Umbria
terza regione più cara d'Italia dopo Toscana e Marche. A Terni
speculazione al massimo, 410 Euro l'anno la spesa media per una famiglia
ternana (+29,4% dal 2007).
Progetto H20: ripubblicazione dell’acqua
Progetto H20: ripubblicazione dell’acqua
L’acqua è un
bene primario, bene di prima necessità per la regolare vita dei cittadini.
Essa è
presente in natura, più di ogni altro bene sulla faccia della terra, essa è
fonte di vita e di sostentamento per ogni popolo del pianeta.
Negli ultimi
dieci anni, il Governo italiano ha varato nuove normative , leggi e regolamenti
sulla gestione e sulla vendita al consumatore dell’acqua.
Questi
indirizzi, politici ed economici, hanno maturato l’interesse dei privati ad
entrare nelle aziende municipalizzate e a farne di queste, una facile e comoda
fonte di speculazione e guadagno assicurato. Dopo pochi anni, i privati hanno
iniziato una vera e propria politica aggressiva per la conquista delle
maggiori fonti e reti di distribuzione dell’acqua, tentando fino ad oggi,
di conquistarne l’interno mercato nazionale.
Ad oggi, in
Europa e in Italia, si sono formati e radicati enormi gruppi d’interesse e
multinazionali che sembrano non frenare la propria fame di conquista del
settore economico in questione.
Lo stesso
settore, appare che sia in grado di soddisfare a pieno le esigenze degli
aguzzini dato che esso è applicato in maniera monopolistica (una e non più di
una azienda di gestione e distribuzione per area municipale). Questo permette
ai monopoli di applicare, con estrema facilità, tariffe fuori da ogni norma
morale e ad ogni principio di politica sociale. Ovviamente con il bene placido
di enti ed istituzioni politiche ed amministrative.
Se ci
basiamo sul principio che l’acqua è un bene paragonabile in ogni sua forma
all’aria che respiriamo, possiamo facilmente dedurre che la privatizzazione, ma
soprattutto, la speculazione è un atto contro i diritti fondamentali naturali e
giuridici dell’uomo.
E’ ovvio,
sia per compensare i costi di gestione degli impianti, sia per evitare degli
sprechi, che l’acqua debba avere un costo, ma questo non deve essere fonte di
guadagno ma capitale economico destinato a mantenere la struttura
dell’azienda distributrice, che deve essere pubblica e senza scopo di lucro.
Le aziende
pubbliche che gestiscono e distribuiscono l’acqua devono rimanere o devono
nuovamente essere riconvertite in un capitale di azienda al 100% pubblico,
senza alcuna infiltrazione di privati. Tutti i consumatori saranno a loro volta
soci dell’azienda con pari diritti e doveri. Il maggiore azionista rimarranno i
Municipi e le Province che dovranno gestire l’azienda nell’interesse comune
Le aziende
pubbliche, distribuiscono il bene a tutti i cittadini della propria area di
distribuzione presso il proprio domicilio applicando ad essi un primo e
modesto costo di gestione della rete acquifera pari a 15 euro ogni due mesi,
necessari a mantenere in attivo il bilancio aziendale e ad adempiere, come
appena detto, ai costi necessari per la depurazione la manutenzione e la
distribuzione.
Le aziende
pubbliche dovranno fornire ad ogni nucleo familiare (in base anche
al numero dei componenti) una quantità media di acqua al mese gratuitamente.
Possiamo
stimare che una famiglia composta da 4 persone possa usufruire di 4000 litri di acqua al
mese gratuitamente
Questa
modesta quantità servirà ad adempiere in maniera civile ed umana ai maggiori
consumi di acqua che mediamente vengono consumati da una famiglia italiana
(igiene personale, elettrodomestici comuni, acqua da bere)
Se le
famiglie sforeranno la soglia litri mensili standard dovranno allora
pagare il surplus in base alla loro condizione economica, ma soprattutto al
numero di componenti che le costituiscono.
Il costo del
surplus deve essere considerato diviso in tre fasce di consumo:
Fino a
3.000 litri
di acqua in esubero alle quote di fornitura gratuita: tariffa media nazionale
al litro su base inflazionale.
Quando si
superano i 3000 litri
di consumo mensile verranno applicate tariffazioni sempre crescenti
nell’ordine del 30% in più , fino ad arrivare al 50% di rincaro ,
rispetto le rispettive soglie di 6000 litri (in surplus )e 10000 litri (in
surplus) .
Ovviamente
tale principio di tariffazione sarà applicato nei casi di utilizzo domestico e
dunque privato dell’ acqua , tale proposta non tocca l’ area commerciale,
industriale e agricola della richiesta idrica .
Il ProgettoH2o
si propone dunque di restituire ai cittadini un diritto primario dell’ uomo :
quello dell’ acqua .
Mira a
togliere di mano agli speculatori dell’ acqua i diritti di vendita
pubblica e di distribuzione. Cerca di portare avanti con una proposta semplice
e chiara , una politica di Risparmio idrico , da anni ignorato dalla
politica nazionale e locale .
L’ acqua è
dunque un diritto di tutti ma non per questo è nostro diritto sprecarla .