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Il corpo di una ragazza di Polino (Tr) sequestrata dai partigiani, ritrovato in una fossa comune

           Nella foto il Comune di Polino (Tr) dove fu rapita la ragazza poi sparita nel nulla

Il 26 agosto 2004, una missione archeologica guidata dal Prof. Mario Polia, nella zona di Fuscello di Leonessa (Rieti), ritrovò quella che sembrò essere una fossa comune. A poca distanza da alcune rovine medioevali vennero rinvenuti frammenti ossei di indiscutibile appartenenza umana. Dopo aver smosso delle zolle di terra, fu riporta alla luce la parte inferiore di uno scheletro umano. Un’approssimativa datazione fece risalire i resti al periodo della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento di più ossa fece pensare che in quella fossa fossero presenti i resti di almeno due persone. Infine, il rinvenimento di un proiettile all’interno di un muro crivellato da colpi sembrò dipingere una classica scena di esecuzione sommaria. Vennero allertati i Carabinieri e il tutto fu affidato alla Magistratura. Nessuno si sbilanciò nell’identificare il corpo - o i corpi - anche se, in quel vallone, nei primi mesi del 1944, avvennero episodi mai chiariti come la scomparsa del Comandante partigiano Mario Lupo, secondo alcuni ucciso dai comunisti a causa del suo moderatismo; la scomparsa di una ragazza sequestrata dai partigiani a Polino (Terni) e mai più ritrovata; l’uccisione di due combattenti della RSI i cui corpi scomparvero nel nulla.

Le “eroiche” gesta della Banda Toso: gli slavo-comunisti titini in Valnerina




 Memoria Storica, la rivista del Centro Studi Storici Terni, diretta dal professor Vincenzo Pirro, ha pubblicato, a firma dello stesso direttore, un’ampia e documentata analisi dei fatti riguardanti l’uccisione di Alverino Urbani da parte di bande partigiane il 29 dicembre 1943. Il caso di Alverino Urbani è il primo ad aprire una serie di uccisioni, di uomini, che non avevano altra colpa  che quella di essere o essere stati fascisti, è il caso del sindacalista Maceo Carloni, oppure quello del seniore Carlo Orsini e del vice capo squadra  Francesco Conti della Guardia Nazionale Repubblicana, caduti  il 23 gennaio 1944 sulla piazza di Polino, non prima di essere depredati del denaro e dei valori giacenti presso le rispettive abitazioni. “A sessant’anni dalla fine della guerra ci sono ancora morti- spiega il professor Pirro- che aspettano di riposare in pace, perché oltre la vita è stato tolto loro anche l’onore. Si tratta di uomini e donne uccisi barbaramente da bande di partigiani o sedicenti tali, per vendetta, per rapina, per rappresaglia, con o senza un disegno politico…La storiografia ufficiale –continua Pirro- ha fatto sua la versione dei vincitori, senza preoccuparsi di accertare la verità dei fatti; e le istituzioni, che lungamente si sono fondate sulla vulgata resistenziale, hanno celebrato i carnefici come eroi”. Alverino Urbani apparteneva ad una famiglia di Scheggino, suo fratello Carlo fu anche podestà del piccolo comune, quando venne ucciso aveva quarantacinque anni, lasciò la moglie e due figli ancora bambini. Lo studio di Pirro, riccamente documentato da note bibliografiche, dimostra come l’Urbani non avesse alcun collegamento con i fatti accaduti un mese prima della sua morte il 30 novembre 1943. Quel giorno tre colonne tedesche, circa 360 uomini, sorpresero la banda di Toso, Svetor Lakotic. Un gruppo di slavi, per lo più montenegrini, fuggiti dal carcere di Spoleto, costituitesi in formazione autonoma, circa sessanta uomini, più alcuni italiani, come scrive Pilevic su Panorama percepivano sé stessi come una “formazione dell’Esercito Popolare di Liberazione della Yugoslavia”. Romano Battaglia, che ebbe l’occasione di frequentarli a Cascia, in “Un uomo, un partigiano”, nota che gli slavi, nel loro estremismo, erano privi di ogni rispetto per la vita propria e l’altrui, capaci di uccidere in ogni occasione a sangue freddo senza la dubbiosa consapevolezza che è dell’uomo. Lo scontro di Mucciafora fu duro, perché il gruppo Toso fu accerchiato e solo in parte riuscì a rompere il cerchio ed a sottrarsi dall’annientamento. Sui sentimenti anti italiani e sulla  mancanza di scrupoli di Toso vi sono numerose prove, per citarne una l’assassinio dei due partigiani italiani Giovanni Terrinelli e Francesco Russo, anch’ essi evasi dalla Rocca di Spoleto, unitosi alla banda Toso, erano poi venuti in contrasto per via dei suoi sistemi eccessivamente crudeli e autoritari, formarono un’altra banda per loro conto. I giudici del Tribunale di Spoleto, per far scattare l’amnistia Togliattii, fecero rientrare arbitrariamente l’uccisione di Terrini e Russo nella fattispecie dei reati “compiuti in occasione della lotta partigiana contro i nazi-fascisti e per ragioni di ferrea disciplina delle bande operanti contro il nemico invasore”. Alla luce della verità storica, dovrebbero riflettere gli amministratori del comune di Spoleto che nel 1972 concessero  la cittadinanza onoraria all’ ”eroico” Svetozar Lakovic. Nella zona, all’incrocio tra le province di Terni, Perugia  e Macerata opera anche la formazione partigiana Spartaco Lavagnini al comando di un Albanese di nome Pietro. Chi sia stato materialmente ad uccidere Alverino Urbani, gli slavi di Toso, od elementi dello Spartaco Lavagnini, non risulta chiaro, l’autore dello studio propone alcune ipotesi, ma quello che ci sembra importante da rilevare è che, dalla ricostruzione degli eventi, Alverino Urbani risulta chiaramente estraneo allo scontro di Mucciafora., non fu lui a segnalare la presenza degli Slavi di Toso, tesi accreditata da numerose falsificazioni storiche, sistematicamente svelate dalla ricerca del professor Pirro. 

 

Canzone partigiana e inno della Brigata Garibaldina Antonio Gramsci, operante in Valnerina tra il 1943 e il 1944.

 La musica è tratta da "Po šumama i gorama", un canto partigiano jugoslavo.


Su fratelli e su compagni
su villaggi su città
siamo noi i partigiani
per la vostra libertà.

Operai e contadini
tutti uniti lotterem
all'appello di Stalin
siamo i primi partigian.

Operai e contadini
distruggete l'invasor
i fascisti burattini
e il tedesco distruttor.

Italiani alla riscossa
giunta è l'ora di pugnar
comunisti bandiera rossa
già si vede sventolar.

 


Esodo
di
Raoul Lovisoni