Oscure
intanto fumano le nubi su l’Appennino: grande, austera, verde da le
montagne digradanti in cerchio L’Umbrïa guarda.
Salve, Umbria verde, e
tu del puro fonte nume
Giosuè Carducci
Affermare che gli inceneritori siano una soluzione
moderna al problema, rappresenta un vero e proprio falso ideologico: bruciare è
infatti il metodo più “arcaico” e distruttivo di “processare” i rifiuti. Serve
soltanto a trasformarne due terzi in molecole estremamente tossiche che si
spandono in atmosfera per decine di chilometri e un terzo in scorie se
possibile ancora più tossiche.nessuno le vuole.
I paesi con inceneritori (specie quelli nordici)
stanno avendo seri problemi e ricorrono alla “esportazione” (ancora più c In Europa
l’indice di diossina nel latte animale è alto nei paesi con inceneritori
(Danimarca 2,6) mentre è quasi inesistente in Irlanda (0,2) dove non esistono
inceneritori. La legislazione italiana è molto tollerante in tema di controlli:
per la diossina se ne prevede uno all’anno, con preavviso di un mese ai gestori
dell’impianto! ost Anche affermare che i paesi “più avanzati” si affidano
sempre di più a questo sistema obsoleto di smaltimento è un “falso ideologico”.
Basti ricordare come negli Stati Uniti e in Canada siano stati chiusi in pochi
anni diecine di impianti e non se ne costruiscano più da oltre un decennio.
Inoltre i maggiori esperti di tutto il mondo hanno
ampiamente dimostrato che le strategie
di riduzione di produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso sono
enormemente vantaggiose su tutti i piani: economico, sociale, ambientale e
sanitario.
La diossina si forma in ogni
combustione in cui è presente anche cloro (per esempio bruciare la plastica,
fondere metalli con vernici e così via) ed è una sostanza molto stabile: ci
vogliono decine di anni perchè scompaia dai terreni contaminati. Nel tessuto
adiposo della gente, poi, rimane per sempre. Dalle ciminiere passa al terreno,
da qui all’erba, dal foraggio al grasso delle mucche e al loro latte, dagli
animali arriva all’uomo. Innanzitutto perché i rifiuti sono un pessimo
combustibile: a questo proposito la perizia di collaudo dell'impianto di
Brescia, dove qualcuno voleva organizzare gite didattiche (sich), eseguita nel
novembre '99 dalla Provincia, dice esplicitamente: "Il rifiuto è
tutt'altro che un combustibile ideale; le impurezze che lo accompagnano
generano dei prodotti di combustione che possono inquinare l'ambiente".
Il governo italiano ha concesso il massimo dei contributi (certificati verdi)
all’incenerimento con recupero energetico dei rifiuti considerandoli fonte
energetica rinnovabile, in contrasto con le direttive europee che ammettono al
massimo a tali contributi solo la parte biodegradabile.
Questo contributo, pari a circa 40 Euro per ogni tonnellata di rifiuto
indifferenziato bruciato, trasforma la modalità più costosa di smaltimento in
quella più remunerativa, e in particolare diventa concorrenziale alla raccolta
differenziata e riciclaggio dei rifiuti, che le norme europee, quelle italiane,
nonché i principi fondamentali di sostenibilità ambientale indicano come
prioritaria rispetto all’incenerimento con recupero energetico. In Europa, dopo
anni di sostegno all’incenerimento, e un’attente verifica sui suoi effetti, si
è scelto di cambiare direzione: i contributi sono stati diminuiti (in
Inghilterra è meno della metà rispetto all’Italia) o, nella maggior parte dei
casi, tolti; ma soprattutto nello stato preso per tanti anni come riferimento, la Danimarca, è stata introdotta
una tassa sull’incenerimento, perequandolo sostanzialmente alla discarica.
Svezia, Olanda e Inghilterra stanno discutendo lo stesso provvedimento. Un
processo di raffinazione meccanica dei materiali di scarto che vengono poi
trattati in modo da separare le parti dannose e produrre una polvere che puo’
essere impiegata come combustibile. Senza emissione di diossina. Lo prevede un
impianto di smaltimento dei rifiuti del quale e’ stata avviata la fase di
sperimentazione, denominata Thor (Total
house waste recycling) e progettato dal Centro Nazionale di Ricerche.. In termini pratici, le ecoballe di
rifiuti vengono inserite in un primo nastro che consente di eliminare le parti
metalliche presenti nei rifiuti. Poi, dopo una prima frantumazione, si procede
ad una ulteriore separazione dei metalli residui ”Secondo i nostri studi -
spiega l’ingegner Paolo Plescia, ricercatore del Cnr che ha progettato
l’impianto - un piccolo macchinario come quello che stiamo testando a
Torrenova, permette di lavorare dieci tonnellate di rifiuti l’ora ovvero la
quantita’ prodotta da 40 mila persone in un giorno. Il tutto con costi
sensibilmente inferiori al conferimento in discarica o in inceneritore e senza
alcuna emissione di diossine”. L’impianto occupa una superficie massima di 300 metri quadrati
ed ha un costo medio di 2 milioni di euro La notizia è di quelle che
meritano un approfondimento. Un sistema sviluppato dall’Istituto di studi sui
materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr, insieme alla Società Assing SpA di
Roma, permette di recuperare e raffinare i rifiuti solidi urbani senza passare
per i cassonetti differenziati. E non è tutto. Costa un quinto della spesa per
lo smaltimento di un inceneritore e restituisce materiali utili e combustibile
dal potere calorico elevato. Il Thor (Total house waste recycling - riciclaggio
completo dei rifiuti domestici), attraverso un processo di raffinazione
meccanica ad altissime pressioni dei materiali di scarto, consente di ridurre
meccanicamente i rifiuti indifferenziati a dimensioni dell'ordine di qualche
centesimo di millimetro in modo tale da poterne riutilizzare una buona parte in
combustibile dall’elevato potere calorico. È un passo avanti che va decisamente
al di là della raccolta differenziata e del semplice incenerimento. Si ottengono
vantaggi non solo nel rendimento del combustibile ottenuto, ma anche per gli
inquinanti emessi in atmosfera. Una volta eliminate le componenti inquinanti,
infatti, le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato non solo
sono simili a quelle delle biomasse, ma in più risultano essere povere in zolfo
ed esenti da idrocarburi policiclici e diossine.
L’utilizzo del Thor comporterebbe perfino un abbattimento dei costi. È stato
calcolato infatti che un impianto di meccano-raffinazione di taglia
medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di soli 40
euro per tonnellata di materiale circa. Sembrerebbe quindi che ci siano tutte
le condizioni per poter affermare che l'utilizzo di questo sistema possa dare
un significativo contributo nel medio-lungo termine alla risoluzione del grande
"problema rifiuti", facendo del rifiuto solido urbano una risorsa per
tutti.
Dossier Terni Devastata Volume 6