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Le “eroiche” gesta della Banda Toso: gli slavo-comunisti titini in Valnerina




 Memoria Storica, la rivista del Centro Studi Storici Terni, diretta dal professor Vincenzo Pirro, ha pubblicato, a firma dello stesso direttore, un’ampia e documentata analisi dei fatti riguardanti l’uccisione di Alverino Urbani da parte di bande partigiane il 29 dicembre 1943. Il caso di Alverino Urbani è il primo ad aprire una serie di uccisioni, di uomini, che non avevano altra colpa  che quella di essere o essere stati fascisti, è il caso del sindacalista Maceo Carloni, oppure quello del seniore Carlo Orsini e del vice capo squadra  Francesco Conti della Guardia Nazionale Repubblicana, caduti  il 23 gennaio 1944 sulla piazza di Polino, non prima di essere depredati del denaro e dei valori giacenti presso le rispettive abitazioni. “A sessant’anni dalla fine della guerra ci sono ancora morti- spiega il professor Pirro- che aspettano di riposare in pace, perché oltre la vita è stato tolto loro anche l’onore. Si tratta di uomini e donne uccisi barbaramente da bande di partigiani o sedicenti tali, per vendetta, per rapina, per rappresaglia, con o senza un disegno politico…La storiografia ufficiale –continua Pirro- ha fatto sua la versione dei vincitori, senza preoccuparsi di accertare la verità dei fatti; e le istituzioni, che lungamente si sono fondate sulla vulgata resistenziale, hanno celebrato i carnefici come eroi”. Alverino Urbani apparteneva ad una famiglia di Scheggino, suo fratello Carlo fu anche podestà del piccolo comune, quando venne ucciso aveva quarantacinque anni, lasciò la moglie e due figli ancora bambini. Lo studio di Pirro, riccamente documentato da note bibliografiche, dimostra come l’Urbani non avesse alcun collegamento con i fatti accaduti un mese prima della sua morte il 30 novembre 1943. Quel giorno tre colonne tedesche, circa 360 uomini, sorpresero la banda di Toso, Svetor Lakotic. Un gruppo di slavi, per lo più montenegrini, fuggiti dal carcere di Spoleto, costituitesi in formazione autonoma, circa sessanta uomini, più alcuni italiani, come scrive Pilevic su Panorama percepivano sé stessi come una “formazione dell’Esercito Popolare di Liberazione della Yugoslavia”. Romano Battaglia, che ebbe l’occasione di frequentarli a Cascia, in “Un uomo, un partigiano”, nota che gli slavi, nel loro estremismo, erano privi di ogni rispetto per la vita propria e l’altrui, capaci di uccidere in ogni occasione a sangue freddo senza la dubbiosa consapevolezza che è dell’uomo. Lo scontro di Mucciafora fu duro, perché il gruppo Toso fu accerchiato e solo in parte riuscì a rompere il cerchio ed a sottrarsi dall’annientamento. Sui sentimenti anti italiani e sulla  mancanza di scrupoli di Toso vi sono numerose prove, per citarne una l’assassinio dei due partigiani italiani Giovanni Terrinelli e Francesco Russo, anch’ essi evasi dalla Rocca di Spoleto, unitosi alla banda Toso, erano poi venuti in contrasto per via dei suoi sistemi eccessivamente crudeli e autoritari, formarono un’altra banda per loro conto. I giudici del Tribunale di Spoleto, per far scattare l’amnistia Togliattii, fecero rientrare arbitrariamente l’uccisione di Terrini e Russo nella fattispecie dei reati “compiuti in occasione della lotta partigiana contro i nazi-fascisti e per ragioni di ferrea disciplina delle bande operanti contro il nemico invasore”. Alla luce della verità storica, dovrebbero riflettere gli amministratori del comune di Spoleto che nel 1972 concessero  la cittadinanza onoraria all’ ”eroico” Svetozar Lakovic. Nella zona, all’incrocio tra le province di Terni, Perugia  e Macerata opera anche la formazione partigiana Spartaco Lavagnini al comando di un Albanese di nome Pietro. Chi sia stato materialmente ad uccidere Alverino Urbani, gli slavi di Toso, od elementi dello Spartaco Lavagnini, non risulta chiaro, l’autore dello studio propone alcune ipotesi, ma quello che ci sembra importante da rilevare è che, dalla ricostruzione degli eventi, Alverino Urbani risulta chiaramente estraneo allo scontro di Mucciafora., non fu lui a segnalare la presenza degli Slavi di Toso, tesi accreditata da numerose falsificazioni storiche, sistematicamente svelate dalla ricerca del professor Pirro. 

 

Canzone partigiana e inno della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, operante in Valnerina tra il 1943 e il 1944.

 La musica è tratta da "Po šumama i gorama", un canto partigiano jugoslavo.


Su fratelli e su compagni
su villaggi su città
siamo noi i partigiani
per la vostra libertà.

Operai e contadini
tutti uniti lotterem
all'appello di Stalin
siamo i primi partigian.

Operai e contadini
distruggete l'invasor
i fascisti burattini
e il tedesco distruttor.

Italiani alla riscossa
giunta è l'ora di pugnar
comunisti bandiera rossa
già si vede sventolar.

 


Esodo
di
Raoul Lovisoni

L' Insorgenza antifrancese e la liberazione di Terni il 14 di agosto

                                          


 
Il 20 febbraio del 1798, venne innalzato a Terni in piazza Maggiore, l’attuale piazza della Repubblica, l’Albero della Libertà. E tra un proclama e l’altro a proposito della lotta tra virtù e vizio, civiltà e barbarie, democrazia e tirannia, la città fu inglobata nella Repubblica Romana, e l’8 fiorile 1798 entrò in carica la nuova Magistratura di Terni, facente parte del distretto del Clitumno con capitale Spoleto. Primo atto amministrativo dare esecuzione al decreto del 10 germinale 1798, cioè un’imposizione straordinaria sopra tutti i beni fondi per far fronte al “primo stabilimento delle autorità costituite”, al mantenimento delle Truppa Francese, all’approvvigionamento del paese, e specialmente di Roma. Segui la riscossione dell’imprestito forzato “. In seguito furono continuamente alle prese con le contribuzioni in derrate, la tassazione per il mantenimento dell’Armata, la tassazione annonaria. La coscrizione obbligatoria. Ma i Francesi hanno la capacità di ammantare con idealità liberali e democratiche quella che è una realistica politica di sfruttamento coloniale. Come tutti i conquistatori, sentono di giustificare ideologicamente il loro dominio, anche per attrarre a sé gli intellettuali e gli esponenti delle classi emergenti. La propaganda ideologica fa parte integrante dell’imperialismo nato dalla rivoluzione.
Dall'inizio di febbraio in tutta la Valnerina vennero abbattuti gli alberi della libertà, simbolo dell' occupazzione giacobina, Nella seconda metà del mese tutti i dintorni di Terni erano occupati dagli Insorgenti. Il capo brigata Bord, non riusciva a contenere le rivolte delle masse popolari. Arrivò in soccorso il generale Grabowski. Il 30 febbraio le forze occupanti francesi, si mossero contro gli Insorgenti. Due colonne comandate dal colonnello Turski, si mossero da Spoleto e si addentrarono nella Valle del Nera. Ci furono scontri a Ceselli, Collestatte e Torre Orsina. La terza colonna al comando di Graboski si diede al saccheggio di Papigno, dove si erano arrocati una quarantina di Insorgenti,caddero 7 patrioti. Graboski assaltò con scarso successo Miranda, non vi era strada per potere far salire l'artiglieria, ma  numerose case di campagna furono incendiate. Mentre Arrone fu saccheggiato e dato alle fiamme  dal Turski, i Francesi si scontrarono con i popolani di Ferentillo a Macenano e gli scontri arrivarono all'interno del paese,  Stroncone fu presa d'assedio e presa solo il "10 ventoso" (1° marzo), dopo aver respinto un primo attacco, concordata la resa a patto di aver salva la città, gli ab
itanti di Stroncone aprirono le porte al nemico che in forze soverchianti e artiglieria  li assediava, ma la soldataglia si diede al saccheggio che non risparmiò nessuna chiesa, persino i crocifissi furono decapitati. Tra l'agosto e il novembre del 1789 a Terni e nel Dipartimento del Clitumno furono spazzati via tutti i simboli dell'occupazione francese. Il colonnello Antonio Gerlaniz a capo di un esercito austro-russo, insieme all'esercito Insorgente dei "W Maria" che aveva già liberato Firenze e la Toscana, prese prima Perugia, poi Foligno ed infine Spoleto. Il 14 Agosto partì per Terni dove fu accolto come un liberatore.