di Andrea Neri
Il Telamone di Terni, sottratto dalla sovrintendenza a causa dell'inadeguatezza delle strutture Museali della città'.
E' incredibile la situazione in cui versa la citta' di Terni incapace di custodire adeguatamente, almeno a detta del sovrintendente Pagano, uno dei pezzi piu' pregiati del suo patrimonio storico artistico.
Il Museo Archeologico non avrebbe lo spazio sufficiente, nè le misure di sicurezza adeguate per l'esposizione e la custodia permanente del “Telamone”.
E pensare che il CAOS (Centro Arti Opificio Siri ) nel suo complesso costa all'amministrazione ternana circa 800 mila euro l'anno per la sua gestione, che a dire il vero non sono bastati ad evitare il furto di un fermacapelli d'oro risalente al II secolo a.C .
Il Telamone, statua colossale che misura 1,90 metri per un peso di 8 quintali proviene da Terni, dove fu rinvenuta nelle immediate vicinanze di Porta Romana, nel 1971. Trasportato a Spoleto, è rimasto per 42 anni nei magazzini del museo Spoletino , per trovare collocazione provvisoria, nel chiostro della chiesa di San Domenico a Perugia.
Oltre alle accuse di scarsa capacita' nella cura del bene il sovrintendente Pagano asserisce, sulla base di una sua fantasiosa teoria, che il Telamone (forse destinato all'abbellimento della Porta Romana della citta'), sarebbe stato portato a Terni in epoca giustinianea nel 554 dopo Cristo da Villa Adriana a Tivoli e quindi immediatamente interrato per sottrarlo al saccheggio degli invasori Longobardi.
Tutto cio' per giustificare una presunta mancanza di legame tra l'opera e la citta' che quantomeno l'ha ospitato nel sottosuolo per 1500 anni e poterlo collocare a pieno titolo dove piu' gli possa fare comodo.
Sarebbe come dire che i Bronzi di Riace non destinati in origine alla città calabra diventassero improvvisamente res nullius .
Per quanto riguarda poi la provenienza dal Canopo di Villa Adriana , così accaloratamente sbandierata, mi sembra non ci sia il benchè minimo appiglio per poterla sostenere. A villa Adriana ci sono si due sileni canefori, ma realizzati in modo completamente differente. Sono piu' corpulenti, hanno la barba, il cesto che sorreggono e la veste che indossano assolutamente non congruenti con l'appartenenza del Telamone Ternano a questo gruppo.
Mi sorprende la leggerezza di simili affermazioni , volte più che altro a svincolare la statua dal suo territorio di appartenenza.
Fino a serie prove contrarie il Telamone rinvenuto a Terni è e fu pertinente a questa citta' ed in questa citta' deve rimanere.
Se poi le strutture Museali, non risultassero idonee ad accoglierlo, le responsabilità ricadrebbero interamente sulla gestione quantomeno approssimativa del patrimonio archeologico, artistico ,culturale, da parte dell'amministrazione ternana.
E' incredibile la situazione in cui versa la citta' di Terni incapace di custodire adeguatamente, almeno a detta del sovrintendente Pagano, uno dei pezzi piu' pregiati del suo patrimonio storico artistico.
Il Museo Archeologico non avrebbe lo spazio sufficiente, nè le misure di sicurezza adeguate per l'esposizione e la custodia permanente del “Telamone”.
E pensare che il CAOS (Centro Arti Opificio Siri ) nel suo complesso costa all'amministrazione ternana circa 800 mila euro l'anno per la sua gestione, che a dire il vero non sono bastati ad evitare il furto di un fermacapelli d'oro risalente al II secolo a.C .
Il Telamone, statua colossale che misura 1,90 metri per un peso di 8 quintali proviene da Terni, dove fu rinvenuta nelle immediate vicinanze di Porta Romana, nel 1971. Trasportato a Spoleto, è rimasto per 42 anni nei magazzini del museo Spoletino , per trovare collocazione provvisoria, nel chiostro della chiesa di San Domenico a Perugia.
Oltre alle accuse di scarsa capacita' nella cura del bene il sovrintendente Pagano asserisce, sulla base di una sua fantasiosa teoria, che il Telamone (forse destinato all'abbellimento della Porta Romana della citta'), sarebbe stato portato a Terni in epoca giustinianea nel 554 dopo Cristo da Villa Adriana a Tivoli e quindi immediatamente interrato per sottrarlo al saccheggio degli invasori Longobardi.
Tutto cio' per giustificare una presunta mancanza di legame tra l'opera e la citta' che quantomeno l'ha ospitato nel sottosuolo per 1500 anni e poterlo collocare a pieno titolo dove piu' gli possa fare comodo.
Sarebbe come dire che i Bronzi di Riace non destinati in origine alla città calabra diventassero improvvisamente res nullius .
Per quanto riguarda poi la provenienza dal Canopo di Villa Adriana , così accaloratamente sbandierata, mi sembra non ci sia il benchè minimo appiglio per poterla sostenere. A villa Adriana ci sono si due sileni canefori, ma realizzati in modo completamente differente. Sono piu' corpulenti, hanno la barba, il cesto che sorreggono e la veste che indossano assolutamente non congruenti con l'appartenenza del Telamone Ternano a questo gruppo.
Mi sorprende la leggerezza di simili affermazioni , volte più che altro a svincolare la statua dal suo territorio di appartenenza.
Fino a serie prove contrarie il Telamone rinvenuto a Terni è e fu pertinente a questa citta' ed in questa citta' deve rimanere.
Se poi le strutture Museali, non risultassero idonee ad accoglierlo, le responsabilità ricadrebbero interamente sulla gestione quantomeno approssimativa del patrimonio archeologico, artistico ,culturale, da parte dell'amministrazione ternana.