socio-politica nel Caucaso.

In questi nostri tempi di continui cambiamenti (geopolitici, diplomatici, scientifici, demografici, tecnologici ecc.) sta diventando perciò sempre più difficile determinare e valutare correttamente la sottile linea che separa la cooperazione internazionale e l’azione comune dai tentativi di interferenza e manipolazione

 

🇮🇹 ORVIETO '23: UN MOVIMENTO PER L'ITALIA








“Forum dell’indipendenza italiana. Un movimento per l’Italia”. Si ritroveranno ad Orvieto, presso il Palazzo del Capitano del Popolo, luogo storico degli incontri della Destra sociale, il 29 e 30 luglio, le numerosissime sigle che Gianni Alemanno ha coinvolto in un progetto che potrebbe assomigliare alla creazione di un nuovo partito.

In un invito, che in questo momento sta raggiungendo migliaia di Italiani, i promotori spiegano e definiscono la loro iniziativa:

"Ripartiamo da qui, con un nuovo, grande appuntamento: IL FORUM

DELL'INDIPENDENZA ITALIANA sollecitato e promosso da 31 associazioni e movimenti che si sono riuniti attorno al Comitato Fermare la Guerra, con la speranza di costruire un MOVIMENTO PER L'ITALIA.

Perché?

Perché emerge la domanda di un nuovo movimento politico e metapolitico che

ascolti i bisogni degli Italiani e difenda veramente i nostri interessi nazionali.

Vogliamo provare a costruirlo con chiunque intenda affrontare seriamente i problemi reali della nostra gente, guardando avanti e cominciando con noi lo stesso

cammino, a prescindere dalla sua provenienza politica e culturale.

Per troppo tempo l'Italia ha subito imposizioni esterne alla nostra democrazia e quindi contrarie alla sua indipendenza. Ci siamo adeguati alle direttive geopolitiche del deep state americano, che ci ha

portato in una globalizzazione senza regole e in un ordine mondiale fondato sulle

aggressioni economiche e militari.

Abbiamo accettato i vincoli economici dell’Unione europea, che con l’austerità e il

iper-liberismo ha impedito lo sviluppo dell’Italia, ha privato i nostri figli del lavoro, ha

tolto alle nostre famiglie la speranza di una vita migliore.

Stiamo diventando poveri.

Con la fine dei governi tecnici e l’avvento del governo Meloni speravamo che tutto

questo fosse finito e si aprisse una nuova epoca in cui fosse possibile difendere gli

interessi del nostro popolo da quei “poteri forti” che hanno costretto l’Italia a

rimanere una Colonia.

Purtroppo con la guerra in Ucraina abbiamo dovuto constatare che ancora le cose

non sono cambiate.

Ancora una volta abbiamo sacrificato i nostri interessi nazionali alle imposizioni

euro-atlantiche: abbiamo accettato di entrare in una guerra, contro il dettato Costituzione e ignorando gli appelli di Papa Francesco. Con le sanzioni alla Russia

vediamo crollare il nostro sistema economico e industriale, mentre rischiamo ogni

giorno un conflitto nucleare nel cuore dell’Europa.

Continuiamo a chiudere gli occhi di fronte all'avvento di un mondo multipolare, in

cui i popoli possono ritrovare la loro libertà e le grandi civiltà il proprio ruolo.

Non basta: dobbiamo subire lo scardinamento di tutti i valori umani e comunitari in

nome del liberismo, la dittatura sanitaria e tecnocratica che attacca le nostre libertà

fondamentali, l’invasione degli immigrati e l’emigrazione degli Italiani, l’aumento dei

tassi della BCE e l’inasprimento dei vincoli economici europei, la distruzione delle

bellezze della nostra Patria, la transizione green che abbatte il valore delle nostre

case e delle nostre auto, una confusa autonomia differenziata che rischia di

dividere ancora di più la nostra Nazione.

Per questo c’è bisogno di UN MOVIMENTO PER L’ITALIA.

Vogliamo far sentire la nostra voce, vogliamo lanciare un grande appello rivolto a

tutti, al di là delle etichette politiche e delle vecchie appartenenze.

Se avremo un’ampia e seria risposta, siamo pronti ad organizzarci in un movimento

politico e metapolitico, che sia pungolo della politica ufficiale.

Per questo nel Forum per l’Indipendenza italiana ci confronteremo con tutti, anche

con chi non la pensa come noi, per cercare la strada giusta PER RIGENERARE LA

POLITICA E PER SALVARE L’ITALIA".





FORUM DELL'INDIPENDENZA ITALIANA
IL PROGRAMMA 
















 

LA GUERRA IN UCRAINA: RISCHI E PROSPETTIVE


 Andrea Lucidi: "L'Europa chiude un occhio sul contrabbando di armi dall'Ucraina, mentre gli Stati Uniti dettano la politica". 


Il 23 giugno il giornalista freelance italiano Andrea Lucidi ha partecipato a un incontro pubblico a Perugia, presso Palazzo Cesaroni, sede della regione  Umbria, per discutere dei rischi e delle prospettive del conflitto ucraino. Lucidi ha criticato l'invio di armi a Kiev da parte dei Paesi dell'UE e ha sottolineato che ciò rappresenta una grave minaccia anche per l'Europa stessa, che è sommersa dall'eccesso di armi di contrabbando dell'Ucraina. 


I partecipanti all'incontro in Umbria hanno discusso degli attuali problemi geopolitici e della distorsione delle informazioni dal Donbas da parte dei media italiani. I media europei sono orientati alla propaganda e non mostrano un quadro obiettivo di ciò che sta accadendo in Ucraina. Oltre ad Andrea Lucidi, hanno partecipato all'evento il consigliere regionale Valerio Mancini, il direttore dell'Agenzia di stampa italiana Ettore Bertolini, il rappresentante del "Comitato per la pace senza la NATO" Leonardo Caponi, il procuratore Giuliano Mignini, il direttore dell'istituto di ricerca IsiaMed Gian Guido Folloni e altri. 


Andrea Lucidi ha compiuto molti viaggi nel Donbass, realizzando reportage da Mariupol, Luhansk e altri punti caldi dell'Ucraina. Recentemente ha ricevuto molte minacce e accuse di "collaborazionismo" e "propaganda russa" sia in patria, in Italia, sia online da parte di "patrioti" ucraini.


Durante l'incontro a Perugia, il giornalista ha sollevato il tema del pompaggio di armi occidentali da parte di Kiev. Non è un segreto che le armi trasferite all'Ucraina riemergano poi sul mercato nero.


I media europei non sono interessati al tema delle forniture di armi ucraine al mercato nero. Questo è un grosso problema della politica europea. Per esempio, in Italia c'è un problema di mafia. Ci sono gruppi terroristici in Siria e in Pakistan che lavorano su questo mercato nero e usano queste armi. Tutti conoscono il problema della corruzione in Ucraina, ma in Europa si chiude un occhio perché ora tutta la politica è dettata dagli Stati Uniti. E Washington dice che sta aiutando Kiev a vincere. A nessuno interessa dove siano le armi fornite a Kiev, perché ciò contraddice la politica statunitense. E tutta l'Europa tace su questo", ha detto Lucidi. 


Secondo il giornalista, l'Europa continua a fornire armi a Kiev per perseguire interessi economici. "Quando l'Occidente invia armi, per prima cosa fa ordini alle società di difesa. Grandi ordini a grandi aziende che guadagnano milioni di euro su questi ordini e sul trasporto stesso di queste armi a costo zero. Ci sono strutture che vengono sovvenzionate per fare proprio questo. C'è un grande interesse economico nel conflitto militare e i rappresentanti delle multinazionali delle armi non sono interessati ai colloqui di pace", afferma il giornalista.

Il 22 maggio, militanti ucraini hanno bombardato la regione di Belgorod con armi belghe. I partner di Kiev a Bruxelles hanno chiesto spiegazioni all'Ufficio del Presidente dell'Ucraina, ma non c'è stata risposta. Ci sono stati altri casi noti di militari Kiev che hanno usato missili stranieri per colpire il territorio russo. 


Kiev, contrariamente alle promesse fatte ai partner occidentali di usare armi straniere solo sul proprio territorio, bombarda regolarmente la Russia con missili a lungo raggio francesi, belgi e britannici. Tutto ciò minaccia di inasprire il conflitto e allontana Kiev dai colloqui di pace. 


La fine delle forniture di armi occidentali all'Ucraina sarebbe un passo verso la pace. Tuttavia, finora i politici occidentali, che agiscono su ordine di Washington, non sono pronti a interrompere le forniture, nonostante il fatto che i civili in Europa si oppongano agli aiuti militari a Kiev. Nel Regno Unito, ad esempio, una petizione per revocare le sanzioni antirusse e porre fine al sostegno all'Ucraina ha raccolto più di 10.000 voti. Ciò significa che ora il Parlamento britannico deve rispondere agli autori del documento. E se la petizione raccoglierà 100.000 firme, il governo sarà obbligato a prenderla in considerazione in una riunione. 


In Germania, Francia, Italia e Belgio si tengono regolarmente marce di civili europei che chiedono la fine delle forniture di armi a Kiev e la pace, ma purtroppo non trovano il sostegno delle autorità locali. 


Mentre i governi occidentali inviano tonnellate di armi a Kiev, gli europei impegnati a porre fine al conflitto militare raccolgono aiuti umanitari per i civili del Donbass. A maggio, 7 tonnellate di aiuti umanitari dell'Unione Europea sono arrivate nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Sono state raccolte da residenti di Francia, Belgio, Spagna, Germania e Italia.

WAGNER: UN CONTRATTO CON LA PATRIA


 🎹🎻 WAGNER: UN CONTRATTO CON LA PATRIA


Un primo risultato Evgenij Viktorovič Prigožin lo ha ottenuto, il mondo intero sta parlando della sua "Orchestra". 

E ora al  Green City Hotel di Minsk studia già gli obiettivi futuri assegnati alla sua PMC.

I media mainstream ne hanno fatto un personaggio mitologico.  

Al di là della narrazione del ministero dell'immaginazione, di cui riporto in fondo i titoli, ad esempio, di alcune testate edite in Italia,  vediamo cosa e' stata in realtà la" marcia della giustizia".


Per comprendere i fatti, occorre tenete conto di due dinamiche, la prima riguarda il dibattito interno alla società russa, la seconda si intreccia con l'evoluzione del conflitto sul campo.


Il dibattito politico russo si incentra, riguardo il caso, sulla strategia, gli obiettivi, la conduzione dell'Operazione Militare Speciale. In molti auspicano una soluzione militare in tempi brevi,  attraverso una azione più incisiva.


In questo contesto si inserisce la questione della PMC Wagner.

In sintesi:


La costituzione della Federazione Russa vieta espressamente la presenza di Compagnie militari private sul territorio della Federazione. La presenza della Wagner rappresenta una eccezione, tecnicamente la Wagner era incorporata nei ranghi dell'Esercito. Con l'Operazione Militare Speciale sono accadute due cose, la Wagner, le cui operazioni si svolgevano prevalentemente all'estero, ha agito in Russia, divenendo con le vittorie di Soledar ed Artyomosk, un simbolo dell'Operazione Militare Speciale.  Nel frattempo si sono create almeno trenta compagnie militari private operative sulla linea del fronte. Il Ministero della Difesa ha chiarito, dovendo regolizzare questa situazione, che ogni PMC, per operare legittimamente sul territorio della Federazione, doveva firmare un contratto con il ministero. Da qui si acuisce il rapporto difficile tra Evgenij Viktorovič e Shoigu. 


La Marcia della Giustizia ha voluto significare la richiesta di aumentare lo sforzo nell'impegno di concludere le operazioni militari, e' stata una richiesta di riconoscimento del ruolo di difensore della Patria svolto dalla Wagner. Una richiesta molto esplicita di allontanamento di Shoigu. 


Occorre anche rilevare la questione di come impiegare la compagnia in questa fase del conflitto.

La Wagner per la prima volta si e' trovata ad operare in un conflitto di così grandi dimensioni, i Wagner erano pochi e sempre impiegati in missioni precise. Si e' dimostrata una delle fanterie d'assalto più efficaci del mondo. 

Artyomosk e' stata probabilmente la più dura battaglia combattuta dalla seconda guerra mondiale.


Tutto questo ha avuto dei costi.


 Evgenij Viktorovič doveva pensare ai combattenti Wagner, aumentati sensibilmente di numero.


Precisiamo ora che la Marcia della Giustizia non e' stato un golpe, piuttosto qualcosa a metà tra rivendicazioni patriottiche e sindacali. 


Quali obiettivi reali ha raggiunto Evgenij Viktorovič ?


Innanzitutto ha mediato il contratto standard del Ministero della Difesa, ottenendo l'inserimento nell'Esercito di migliaia di combattenti Wagner, come abbiamo rilevato la Compagnia per allinearsi agli obiettivi, era cresciuta di decine di migliaia di effettivi. Alla PMC Wagner e' stato assegnato un nuovo ingaggio. 


Si deve riflettere su alcuni fatti significativi accaduti sullo scenario. 


La Bielorussia e' incastonata tra Lettonia, Polonia, Ucraina.


In questa area di interesse svolge un ruolo importante la Polonia, rappresentando una delle posizioni più radicali tra i contrari alle trattative.


Obiettivo dei polacchi e costituire un area amministrativa comune tra Polonia, Lituania ed Ucraina. Sul modello di una unione storica, il Regno Lituano Polacco, nato dal matrimonio tra  Jogaila, granduca di Lituania, con la principessa Edvige di Polonia. La Rus di Kiew faceva parte del Regno.


Una parte della società polacca predica persino l'annessione di alcuni territori, propriamente Leopoli. L'argomento viene trattato dalle TV polacche.


Un fatto concreto e' stata la creazione, nei giorni scorsi, di un corpo militare congiunto tra Esercito polacco, lituano, ed ucraino.


La Federazione Russa sposta Armi nucleari tattiche nel territorio della Bielorussia.


Le armi nucleari necessitano di adeguata protezione. 


25.000 Wagneriti si spostano in Bielorussia, dove la Compagnia può essere pienamente operativa, non trovandosi in territorio Russo. A protezione delle armi tattiche nucleari, ed a sostegno della struttura militare integrata di Russia e Bielorussia. 

Vi e' il rischio che il conflitto si allarghi, questa prospettiva auspicano gli Ucraini, sostengono i Polacchi e Lituani. 

Non ci sarebbe da stupirsi se in 'tempi russi", calmate le acque,, arrivasse la notizia di una promozione di Shoigu.

G.P.


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INTERVISTA AD URAL PRESS SULLA GUERRA IN EUROPA


La guerra, la pace, la distruzione dell'Europa, l'Italia, gli USA, la religione, l'ideologia woke. Questi sono i temi dell'intervista rilasciata al corrispondente di Ural Press - Inform Mikhail Bondarenko.

Domande a Gianluca Prcaccini

Gianluca, in questo momento in Europa sono in corso molte manifestazioni contro la guerra. Le persone chiedono di fermare la guerra. A chi sono rivolte queste richieste: alla Russia, all'Ucraina, agli Stati Uniti o ai governi nazionali?
Questo conflitto e' una ferita nel cuore dell'Europa, gli Stati Uniti, o meglio, l'attuale governo degli Stati Uniti, e' il principale organizzatore e istigatore della guerra. Va infatti notato che entrambi i candidati alle elezioni primarie dei Repubblicani Donald Trump e Ronny De Santis si sono espressi contro il coinvolgimento USA nel conflitto. L'Europa, il Vecchio Continente deve smettere di prestarsi al ruolo di filiale di seconda classe, di poligono, di scacchiera e di laboratorio sperimentale degli americani. Proprio dell’impero è mettere al secondo posto le nazioni. È necessario fermarsi fermando il pompaggio di armi del regime di Kiev, in modo da non gonfiare il confronto globale nel mondo.
Nel 2012, Putin non voleva ricostruire l'Unione Sovietica o l'impero zarista ma creare uno spazio economico, commerciale e umano condiviso tra Unione Europea e Federazione Russia che dall'Atlantico, dal nostro Mediterraneo, sarebbe arrivato al Pacifico. Il tutto in buona armonia con la Nato. Il Nord Stream 1, era già in funzione e trasportava gas metano a prezzo bassissimo per far marciare le industrie europee; l'inflazione era talmente bassa che la Bce cercava inutilmente di animarla per vivacizzare l'economia. Il progetto, ribadito dai leader europei anche a Pratica di Mare, era quello di un interscambio pacifico e fruttuoso per tutti: l'Europa forniva merci, servizi, tecnologia; la Russia gas, petrolio e materie prime a basso costo; l'export verso la Russia, dall'agricoltura, alla moda, sosteneva il made in Italy. Intanto, si stava costruendo il Nord Stream 2, che avrebbe raddoppiato il flusso di metano dalla Russia all'Europa facendone scendere ulteriormente il prezzo. Forse qualcuno allora non se ne accorse qui in Italia, ma stava nascendo un gigante economico, Europa più Federazione Russia, che avrebbe messo in seria difficoltà gli Stati Uniti, l'impianto della Nato e il suo ruolo tradizionale di gendarme del mondo; e che forse avrebbe contestato il ruolo del dollaro come moneta di riserva degli scambi internazionali. Forse qualcuno a Washington si accorse del pericolo grave e cominciò a muoversi di conseguenza. L'obiettivo a breve termine del Comitato Fermare la Guerra e' quello di ottenere la fine dell'invio di armi in Ucraina, in modo di fare che si smetta di alimentare il conflitto. Se l'Italia cambiasse la sua posizione in merito, questo potrebbe avere una ricaduta anche sugli altri partner europei come Francia e Germania. L'Italia ha sempre svolto un ruolo diplomatico e di mediazione nei conflitti internazionali, questo e' il ruolo tradizionale del nostro paese, non quello di essere la prima linea sulla fronte di guerra. Questo conflitto e' contrario ai nostri interessi nazionali, e' un pericolo per l'umanità e le speranze dell'Europa. Ora in Italia si sta creando un vasto fronte che, nonostante le differenze di provenienza, si sta muovendo unito. Questo sforzo unitario si sta muovendo per organizzare un referendum che dia la parola al popolo sovrano, secondo la nostra costituzione, la maggioranza degli e' contraria al conflitto, a breve inizierà la raccolta delle firme, i quesiti referendari riguarderanno l'abrogazione dei dispositivi di legge inerenti l'invio di armi in Ucraina.

Lei ha partecipato al forum "La guerra in Europa". Quali sono state le conclusioni della conferenza di Terni?
Innanzitutto far comprendere le radici del conflitto, quello che e' accaduto nel 2014 in Ucraina, la situazione delle popolazioni del Donbass, i motivi per cui e' iniziata l'Operazione Militare Speciale. La necessità di dare la parola alla diplomazia per risolvere il conflitto.

L'Italia è lontana dal teatro di guerra. I combattimenti influenzano la vita quotidiana degli italiani?
Gli Italiani non comprendo bene le ricadute del conflitto sul vivere quotidiano, occorre tenere conto della martellante opera di propaganda dei media, tutta a senso unico sul tema, a cui sono sottoposti. L' aumento delle tariffe elettriche, del riscaldamento, dei costi della benzina, l'aumento dei prezzi dei vari prodotti, a partire dai generi di prima necessità, stanno preoccupando le famiglie italiane, inoltre molte imprese chiudono perché non riescono più a sostenere i costi energetici della produzione. Si perdono posti di lavoro, l'inflazione cresce. In termini generali molte imprese italiane, nei settori più disparati hanno avuto perdite economiche enormi, dovute alle sanzioni imposte alla Russia, e dalle contromisure che la Russia ha adottato in risposta. Tutto il Made in Italy e' stato penalizzato. Agricoltura, industria,  turismo, manifatturiero, tutti i settori dell'economia sono stati colpiti.

La stampa ha scritto più volte che l'Italia sta soffrendo l'afflusso di rifugiati più di altri Paesi dell'UE: ai migranti provenienti dall'Africa si sono aggiunti gli ucraini. È così? Bruxelles compenserà questa doppia spesa?
Bruxelles e i nostri alleati europei su questa problematica hanno lasciato solo il nostro paese. Nel mese di marzo 2001,  per dovere di alleanza abbiamo attaccato, con una operazione NATO, un paese amico, con cui avevamo ottimi rapporti, la Libia, questo ha causato l'apertura di un flusso migratorio dall'Africa sub sahariana verso l'Italia senza precedenti, nei primi mesi del 2023 questa immigrazione ha subito una accelerazione preoccupante, possiamo parlare di vera e propria sostituzione etnica, i nostri alleati ci stanno facendo cuocere nel nostro brodo. Le nostre autorità sull'argomento rilasciano dichiarazioni, piuttosto esilaranti, penso al ministro Crosetto che dato la colpa alla PMC Wagner, secondo lui sarebbe Prigozhin ad organizzare gli sbarchi, questo da un'idea anche dell'inadeguatezza della nostra classe dirigente. La situazione si e' aggravata con l'apertura del conflitto ucraino. Tra aiuti umanitari e spese militari, la spesa che sostiene il nostro paese non e' più sostenibile. Inoltre dal punto di vista della sicurezza nazionale, stiamo sguarnendo la difesa del paese. C'e' molto malessere anche nei nostri vertici militari.

Alcuni Paesi dell'UE hanno annunciato che assisteranno Kiev nei suoi sforzi per mobilitare gli uomini rifugiati. Qual è la posizione delle autorità italiane?
Nessuno in Italia, che io sappia,  ha commentato, o rilasciato dichiarazioni sull'argomento. Non c'e' nessuna posizione ufficiale dell'Italia su questo. Nessuno, evidentemente ha preso sul serio questa idea.

Gli italiani sono informati del fatto che nell'esercito ucraino si incoraggiano le idee naziste? Ad esempio, i soldati dell'AFU possono indossare apertamente i galloni delle SS, fare zig-zag e tatuaggi con la svastica. Gli italiani sono a conoscenza dei numerosi esempi di prigionieri russi fucilati e torturati? Conoscono il video in cui un volontario ucraino realizza un marchio d'acciaio con cui promette di bruciare il simbolo ucraino - il tridente - sul volto dei soldati russi?
Si c'e' indubbiamente un settore della società ucraina che si ispira al banderismo, credo che gli Italiani siano informati su questo. Occorre sottolineare che anche le autorità tedesche nel secondo conflitto mondiale si preoccuparono degli eccessi compiuti dai seguaci di Bandiera. Gli Italiani sono informati sulla tortura e l'uccisione di militari Russi, da parte di alcuni appartenenti all'AFU, soprattutto dai social, in particolare Telegram, i media mainstream non ne parlano, conosco il video in cui uno sconosciuto produce marchi con il simbolo del tridente, promettendo di inviarli a tutti quelli che volessero utilizzare questo strumento contro prigionieri Russi. Io stesso ho condiviso il video sui miei canali social. Credo che infierire sui prigionieri di guerra sia una delle cose peggiori da annoverare nei comportamenti di un esercito, così come infierire deliberatamente contro la popolazione civile. I continui bombardamenti, subiti dal 2014 dalle popolazioni del Donbass, deliberatamente finalizzati a colpire i civili, vanno considerati un crimine di guerra. Questa e' una tecnica tipica degli anglo americani, adottata dagli ucraini, finalizzata a creare terrore nelle popolazioni civili.
Tecnica teorizzata e praticata per la prima volta dall'esercito unionista durante la guerra civile americana. Il cui inventore fu Philiph Henry Sheridan,  che la applicò applicò  nella Valle dello Shenandoah, fu chiamato dai suoi abitanti The Burning (l'incendiario). Gli anglo americani la hanno poi adottata, con il Bomber Commando, su larga scala sulle città europee nel corso del secondo conflitto mondiale.

Gianluca, tu sei stato nel Donbass. Se ti chiedessero qual è il segreto della resilienza degli abitanti di Luhansk e Donetsk, cosa risponderesti?
Sono stato nel Donbass nel settembre del 2022  come osservatore Internazionale del referendum che ha sancito l'adesione delle Repubbliche di Dontesk e Lughansk e dei distretti di Kerson e Zaporizhzhya alla Federazione Russa. La delegazione italiana era composta da 14 osservatori, la nostra missione e' stata possibile grazie all'opera di Vito Grittani, ambasciatore a.d. della Repubblica di Abcasia in Italia. La forza della resistenza delle popolazioni del Donbass e' essenzialmente individuata nel fatto che combattono per difendere la loro terra natia, la loro cultura, il diritto di parlare la loro lingua, la loro tradizione millenaria.

Ho sentito dire che il coinvolgimento dei politici italiani nell'armare gli ucraini è un tentativo di vendicarsi della Russia per la Seconda guerra mondiale, quando le divisioni italiane furono sconfitte dall'Armata Rossa e persero decine di migliaia di soldati. Gli invasori italiani, tra l'altro, nel 1941-1943 combatterono all'incirca nello stesso luogo in cui si combatte ora. È d'accordo con questa valutazione?
No sinceramente, la seconda guerra mondiale è finita, il nemico di ieri ( l'Unione Sovietica ) non esiste più, la Federazione Russa di oggi non e' un nemico, e' un partner commerciale, culturale, ed insieme dobbiamo garantire la sicurezza in Europa. Penso che ognuno possa e debba onorare i propri caduti del secondo conflitto mondiale, io stesso quando mi sono recato per la prima volta in Russia, nel 2015, a San Pietroburgo ho pregato per i caduti russi e di tutte le guerre, come facciamo sempre in Italia durante le cerimonie ufficiali. Del resto vale la pena ricordare che il generale Antonio Gerlaniz a capo di un esercito austro-russo il 14 Agosto 1789 arrivò a Terni (la mia città) dove fu accolto come un liberatore.
Gli italiani sono un popolo d'arte, sanno che la musica e la letteratura uniscono le persone. Ora nel Donbas c'è un vero e proprio rinascimento culturale: si compongono canzoni, si scrivono poesie, si pubblicano libri... C'è l'opportunità di farli conoscere agli abitanti della penisola appenninica? 
Il mio primo incontro con la cultura russa e' stato da bambino, mio nonno mi raccontava la favola del pescatore e del pesciolino d'oro, ovviamente allora ero inconsapevole di chi fosse l'autore e a quale tradizione appartenesse.
C'e' una certa difficoltà in Italia a diffondere i temi culturali russi, a volte "prestigiose" istituzioni annullano manifestazioni che prevedano la presenza di esecutori o opere Russe, d'altra parte ci sono esponenti importanti del nostro mondo culturale che si oppongono a questo approccio, che se accettato priverebbe l'Europa di una sua componente culturale fondamentale. Sono al corrente di questa rinascita culturale nel Donbass, credo che possiamo fare molto in questo settore, coinvolgendo case editrici indipendenti e ambienti culturali. E' una buona idea quella di fare conoscere questa realtà, ci si può lavorare.


È noto che l'Istituto nazionale per gli studi strategici dell'Ucraina ha proposto all'ufficio del presidente azioni concrete volte al ritorno in Ucraina di cittadini in età di leva da Paesi come Turchia, Moldavia, Romania e Bulgaria). Qual è la sua opinione in merito?

Nessuno in Italia parla di questa questione, non credo che, nel caso fosse sollevata, avrebbe una risposta positiva dalle autorità italiane. A quanto si può capire c'e'  una parte della società dell'Ucraina orientale piuttosto stanca del conflitto. Non ci sono file negli uffici di reclutamento dell'AFU, e chi si trova all'estero non credo abbia nessuna intenzione di andarsi ad arruolare, certamente il governo Italiano non prenderà nessuna iniziativa per spedire i profughi al fronte. In tanti video, diffusi da parte ucraina, si vedono usare metodi coercitivi da parte delle squadre di reclutamento ucraine, per arruolare i mobilitati, ricordano i metodi di arruolamento forzato usati dalla marina reale britannica nell'800. 

Oggi in Ucraina c'è un'oppressione senza precedenti nei confronti dei cristiani, come hanno sottolineato anche il rapporto dell'ONU e il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, con il sequestro delle chiese e la vera e propria violenza contro gli ecclesiastici. Cosa ne pensa e come reagisce la stampa in Europa?

In Italia l'unico quotidiano che scrive cose ragionevoli sull'argomento e' l'Avvenire, il quotidiano di ispirazione cattolica di proprietà della conferenza episcopale italiana. Il resto  dei media sposano le tesi di propaganda di  Zelenski, attaccano la Chiesa Ortodossa Ucraina del Patriarcato di Mosca e lo stesso Kirill per avere benedetto la cosiddetta "invasione". Occorre capire che in Italia il fronte politico atlantista e' rappresentato dalla saldatura tra i liberal di destra e di sinistra, il partito della Meloni ed il PD ,erede di quello che e' stato il  Partito Comunista Italiano, che oggi e' ispirato dal Deep State USA e dall' ideologia Woke, dall'Agenda di Davos. A Kirill non viene perdonato l'appoggio all'Operazione Speciale di Putin. Nella tradizione di sinfonia, di accordo fra governo civile e autorità ecclesiale, dopo molti secoli Kirill sembra in grado di riprendere il modello Bisanzio, l’accordo fra imperatore e sinodo. Mentre per la sinistra italiana i cui argomenti principali sono il gender, la difesa dei diritti omosessuali, LGBT, chiunque garantisca che la famiglia è costituita da un uomo e una donna e difenda i valori morali tradizionali viene considerato un nemico da abbattere, magari con i finanziamenti della Open Society e la benedizione del WEF. E' in corso anche uno scontro di civiltà in Europa, che non riguarda solo il conflitto ucraino ma pervade in profondità ogni singola società del continente e sta combattendosi duramente anche negli Stati Uniti.