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LA GUERRA IN UCRAINA: RISCHI E PROSPETTIVE


 Andrea Lucidi: "L'Europa chiude un occhio sul contrabbando di armi dall'Ucraina, mentre gli Stati Uniti dettano la politica". 


Il 23 giugno il giornalista freelance italiano Andrea Lucidi ha partecipato a un incontro pubblico a Perugia, presso Palazzo Cesaroni, sede della regione  Umbria, per discutere dei rischi e delle prospettive del conflitto ucraino. Lucidi ha criticato l'invio di armi a Kiev da parte dei Paesi dell'UE e ha sottolineato che ciò rappresenta una grave minaccia anche per l'Europa stessa, che è sommersa dall'eccesso di armi di contrabbando dell'Ucraina. 


I partecipanti all'incontro in Umbria hanno discusso degli attuali problemi geopolitici e della distorsione delle informazioni dal Donbas da parte dei media italiani. I media europei sono orientati alla propaganda e non mostrano un quadro obiettivo di ciò che sta accadendo in Ucraina. Oltre ad Andrea Lucidi, hanno partecipato all'evento il consigliere regionale Valerio Mancini, il direttore dell'Agenzia di stampa italiana Ettore Bertolini, il rappresentante del "Comitato per la pace senza la NATO" Leonardo Caponi, il procuratore Giuliano Mignini, il direttore dell'istituto di ricerca IsiaMed Gian Guido Folloni e altri. 


Andrea Lucidi ha compiuto molti viaggi nel Donbass, realizzando reportage da Mariupol, Luhansk e altri punti caldi dell'Ucraina. Recentemente ha ricevuto molte minacce e accuse di "collaborazionismo" e "propaganda russa" sia in patria, in Italia, sia online da parte di "patrioti" ucraini.


Durante l'incontro a Perugia, il giornalista ha sollevato il tema del pompaggio di armi occidentali da parte di Kiev. Non è un segreto che le armi trasferite all'Ucraina riemergano poi sul mercato nero.


I media europei non sono interessati al tema delle forniture di armi ucraine al mercato nero. Questo è un grosso problema della politica europea. Per esempio, in Italia c'è un problema di mafia. Ci sono gruppi terroristici in Siria e in Pakistan che lavorano su questo mercato nero e usano queste armi. Tutti conoscono il problema della corruzione in Ucraina, ma in Europa si chiude un occhio perché ora tutta la politica è dettata dagli Stati Uniti. E Washington dice che sta aiutando Kiev a vincere. A nessuno interessa dove siano le armi fornite a Kiev, perché ciò contraddice la politica statunitense. E tutta l'Europa tace su questo", ha detto Lucidi. 


Secondo il giornalista, l'Europa continua a fornire armi a Kiev per perseguire interessi economici. "Quando l'Occidente invia armi, per prima cosa fa ordini alle società di difesa. Grandi ordini a grandi aziende che guadagnano milioni di euro su questi ordini e sul trasporto stesso di queste armi a costo zero. Ci sono strutture che vengono sovvenzionate per fare proprio questo. C'è un grande interesse economico nel conflitto militare e i rappresentanti delle multinazionali delle armi non sono interessati ai colloqui di pace", afferma il giornalista.

Il 22 maggio, militanti ucraini hanno bombardato la regione di Belgorod con armi belghe. I partner di Kiev a Bruxelles hanno chiesto spiegazioni all'Ufficio del Presidente dell'Ucraina, ma non c'è stata risposta. Ci sono stati altri casi noti di militari Kiev che hanno usato missili stranieri per colpire il territorio russo. 


Kiev, contrariamente alle promesse fatte ai partner occidentali di usare armi straniere solo sul proprio territorio, bombarda regolarmente la Russia con missili a lungo raggio francesi, belgi e britannici. Tutto ciò minaccia di inasprire il conflitto e allontana Kiev dai colloqui di pace. 


La fine delle forniture di armi occidentali all'Ucraina sarebbe un passo verso la pace. Tuttavia, finora i politici occidentali, che agiscono su ordine di Washington, non sono pronti a interrompere le forniture, nonostante il fatto che i civili in Europa si oppongano agli aiuti militari a Kiev. Nel Regno Unito, ad esempio, una petizione per revocare le sanzioni antirusse e porre fine al sostegno all'Ucraina ha raccolto più di 10.000 voti. Ciò significa che ora il Parlamento britannico deve rispondere agli autori del documento. E se la petizione raccoglierà 100.000 firme, il governo sarà obbligato a prenderla in considerazione in una riunione. 


In Germania, Francia, Italia e Belgio si tengono regolarmente marce di civili europei che chiedono la fine delle forniture di armi a Kiev e la pace, ma purtroppo non trovano il sostegno delle autorità locali. 


Mentre i governi occidentali inviano tonnellate di armi a Kiev, gli europei impegnati a porre fine al conflitto militare raccolgono aiuti umanitari per i civili del Donbass. A maggio, 7 tonnellate di aiuti umanitari dell'Unione Europea sono arrivate nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Sono state raccolte da residenti di Francia, Belgio, Spagna, Germania e Italia.

I GERMANOFOBI SONO ANTI-ITALIANI


L'odio antitedesco, che possiamo anche chiamare germanofobia, non è diverso da quello antirusso o russofobo da noi rimproverato ai filo-americani, decisamente sovrabbondanti in casa nostra. Stranamente, si fa per dire, l'odio antitedesco ha qualcosa in comune con quello antirusso. Entrambi mettono in secondo piano lo strapotere statunitense in Europa, per scagliarsi contro i suoi effetti secondari o accidentali. Addirittura, qualcuno ha affermato che occorre approfittare della guerra commerciale di Trump all'Europa per liberarsi dal giogo crucco. Sciocchezze inenarrabili che solo teste povere e limitate potevano esitare. Dietro queste castronerie c'è però qualcosa di più sostanziale, attinente all'approccio teorico con cui si vorrebbe interpretare l'epoca storica: l'assurda convinzione che (uso il linguaggio con cui si esprimono tali decerebrati) il “turbocapitalismo, ormai finanziarizzato” sia l'ultimo stadio di un sistema globale “apolide e sradicante”. Simili definizioni generiche descrivono esclusivamente la pochezza del loro contenuto e sono profferite per impressionare più che per spiegare. Quando si accetta l'assunto che sia la finanza, con la sua volatilità, a dettare i tempi del mondo la dura realtà dei rapporti di forza evapora in una nebulosa indistinta nella quale non è più possibile raccapezzarsi, al fine di individuare i veri centri del potere (i quali sono fisici, armati, egemonici). Bisogna tornare con i piedi per terra, l'unico luogo dove è possibile praticare la teoria che non sta in cielo, come qualcuno crede, ma saldamente ancorata al terreno sociale. La sottosfera finanziaria, in quanto ambito appartenente alla sfera economica-mercantile è il luogo in cui i rapporti sociali si manifestano come rapporti tra cose. Quest'ultimi sono la proiezione di relazioni (conflittuali e cooperative) tra gruppi umani, agenti in una specifica organizzazione sociale. E' strano che chi sostiene di voler rimettere l'uomo al centro dell'analisi lo faccia capovolgendo le cose, ponendo la fantasmagoria dei mercati prima della produzione di società. Semmai essa sta davanti, a mascheramento del resto da cui promana. Non è però casuale che le teoresi antifinanziaristiche inducano a siffatti errori di valutazione storica e siano alimentati proprio da quei poteri centrali dominanti che hanno tutto l'interesse a obnubilare la loro azione imperiale. Come ha più volte chiarito La Grassa la finanza è sempre in primo piano, non però come causa “profonda” della crisi bensì quale sua iniziale manifestazione particolarmente eclatante, in grado di provocare comunque effetti pesantemente risentiti dalla grande maggioranza della popolazione da essa investita...tale aspetto della crisi va assimilato ai terremoti (di superficie), i cui risultati sono disastrosi per i soggetti implicati; tali terremoti trovano però la loro origine in scontri e frizioni tra falde o placche di terreno roccioso situate a varie profondità[la lotta tra formazioni o aree di paesi per la preminenza], reale “motore” del catastrofico fenomeno superficiale. 

Allora, diventa essenziale stabilire come si articola la dominazione mondiale e non “seguire il denaro” come si dice superficialmente, per ritrovare la propria sovranità, esercizio sempre più complicato nella fasi in cui il campo egemonico in cui si è inseriti (per noi quello occidentale a supremazia americana) viene sfidato da nuovi concorrenti. Se fino a qualche decennio fa potevamo vederci concessa una sovranità limitata, in virtù di un equilibrio mondiale bipolare, ora che si affaccia il multipolarismo ci viene imposta una cieca obbedienza ad ogni costo, funzionale soltanto alla riconfigurazione strategica di chi ha il controllo del nostro Paese e si sta confrontando con i potenziali concorrenti a livello mondiale. In tale clima, non sono ammesse “iniziative” nazionali autonome ed ogni smottamento dalla linea può comportare pesanti conseguenze. Questo è il tema principale, non le diatribe minori tra sottoposti alla stessa area d'influenza (come lo sono Germania, Francia e Italia nell'ambito europeo) seppur con diversi margini di “libertà” e “convenienza”. E' vero che i nostri partner europei intendono scaricare sul Belpaese le maggiori difficoltà discendenti da questo scenario, ma non si può scagionare il martello e al contempo prendersela con l'incudine che sta ferma mentre quello batte. Pertanto, chi punta sul bersaglio tedesco (i francesi sono meglio?), oltre a sbagliare mira politica fornisce all'arciere che tiene sotto tiro l’intero continente la freccia col quale proseguire nella minaccia. Toglietevi, dunque, dalla testa di poter avvantaggiarvi delle presunte contraddizioni tra Washington e Berlino per guadagnare in indipendenza. Guadagnerete in servilismo e non è nemmeno detto che sarete ricompensati. Non è questa la strada per riportare l'Italia a livelli decenti di importanza regionale e benessere sociale.                          

da Conflitti e strategie

Un milione di Europei formano un'armata popolare per arginare l'invasione migratoria





Alcuni gruppi di miliziani hanno cominciato a formarsi nelle città di confine dei paesi dell'Europa centro orientale.

Più di un milione di persone  già agiscono contro i tentativi da parte dei clandestini di entrare illegalmente nell'Unione europea. Tali associazioni esistono nella Repubblica Ceca, Spagna, Germania e Slovacchia. In Bulgaria, i gruppi paramilitari riuniscono  più di 50 000 persone. Questa informazione è stata confermata dai politici in diversi paesi dell'Europa centro orientale in base alle notizie della agenzia Izvestia. Nel frattempo, la politica UE favorisce in tutti i modi la sostituzione etnica dei cittadini europei, stati come l'Italia, dove si è costituita una grande alleanza tra ONG e organizzazioni criminali, ha addirittura messo a disposizione la Marina Militare, è in Italia dove si riscontra la situazione peggiore, dove si registra l'85% di entrate di clandestini su tutto il territorio della UE. 


La politica migratoria dell'UE, e le insensate politiche di guerra degli Stati Uniti nel Medio Oriente hanno peggiorato la situazione dei paesi "buffer" dell'Unione. Così l'Ungheria, la Bulgaria e altri paesi dell'Europa centro orientale  sentono crescere   maggiormente la pressione della  immigrazione  clandestina. La gente di questi paesi in questione, è costretta a contrastare  questo  fenomeno devastante, che vede collusi grandi gruppi finanziari, organizzazioni criminale, e il governo UE, CON  le proprie forze formando milizie volontarie popolari. In alcuni paesi, come la Bulgaria, questa pratica ha già raggiunto il livello statale: pattuglie volontarie hanno armi non letali (gas lacrimogeni, sfollagente).
La Bulgaria è al crocevia di importanti vie della sostituzione etnica, questo sta creando tensioni sociali tra i suoi cittadini. Gli attivisti hanno creato un'organizzazione Shipka il cui obiettivo dichiarato di garantire la sicurezza del Paese contro il flusso di immigrati clandestini. L'organizzazione in questione ha annunciato l'esistenza di una rete di organizzazioni europee simili finalizzata alla cooperazione..

La causa della comparsa di milizie popolari è l'incapacità dei paesi dell'UE di rispondere adeguatamente alla crisi migratoria e controllare l'ondata di clandestini., anzi al contrario, di adottare misure che la finaziano e la incoraggiano. Per due anni  i politici europei non riescono a trovare una soluzione per la fase acuta della crisi migrazione nella UE. La linea adottata dal Cancelliere tedesco Angela Merkel, che promuove la massima apertura delle frontiere ai profughi da paesi europei, è un fiasco. Sempre più politici europei accusano Bruxelles la politica miope vis-a-vis per il Medio Oriente - che è appunto il nocciolo del problema dei migranti secondo loro. L'assenza di una politica comune nel settore spinge i popoli dell'Europa centro orientale a lottare per  se stessi nell'affrontare questo grave problema.

Russia ”Cafè Prezident”: patriottismo e "Barak Obama toilette paper".



In Russia ha aperto un ristorante più che patriottico, si chiama ”Cafè Prezident”: alle pareti ha ritratti di Vladimir Putin, piatti coi colori della bandiera nazionale e il volto di Barack Obama sulla carta igienica nelle toilette. Il locale si trova a Krasnoyarsk, Siberia centrale, e gioca molto sul confronto tra la Russia e l’Occidente americanizzato.
Per esempio sulla porta del bagno c’è scritto ”Blocco Nato”, mentre i clienti del cafè possono disegnare e fare caricature sui ritratti di alcuni leader ritenuti anti-russi come l’ucraino Petro Poroshneko, la Cancelliera Angela Merkel o la ex premier ucraina Yulia Timoshenko. Uno dei titolari del locale, Svetlana Lautman, ha raccontato al giornale Komsomolskaya Pravda di aver studiato negli Usa per tre anni, ma di essere voluta tornare in patria nonostante molti de suoi amici non capissero la sua scelta.
«Ci sono persone che ora criticano Putin - ha spiegato al giornale - ma vorrei dire loro: Viviamo in un tempo in cui il paese è in ristrutturazione e durante le ristrutturazioni non c’è ordine ma questo prima o poi finirà». A mezzanotte, tutti i giorni, al cafè Prezident risuona l’inno nazionale.

Promemoria sulla Siria



E' bene anche ricordare che il mondo Islamico non e' un monolite, ma un universo variegato composto da varie interpretazioni teologiche, da una pluralita' di Stati nazionali e da componenti etniche diverse. Queste diversita' danno vita a comportamenti geopolitici diversi. Il wahabbismo, cioe' quella corrente religiosa da cui trae origine il jihadismo, e' legata e alimentata paradossalmente da quegli Stati Arabi con cui l'occidente americanizzato ha maggiori rapporti ed instaurato strategiche alleanze principalmente Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, e Kuwait.

E' bene ricordare che la causa scatenante l'ondata migratoria che ha investito in questi ultimi anni l'Europa ha avuto causa dalla crisi siriana. Crisi determinata dalla pedissequa volontà da parte degli Stati Uniti di volere ad ogni costo un cambio di governo nella sovrana e indipendente Repubblica Araba Siriana. In accordo con i suoi alleati regionali Arabia Saudita, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, con il consenso di Turchia ed Israele, con i Turchi interessati a smantellare ogni rivendicazioni dei Curdi e per quanto riguarda Israele garantirsi per sempre l'altopiano del Golan, che occupa illegalmente e contro ogni diritto internazionale. A tal fine sono state organizzate, addestrate e armate le milizie jihadiste wahabbite legate all' Arabia Saudita, e agli Emirati del golfo, mercenari Qatarini e Il Fronte Al Nusra (Al Qaeda in Siria) in funzione anti Assad. Tutta questa operazione ha avuto il consenso dei governi dell'Unione europea che si dichiararono pronti a sostenere il conflitto, con il plauso di tutta la salmeria mediatica, spacciando l'agglomerato di tagliagole che era stato messo in campo come Free Sirian Army (sic).

E bene ricordare che l'Isis, acronimo di Stato Islamico dell'Irak e del Levante, ha potuto penetrare in Siria e ivi stabilirsi, grazie al fatto del posizionamento in Turchia, lungo il confine siriano, di batterie di missili patriot, da parte della Nato, che hanno interdetto la possibilità da parte dell'aviazione siriana di bombardare le milizie di Ali Al Baghdadi. Il risultato e' stato il genocidio delle minoranze religiose che abitavano quel territorio, cristiani ed alawiti (musulmani sciiti).

E' bene ricordare che a fianco dell'Esercito Arabo Siriano sono scesi in campo volontari e reparti dell'Esercito della Repubblica Islamica dell'Iran, volontari del Movimento libanese Hezbollah (musulmani e cristiani), la Brigata Galilea formata da volontari palestinesi, in modo risolutivo l'Esercito della Federazione Russa.

Campagna anti fumo a Mosca : "Il fumo uccide più persone di Obama, anche se uccide un sacco di gente"


Campagna anti-fumo a Mosca, manifesti  con l'immagine del presidente degli Stati Uniti Barack Obama, l'iniziativa  presa  per scoraggiare i fumatori - dice che sia lui che le sigarette sono assassini.

Il poster ha un'immagine del presidente degli Stati Uniti e le parole: "Il fumo uccide più persone di Obama, anche se uccide un sacco di gente. Non fumare - non essere come Obama ".

Non si sa chi abbia messo questo manifesto.

L'ufficio stampa del dipartimento di pubbliche relazioni dei trasporti della città di Mosca ha riferito che il manifesto verrà rimosso.

Per "l'apertura forzata del padiglione di vetro della fermata, la rimozione della pubblicità e l'affissione illegale di un manifesto è stata sporta denuncia alle autorità competenti", ha riferito il portavoce Konstantin Gorokh


Anglo-americani liberatori? un falso storico



Il fatto che gli Americani vengano considerati "liberatori" è frutto di pura invenzione, la realtà storica è tutt'altra, come dimostra la carta intestata dei loro documenti conservati nei vari Archivi di Stato, dove si legge chiaramente "Allied Military Governament of Occupied territory" e come chiaramente indicato dal distintivo sulla spalla sinistra dei militari di stanza in Italia, un distintivo rotondo con una "A" di colore bianco inscritta in una "O" di colore rosso, sono le iniziali delle due parole "Occupation Army", cioè Esercito di Occupazione. Gli unici che gli anglo-americani chiamano "Liberatori" o "Liberators" sono i bombardieri pesanti "Consolidated Aircraft Corporation B 24, con i quali hanno fatto la "guerra ai civili" europei con i loro criminali bombardamenti sulle città. E l'occupazione militare, alla quale si è aggiunta quella economica e culturale, dura sino ad oggi.

Philip Henry Sheridan, un "eroe" americano

 
 
Philip Henry Sheridan fattosi notare durante la guerra civile per aver distrutto le infrastrutture economiche della Valle dello Shenandoah, fu chiamato dai suoi abitanti "The Burning" (l'incendiario), distinguendosi per essere stato il primo a far uso della tattica della "terra bruciata" nel corso della guerra.
I nativi americani delle Grandi Pianure erano generalmente rimasti
pacifici durante la guerra civile . Nel 1864, il maggiore John Chivington, un ufficiale della milizia del Colorado, attaccò un pacifico villaggio degli Arapaho e dei Cheyenne meridionali a Sand Creek in Colorado, trucidando più di 150 Nativi. quasi tutti donne e bambini Tale attacco innescò un conflitto generale con le tribù delle grandi pianure. A comandare il distretto del Missouri venne chiamato Sheridan.
Nella Campagna d'inverno del 1868–69 attaccò le tribù dei Cheyenne, dei Kiowa e dei Comanche nelle loro sedi invernali, tagliando loro rifornimenti e bestiame e uccidendo ognuno che avesse resistito, conducendo i sopravvissuti indietro nei campi di concentramento.

OxyContin il farmaco che manda avanti l'America


 Gli Americani ne consumano tonnellate ogni anno. L' ossicodone è un oppioide agonista con potenza elevata superiore alla morfina (2-4 volte) appartenente al gruppo dei fenantreni. La dipendenza fisica da OxyContin è una condizione che crea nel soggetto sindrome da astinenza se il farmaco viene sospeso improvvisamente. A causa della proprietà di OxyContin di creare grande dipendenza fisica, la sua astinenza può essere molto grave. I sintomi posso variare, benché principalmente siano: midriasi, nervosismo, irrequietezza, atroci dolori muscolari e ossei, movimenti involontari delle gambe, insonnia, picchi caldo-freddo, eccessiva sudorazione, rinorrea e lacrimazione degli occhi, pelle d’oca, dissenteria, palpitazioni, depressione. L’intensità dell’astinenza da OxyContin è simile a quella da eroina. I sintomi da astinenza possono durare fino a una settimana e possono essere molto sgradevoli sia dal punto di vista fisico che mentale. Affrontare l’astinenza da OxyContin rappresenta un’esperienza davvero difficile. Tentare di disintossicarsi dall’OxyContin senza l’aiuto professionale medico può essere un’idea disastrosa; può determinare un serio danno alla salute se si tenta l’approccio fuori da una struttura adeguata. Ogni soggetto che mostrasse qualsiasi sintomo da astinenza da OxyContin dovrebbe cercare un aiuto professionale.
I farmaci contenenti ossicodone sono commercializzati singolarmente come Oxycontin in dosaggi da 5 fino 80 mg.

La Nato rimuove i missili a difesa dell'ISIS

 
 
La NATO decise di installare missili Patriot a partire da gennaio 2013 in Turchia per impedire che l'aeronautica militare siriana si schierasse lungo la frontiera. In questo modo, gli jihadisti di al-Nusra (al-Qa'ida) avevano potuto impadronirsi del Nord del paese. A partire dall'estate del 2014, questa zona impossibile da sorvolare era stata occupata dall'Emirato Islamico (ISIS).
Così, durante la battaglia di Kobané, l'aeronautica militare siriana non aveva potuto bombardare l'Emirato islamico ed era stata costretta a tentare uno sfondamento via terra per salvare la città. Poiché non riusciva ad attraversare gli ultimi 30 chilometri, i media atlantisti presentarono le forze curde dell'YPG come indipendenti da Damasco, mentre la Repubblica araba siriana aveva loro fornito le sue armi e pagato i loro soldati. Oggi grazie all'intervento della Russia, che ha mediato con gli Americani, le batterie dei Patriots vengono rimosse dal confine turco-siriano.
 

Americans

 

 
Sapevate che a Washington si può essere multati fino a 500 dollari per aver rimosso o deturpato l'etichetta su un cuscino? che a Seattle sono proibiti i lecca-lecca? che nel North Carolina ad Hornytown sono banditi tutti i salotti di massaggio? che a Cleveland (Ohio) è vietato alle donne indossare in pubblico scarpe di pelle verniciata in lucido (il perché di questa legge sembra da ricercare nella possibilità offerta agli uomini di guardare sotto la gonna sfruttando il riflesso delle superfici lucide)?Che ad Omaha (Nebraska) è vietato radere il torace degli uomini? Che in Pennsylvania una legge dello Stato proibisce di cantare nella vasca da bagno? che in n Texas a Mesquite, per i giovani è proibito avere un taglio di capelli insolito? che in Texas per andare a piedi nudi sulla strada si devono prima pagare 5 dollari al comune che rilascerà una speciale licenza? che nello Utah nessuna donna può fare sesso con un uomo mentre corre in ambulanza all'interno dei confini di Tremont? Se sorpresa, la donna può essere incolpata di una infrazione sessuale e "il suo nome verrà pubblicato sul giornale locale". L'uomo non è incolpato e il suo nome non è rivelato. che Nel Wisconsin a St. Croix non è permesso alle donne indossare un qualsiasi capo rosso mentre si trovano in pubblico? che nel 2005 la Camera dei Delegati dello Stato della Virginia ha approvato una legge che prevede un'ammenda di 50 dollari nei confronti di chi, lasciando calare troppo i pantaloni, mette in mostra le mutande "in modo impudico e indecente"? che a Skullbone (Tennessee) la legge proibisce ad una donna di dare piacere a un uomo se questo siede dietro un volante? i trasgressori possono finire in galera per trenta giorni. Sapevate che a Liberty Corner (New Jersey) se una coppia che fa l'amore in automobile urta accidentalmente il clacson durante il suo atto lussurioso, può essere condannata ad un anno di carcere?che In New Mexico a Carrizozo le donne non possono mostrarsi in pubblico se non accuratamente depilate?che ad a Omaha, Nebraska, gli uomini non possono circolare con il petto depilato? che nello Utah non si possono possedere piu' di due litri di birra, a meno che non si sia un rivenditore?che nel Nel North Dakota nei bar e nei ristoranti è vietato servire simultaneamente birra e ciambelle salate? Le ciambelle salate aumentano infatti la sete e, di conseguenza, la probabilità che il cliente si ubriachi.

Gli U.S.A. e la crisi greca

 
Chi urla che la Germania è il vero nemico dei popoli europei “è lui stesso il nemico”, parafrasando Brecht. Il nemico marcia, molto spesso, alla testa del malcontento generale, mimetizzato come un camaleonte sotto le bandiere degli oppressi. Costui è sempre in prima linea a manipolare e direzionare le “masse” scontente e vessate sull’obiettivo sbagliato. La Germania ha tante colpe, non quella di voler instaurare il IV Reich in Europa. Tutte frescacce diffuse e rilanciate da chi copre manovre politiche e militari, ben più pericolose, attuate contro la sovranità europea da presunti amici oltreatlantici. Non vedo divisioni tedesche all’opera mentre i marines continuano a sbarcare ai margini continentali con la scusa di qualche pericolo esterno. Per non parlare delle interferenze statunitensi sui governi più deboli dell’Ue, tenuti letteralmente in ostaggio dalla Casa Bianca. I sapientoni di tutte le cattedre e le cadreghe straparlano di nazismo finanziario tedesco perché non conoscono né la storia né l’economia. Andrebbero sepolti, seduta stante, nei luoghi dove vengono invitati a seminare la loro zizzania da quattro soldi e trenta denari. Se l’Europa vacilla è perché gli Usa la vogliono claudicante. Lo ha raccontato perfettamente Francesco Meneguzzo in questo pezzo “Crisi Grecia: Atene come arma degli Usa contro la Germania” . Noi lo diciamo, solitari e inascoltati, da anni. Scrive Meneguzzo, a proposito delle sceneggiata greca, che si è trattato di: “Una manovra americana che rasenta la perfezione, una speculazione al ribasso destinata a un successo storico, a meno che la Germania tenga duro nonostante le impressionanti pressioni condotte anche dai soliti utili idioti delle sinistre europee: se alla Grecia verrà ristrutturato o tagliato il debito, la Germania subirà un salasso tale da mortificare qualsiasi speranza di ripresa sostenuta almeno nel breve termine, nonché qualsiasi ambizione extra-atlantica, anche perché è impensabile che possano contribuire significativamente altri paesi indebitati fino al collo come la Spagna e soprattutto l’Italia (e anche per la Francia avremmo qualche dubbio), mentre la Grecia rimarrà nell’eurozona, certamente vivacchiando ma lontanissima da tentazioni ‘strabiche’ verso Mosca o Pechino. Portando a una convivenza forzata e traballante, ma saldamente nel campo atlantico, e quanto più flebile sarà la voce della Germania, tanto più rapida e sicura sarà l’approvazione del trattato di partnership transatlantica (Ttip), nuova architrave del blocco occidentale e probabile gabbia e condanna per gli europei, tanto desiderata da Washington anche in chiave anti-russa e anti-cinese”. Più chiaro di così non si può. Alla Germania può essere elevata l’accusa di non aver saputo disegnare un destino generale meno angusto di quello burocratico-contabile attuale. Berlino è mancante di una visione strategica del futuro, pur avendo accumulato i mezzi industriali ed economici per proiettarsi sulla scacchiera geopolitica regionale e intrecciare intese fuori dai tradizionali schemi atlantici. Non è riuscita a creare un asse con le potenze confinanti (Francia e Italia) per rinnovare le sue alleanze internazionali ad Est. Errore imperdonabile per un Paese che ha tutte le potenzialità per accrescere la sua sfera egemonica e contribuire ai mutamenti dell’ordine mondiale, richiesti dall’epoca in corso. Ma gli altri cosa hanno fatto? Gli utili idioti degli Usa, come afferma Meneguzzo. Allora smettiamola di addossare tutte le responsabilità ai crucchi e dividiamoci le dosi di vergogna e incapacità come si conviene. A cominciare da noi italiani che vantiamo una classe dirigente talmente inetta da fare concorrenza a quelle dei regimi africani dei tempi coloniali.
 
Gianni Petrosillo (Conflitti e strategie)
 

La distruzione del bel paese




 Il discorso pubblico, soprattutto quello politico, non è mai orientato alla verità. La sua funzione non è quella di spiegare ai cittadini l’azione e i risultati reali che un soggetto o gruppo di potere intende conseguire, se non in minima parte. La sua versione essoterica sta a quella esoterica nello stesso rapporto in cui le manifestazioni superfi
ciali dei fenomeni stanno all’essenza invisibile e alla concatenazione recondita degli stessi che solo con l’analisi scientifica approfondita è possibile cogliere e spiegare.
Esso, cioè il discorso pubblico, deve creare innanzitutto quelle forme di coinvolgimento generale per ottenere il sostegno dei vari settori sociali a puntellamento della propria opera. Del resto, essendo la Politica, quella che si dispiega in tutte le sfere collettive (economica, ideologica, culturale,ecc. ecc. quindi non solo nella sfera politica propriamente detta), una serie di mosse e di strategie per prevalere su agenti concorrenti con disegni più o meno affini (con insorgenza di alleanze temporanee) o del tutto antitetici (con scatenamento di conflittualità aperta e asserita) miranti a raggiungere degli scopi (di predominanza) quasi mai dichiarabili, è corretto che i suoi intendimenti restino coperti.
Tuttavia, c’è una bella differenza tra tenere nascosti elementi che se svelati porterebbero la strategia a fallire, mettendo a repentaglio la sicurezza del Paese e del raggruppamento in azione, e mentire spudoratamente sui propri propositi, fondare tutto sulla menzogna e sul raggiro dei meno riflessivi, ovvero avere in mente, già in partenza, un’assoluta mistificazione dei fatti, della situazione e dei propri progetti per interessi ristretti di corporazione o di cordata (senza comunque lesinare colpi di pugnale pure a chi sta accanto) a danno dell’intero Stato e corpo sociale.
Quando, per l’appunto, manca il disegno di ampio respiro, il fine ultimo che non giustifica i mezzi ma li forgia per l’esito agognato – il quale sarà sempre diverso da quanto elaborato astrattamente (eterogenesi dei fini) – oppure quando il fine medesimo coincide con la propria misera autoconservazione di consorteria, ottenuta anche a costo di una cessione totale della propria autonomia gestionale, a terze forze esterne (sia chiamino Ue o mercato globale a guida Usa) al contesto di riferimento, abbiamo l’incancrenimento delle istituzioni e degli apparati statali ed il saccheggio delle sue principali risorse che vengono divorate tra traditori autoctoni e controparti straniere.
Questo fa anche aumentare i famigerati vincoli esterni i quali sono lo sbocco naturale di tale sottomissione ad agenti internazionali che assicurando protezione ti svuotano definitivamente le tasche e la sovranità. Per di più i suddetti vincoli che rappresentano una vile subordinazione vengono persino esaltati in quanto consentirebbero alla nazione – questa è la vulgata della quale si servono i cialtroni che ci sgovernano – una condotta più confacente all’area culturale ed economica di riferimento.
Senza farla troppo lunga possiamo affermare che la descrizione fatta coincide perfettamente con quanto sta accadendo in Italia. Parlino uomini di destra o di sinistra, con la loro propaganda in lingua estera o in vernacolo della Brianza, l’inganno non cambia. Sono due anni che lo Stivale è governato da quisling scelti direttamente al di fuori dei nostri confini con l’assenso di tutti i partiti dell’arco costituzionale. Ormai sono scomparsi gli uomini politici e sono apparsi i sensali di cricche globaliste, dietro le quali si celano potenze occidentali con i loro specifici interessi, che puntano a spartirsi l’Italia e i suoi tesori. L’accelerazione verso il massacro è stata impressa dal Presidente della Repubblica che ha scelto i suoi premier e i suoi ministri per calcoli occidentali, laddove Occidente significa innanzitutto Stati Uniti.
Il prossimo passo, peraltro dichiarato con la solita faccia di tolla, è il completamento di quell’operazione di fagocitazione delle nostre imprese di punta riuscito solo parzialmente nell’epoca delle grandi dismissioni e degli stravolgimenti giudiziari, agli inizi degli anni ’90. Il governo Letta resterà in carica fino a che non si sarà concretata questa svendita e non avrà sistemato ai vertici delle partecipate del Tesoro personale compiacente alla liquidazione. L’esecutivo delle ex larghe intese regge unicamente per questa ragione. Renzi e Napolitano giocano dunque allo stesso tavolo di trucchi e bluff. Come scriveva ieri il sito Dagospia: …Sono le nomine nelle grandi società partecipate dallo Stato ad essere l’oggetto del desiderio di Matteo Renzi. Il segretario del Pd ha ben chiaro che presidenti e amministratori delegati di società come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste valgono ben più di un ministro, per la loro capacità di orientare le scelte di politica industriale, per il serbatoio di assunzioni che ancora garantiscono pur in un momento di crisi e per la massa di investimenti (quasi 50 miliardi l’anno) che hanno capacità di trasferire al sistema delle imprese dei fornitori.” Il nuovo corso dell’Italia puzza di stravecchio. Ecco un lampante esempio di discorso pubblico di rinnovamento le cui premesse incantatorie fanno il paio con i futuri risvolti ingannatori. L’Italia non è ad un bivio, tra Renzi ed i suoi finti avversari di centro-destra, essa è completamente al buio.

di Gianni Petrosillo
da "conflitti e strategie".

Adolescenti che si travestono da bandiere americane in attesa dell'asta.







Nati e cresciuti "a pane e guerra" made in USA, evergreen sempre in auge tra gli studios globalizzanti di Hollywood, rimbambiti da videogiochi truculenti e reportage a senso unico, dove è sempre chiaro chi siano i buoni e chi i cattivi. Dove ogni pellicola si chiude con le stelle e strisce che garriscono al vento e la giustizia americana trionfa sempre.
Gianni Dessi



Quanto  l'Italia sia diventato un paese surreale, una colonia,  una Nazione allo sbando te ne accorgi dalle aspirazioni dei suoi adolescenti che si travestono da bandiere americane in attesa dell'asta. Cosa c'è da stupirsi da chi è cresciuto in un regime dove l'effetto martellante della propaganda del modello occidentale occupa qualsiasi spazio e contemporaneamente distrugge ogni barlume di identità nazionale? Tutte le salmerie mediatiche sparano con violenza il loro messaggio univoco.  Pubblicità, cinema, tv privata e pubblica, radio, giornali di destra e di sinistra parlano un unico linguaggio, quello dell'americanizzazione. Chi aveva  pensato che il digitale terrestre e la conseguente crescita di canali e capacità di offerta potesse contribuire ad una maggiore libertà si sbagliava. Abbiamo solo moltiplicato l'immondizia e la potenza del messaggio univoco. I  giovani italiani così ben "educati" al modello americano sembrano pronti per essere messi in divisa. Multinazionali, brand, franchisig, grandi magazzini, produzioni cinesi invadono con milioni di pezzi gli scaffali dell'abbigliamento,  l' unico cruccio è cosa indossare con la bandiera americana per apparire meglio come soldatino alieno. Giacche, magliette, mutande, straccali, scarpe, borse, borsette, polo, giacchini, gilet, orologi, sciarpe c'è solo l'imbarazzo della scelta. La bandiera americana è anche a buon mercato con pochi euro può essere tua se vai da un cinese o nei grandi magazzini, ma se proprio ci tieni ad essere un soldatino veramente elegante della provincia dell'impero, somigliare ad un cadetto di West Point non devi preoccuparti, puoi optare per una capo di alta moda (sic) e allora la bandiera americana ti potrà costare qualche centinaio Euro. L'effetto vale bene la spesa.  Poi vuoi mettere un bel giubbotto della polizia lacustre della città Omer nello stato del Michigam che emozione.

Nelle foto alcune proposte per inverno 2013 di una famosa catena di abbigliamneto italiana















Patrioti di tutta Europa unitevi






"A noi ci hanno insegnato tutto gli americani.
Se non c'erano gli americani... a quest'ora noi eravamo europei...".


Giorgio Gaber 

Diventa ciò che sei 
Friedrich Nietzsche


 di Marcello Veneziani
Due principi ormai si fronteggiano sulla scena mondiale, venuto meno il comunismo: uno. prevalente, che pone il traguar­do dell'umanità nel cosmopolitismo, nella città planetaria. E il Progetto ethos mondiale di cui parlava in un suo  libro il teologo progressista Hans Kung e che trova sulla stessa linea, a differenti livelli, un variegato panorama: dai pacifisti umanitari, ai cattolici democratici, dai liberal-progressisti ai socialdemocra­tici, dai neo-comunisti fino ai liberal-capitalisti. Sullo sfondo non mancano naturalmente circoli finanziari e massonici, multi­nazionali e grandi industrie protese verso la globalizzazione del mercato. Il progetto è far seguire a questo mondialismo degli affari, un mondialismo etico, che trovi fondamento nei diritti dell'uomo ed espressione nel sogno di un'umanità liberata dalle frontiere terrene e ultraterrene. Pendant e sottofondo necessario di questa visione "ecumenica" è l'individualismo, ovvero la con­siderazione dell'uomo come entità irriducibile ed autonoma rispetto ad ogni ambito; e dunque errante, facilmente spostabile, inappartenente. Sviluppo altrettanto necessario è il progetto di un governo mondiale, una sorta di Super-ONU che affianchi il governo effettivo della finanza mondiale, dandole un supporto organizzativo ed anche un supplemento etico di anima. Un governo mondiale umanitario, verde quanto basta, pacifista fino ad un certo punto, inflessibile nel soffocare le zone difformi o i modelli culturali che incrinano questa pax annunciata.

Dall'altra parte, emerge un principio antagonista: quello che si oppone al mondialismo attraverso la rivolta comunitaria. É un principio amico, originario, e insieme nuovo che si esprime nelle società industrializzate del primo mondo, come nelle società uscite dal comunismo del secondo mondo, e infine nelle società ancora non del tutto conquistate dallo sviluppo nel terzo mondo. II suo referente, variamente indicato dalla difesa del territorio alle identità e specificità etniche, culturali e religiose, dalla tutela dell'ambiente e delle città in rovina al recupero del tessuto comunitario, fino ai fondamentalismi nazional-religiosi, è sostanzialmente l'appartenenza e la difesa di una patria. Patria intesa in senso lato, come luogo originario, come luogo culturale o cultuale, ma anche sociale e lavorativo, ambientale e linguisti­co, in cui ciascuno sì trova a casa. In questa prospettiva ciascu­no avverte di sentirsi culturalmente, naturalmente ed elettiva­mente inserito in una serie di ambiti comunitari, dalla famiglia alla città, alla comunità di lavoro, alla regione, alla nazione. E avverte questa appartenenza come un radicamento a cui non può fare a meno, se non facendo a meno di se stesso. E dunque difende la sua patria. Ma la difende non attaccando le patrie altrui, patrie territoriali o ideali, e perfino ideologiche; ma al contrario, difendendo nella propria patria la patria di ciascuno. Anzi, la garanzia dì vita della mia patria è la garanzia di vita della patria di ciascuno, e viceversa. 
Non sì tratta dunque, come spesso ancora si fa nella nostra società frammentata ed egoistica, di contrapporre ad un principio universale come il mondialismo, un principio particolare, come la propria diversità. Sarebbe un discorso debole, perdente, una pura fuga nel microcosmo e nel privato, in definitiva omogenea e funzionale al mondialismo stesso, che ama accreditarsi come un supermercato in cui è possibile esporre ogni merce. Si tratta invece di passare a concepire la difesa della propria diversità, della propria identità, non come un fatto antagonistico a quello delle altre, né come un fatto a sé stante, che mira a isolarsi da un contesto generale. Ma come un principio anch'esso universale.
Ovvero, occorre passare ad una specie di intemazionale delle patrie in cui le patrie si coalizzano per difendere le proprie radici e la propria peculiarità dal comune avversario: il mondialismo che omologa, annienta e trita le diversità e concepisce solo indi­vidui nudi. Ricordiamo un appello rivolto dai movimenti nazional-religiosì russi: 

                                                  " Patrioti di tutto il mondo unitevi".


Un appello che coglie perfettamente l'unica battaglia possibile per ostacola­re la città mondiale senza volto, la poltiglia universale. "Ognì persona che rispetti la cultura e la tradizione del proprio popolo è nostro fratello" dicono gli esponenti di un movimento (peraltro inaccettabile in molte sue valenze) come il Pamjat. E aggiungono: "In Occidente esistono più di duemila popoli, ognuno con la sua cultura particolare, perche a noi, invece di questa ricchezza, viene data una pseudocithura di massa, un simile intruglio di "metalli pesanti", di pornofilm, di kolossal cinematografici e altre produzioni cosmopolite, buone solo a danneggiare ciò che resta della nostra spiritualità? L'intenzione di trasformare i popo­li in un'unica folla senza patria, facile da pilotare..."

Si tratta di superare i nazionalismi aggressivi del passato, i vecchi imperialismi coloniali, o i "patrioti" di giacobina memo­ria. Facile obiezione è far notare l'aggressività con cui si manifestano oggi i conati nazionalistici. Non si può dimenticare che alcuni patriottismi degenerano in violenze o si manifestano con punte di intolleranza, perché a loro volta hanno subito violenze. Non è stato loro concesso il diritto di manifestarsi, sono state calpestate le loro sovranità nazionali e popolari, sono stati nega­ti, spesso a suon di carri armati, i loro diritti di popolo. Si tratta allora di un'intolleranza di ritorno. L'aggressività non nasce dall'istanza patriottica ma dal fatto che è stata repressa. E quan­do viene repressa esplode assumendo a volte toni concitati e forme incontrollate. Differente è il nostro caso di paese occiden­tale, dove le patrie più che represse sono state depresse. E da qui nascono, per virtù omeopatica, semipatriottismi '"depressi" che talvolta, tramite alcune degenerazioni ecologiste e localiste, fini­scono con l'essere pure fughe nel particolare, con l'alibi che lì vi è maggiore concretezza. E con l'esito di non incrinare gli assetti del sistema ma di assecondarti. A volte vengono forniti anche surrogati di patriottismo. É il caso ad esempio del "patriottismo della costituzione" di cui parta un intellettuale tedesco progressista (ma conservatore, anzi retrivo, rispetto alla storia tedesca che cammina e travolge i muri), Jurgen Habermas. E un patriottismo che alberga anche da noi, e che vorrebbe tra­sferire il sentimento collettivo di appartenenza nell'astratto e cartaceo riconoscimento di una Costituzione liberale e democra­tica. Bisecolare vizio illuministico di far nascere le cose con decreto legge della Ragione, dalla carta; senza trarle dalla storia, dalla vita concreta e dall'anima dei popoli.
I due principi antagonistici, serbano naturalmente nello spa­zio che tra loro intercorre, una varietà di posizioni che impedisce una valutazione manichea. C'è perfino un punto di contatto: è rappresentato dall'europeismo. Nell'Europa si incrociano cosmopolitismi e patriottismi. Ma la direzione verso cui marcia­no è opposta: il mondialismo vede l'Europa come un passo per liberarsi dai nazionalismi e per marciare verso la compiuta globalizzazione del sistema: i patriottismi vedono al contrario nell'Europa la macroappartenenza ad una Patria-civiltà e la grande nascita di un soggetto forte che tuteli le specificità dal Progetto di un mondo uniforme e unipolare.   
   
La battaglia dei prossimi anni è dunque questa (Furio Colombo vede il futuro nell'alternativa tra"universalismo e tri­balismo"; e l'impegno verso cui lavorare è quello dt far com­prendere ai vari comunitarismi la loro concordia discors, la loro comune esigenza di coalizzarsi in nome del comune principio delle diversità da tutelale. Questo discorso può largamente appli­carsi, senza perdere la coerenza, anche in chiave politica e socia­le concreta. Rispetto all'onnivoro centrismo che tutto media, neutralizza e digerisce; rispetto all'egemonia del capitale che mira a rendere inorganiche le differenze per organizzare il mer­cato, le diversità politiche, sociali, sindacali e culturali, le "patrie" di ciascuno, devono coalizzarsi, cominciando a non con­cepirsi in antagonismo, superando i confini topografici di destra e di sinistra, di tradizionalismo e di progressismo. Non è il caso di sprecare le proprie energie per insultarsi fra dirimpettai di marciapiede quando il rullo compressore minaccia di spianare tutta la strada.









L' America Giorgio Gaber