In oltre 76.000 in UK firmano una petizione on line per chiedere l'arresto di Netanyahu per crimini di guerra

 
Più di 76.000 persone hanno firmato una petizione sul sito web del Parlamento britannico , chiedendo al governo di arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per crimini di guerra contro i palestinesi durante la sua visita a Londra il mese prossimo.
La petizione on-line, che è diventata virale il 7 agosto, richiede l'arresto del sessantacinquenne presidente del partito israeliano Likud  al momento dell'arrivo a Londra.
La petizione richiede l' arresto per il coinvolgimento di Netanyahu nel massacro di migliaia di palestinesi durante l'assalto israeliano dell'estate 2014 contro la Striscia di Gaza assediata . La petizione ha raccolto 76,062 firme ad oggi.
" Secondo il diritto internazionale, dovrebbe essere arrestato per crimini di guerra al suo arrivo nel Regno Unito per il massacro di oltre 2.000 civili nel 2014 ", dice la petizione , riferendosi alla prevista visita del primo ministro israeliano settembre.
Dopo 10.000 firme, il governo britannico deve rispondere alla petizione, e dopo 100.000 firme, la questione verrà presa in considerazione nel  dibattito in parlamento. Il termine ultimo per la firma la petizione è 7 febbraio 2016 .
Nel frattempo, il governo britannico ha risposto dicendo , "Secondo il diritto del Regno Unito e del diritto internazionale , visite di capi di governi stranieri , come il Primo Ministro Netanyahu, hanno l'immunità di giurisdizione, e non può essere arrestato o detenuto . "Israele ha iniziato la sua campagna militare contro Gaza ai primi di luglio 2014. L'offensiva si è concluso il 26 agosto 2014, con una tregua che è entrata in vigore a seguito di negoziati indiretti tra i rappresentanti di movimento di resistenza palestinese Hamas e il regime israeliano nella capitale egiziana, Il Cairo.
Quasi 2.200 palestinesi, tra cui 577 bambini , hanno perso la vita negli attacchi israeliani. Oltre 11.100 gli altri sono rimasti feriti.
 

La bandiera dell'Unione Europea: tante stelle che ruotano intorno al nulla

 
 
 
 
 
 
 
 
 
1- Stars and stripes
2 - Bandiera  Marina della Confederazione:
3 - Stars and bars
 
 
Anche nella bandiera adottata l'Unione Europea di caratterizza nel ruolo di vassallo degli Stati Uniti, la bandiera UE è  infatti ispirata alle bandiere storiche degli Statunitensi, sia alla Stars and stripes (unionista), che alla Star and bars (confederazione), praticamente identica a quella della Marina confederata d'ispirazione Ingles. Non vi è alcuna traccia che si riferisca alla storia, alla cultura e alle tradizioni europee.
 
Gli Stati Uniti hanno voluto l'Unione Europea. Attraverso le loro agenzie di spionaggio, la Cia in particolare, alla fine degli anni '40 e negli anni '50 sono stati i primi promotori delle prime organizzazioni di federazione europea. [...]. Allora la proposta di una Unione Europea che superasse gli scogli degli stati nazionali e configurasse una struttura non democratica, dove il governo del continente fosse affidato a dei funzionari nominati, prodotti dal coacervo del potere finanziario, poteva liberare la strada a una struttura che fosse dominabile, assimilabile agli interessi degli Stati Uniti. Avendo un'Europa ridotta in questi termini anti-democratici, che man mano hanno fatto carne di porco delle sovranità nazionali, agli Stati Uniti è riuscito molto meglio il controllo sul continente. Un controllo che deve essere comunque e sempre mantenuto, come sempre deve essere mantenuta la subalternità del continente, che non deve rafforzarsi eccessivamente, non deve fiorire, non può essere troppo competitivo economicamente con gli Stati Uniti e, soprattutto, non deve essere attratto dalla sua tentazione naturale, data dalla sua collocazione geografica, culturale, storica, verso l'Eurasia, verso la Russia. Questo deve essere impedito. Mettere in difficoltà l'Europa a partire dalle sue appendici inferiori, cioè meridionali, creando questi subbugli, caricando le economie nazionali di questo sovrappeso, significa tenere l'Europa sotto ricatto. Io, attraverso le mie guerre, attraverso i miei strangolamenti economici, attraverso i miei surrogati, l'Isis eccetera, provoco profughi. Questi profughi li faccio riversare su di te, Europa, ed eventualmente la smetto se tu mantieni un ruolo subalterno, se non ti fai tentare da Putin e rimani un nostro tranquillo vassallo, a cui è concesso qualche giro di valzer, qualche spazio economico, ma sempre in termini di condizionamento.
 
 
Estratto da:
Intervista a Fulvio Grimaldi giornalista di guerra e documentarista indipendente, di Claudio Messora.
megachip.globalist.it

La Russia consegna alla Siria sei Mikoyan Mig 31 per combattere l'ISIS

 
 
La Russia ha consegnato sei  jet da combattimento Mikoyan MiG-31 alla Siria nel tentativo di aiutare il paese arabo nella sua battaglia contro i terroristi Takfiri. Secondo un report  in lingua inglese del sito web della Turchia BGN Notizie, Mosca ha fornito  gli  intercettori  supersonici a Damasco nell'ambito di un contratto firmato tra le due parti nel 2007. L'Agenzia intermediaria russa per le esportazioni e le importazioni di prodotti per la difesa, Rosoboron Export,  non ha né  confermato né smentito la notizia, mentre una conferma ufficiale deve ancora arrivare da Damasco. Secondo BGN Notizie il contratto impegna Mosca a fornire altri due jet al paese martoriato dalla violenza delle milizie ISIL. Il sito turco ha inoltre rilevato che la consegna è parte del piano della  Russia per aumentare le capacità militari dei paesi che sono in prima linea nella battaglia contro i terroristi Takfiri nella regione. Nel 2014, Mosca aveva già  fornito Baghdad  degli elicotteri di attacco Mi-28  per aiutare sul piano militare il paese arabo contro i militanti Daesh. Il gruppo terrorista ISIL, con l'appoggio di molti stati occidentali e regionali, ha iniziato la sua campagna di terrore in Siria nel 2012. I militanti, che attualmente controllano  aree in   Siria,  e la parte settentrionale e occidentale dell'Iraq, hanno condotto orribili atti di violenza. comprese le decapitazioni pubbliche, contro le comunità irachene e siriane, come sciiti, sunniti, curdi e cristiani.

A settembre il via alla campagna anti immigrazione del governo ungherese anche in Turchia e Afghanistan

 
 
Il governo ungherese ha deciso di estendere la sua campagna di affissioni anti-immigrazione verso i paesi di origine dei migranti, tra cui la Siria e l'Afghanistan. I poster ungheresi tenteranno di convincere i potenziali migranti che la recinzione di confine costruita sulla frontiera con la Serbia ha di fatto reso inutile un viaggio per raggiungere l' Europa occidentale lungo questo percorso. In base a quanto riportato dal portale d'informazione  index.hu, la campagna, volta a diminuire la pressione migratoria e difendersi dagli immigrati clandestini  che arrivano in Europa  attraverso l'Ungheria, verrà lanciata anche in Afghanistan e in Siria ( o forse il lato turco del confine con la Siria), nel mese di settembre. Secondo l'articolo del sito, gli annunci potranno anche lanciare il messaggio che il governo ungherese è poco accogliente verso i clandestini che arrivano nel paese.
Dopo aver esaminato le possibilità di pubblicità nei paesi dilaniati dalla guerra e nelle zone di conflitto, gli Ungheresi sono giunti  alla conclusione che solo molto piccoli gruppi possano essere raggiunti attraverso Internet e i social media, e ha optato piuttosto per una campagna d'informazione  negli spazi pubblici e nei giornali . Ai sensi della decisione, i manifesti saranno installati nel mese di settembre, parallelamente al completamento della recinzione temporanea sul confine ungherese con la Serbia, in diverse lingue e dialetti locali.
La campagna anti-immigrazione clandestina di affissioni del governo è in corso all'interno del paese dal mese di maggio.

"Picchia e insulta l'Arabo", videogame di successo

''Picchia e insulta l'arabo'', questo il nome di un un nuovo videogame scaricabile gratuitamente su un sito Internet iraniano specializzato in giochi elettronici, il videogioco è stato messo a disposizione ed è stato subito un successo. Gli Arabi in questione sono rappresentati dalla tipologia degli abitanti degli Sceiccati del Golfo e dagli Arabi Sauditi 
Il videogame si compone di due tempi, il primo intitolato ''nutri l'arabo'' e il secondo ''picchia l'arabo''.  Ricordando che gli Iraniani non sono Arabi, occorre tenere conto del ruolo degli Sceiccati arabi del golfo nella guerra in Siria,  il sostegno a formazioni  quaediste come Al Nusra, ( ed ISIL),  nell'aggressione Saudita allo Yemen, nella sostituzione-esecuzione di Gheddafi in Libia. Sono molti I fatti che  la opinione pubblica della Repubblica  iraniana rimprovera alle monarchie del Golfo.

La riforma di Putin dell' esercito Russo 2011-2020

 
 
 
 
 
 Dal 2011 è partita in Russia una profonda riforma militare che si prevede vedrà piena attuazione nel 2020, Obiettivo principale quello di creare in Russia un esercito professionale compatto e mobile capace di risolvere efficacemente i compiti su qualsiasi teatro di guerra.
Erede dell’esercito sovietico ( e zarista ), l’esercito russo agli inizi era ancora largamente sovradimensionato. Cercò di abbandonare gradualmente questa eredità riducendo le dimensioni (processo accelerato dalla crisi economica degli anni ’90) e aumentando professionalità e modernizzazione. Questa modernizzazione passa smantellando l’industria specificamente militare e ricostruendo le varie relazioni tra industria “militare” e “civile”, ma anche consolidando l’industria militare in un numero ridotto di imprese. Un  lungo e doloroso processo di professionalizzazione e modernizzazione dell’esercito.  Ma è innegabile che tale processo abbia dato i suoi frutti. ed abbia permesso di elevare la capacità difensiva della Russia anche a fronte di una riduzione del personale militare.
Un esercito di massa e di leva riflette sempre qualità e difetti della società da cui proviene.
 
 
Putin's reforms of the Russian Army 2011-2020
 
 
 
A new documentary showing Putin's reforms of the army until 2020
This is a collection of the best, most high quality footage you can find on the internet.
A detailed explanation of Putin's new plan to return the Russian army the title of the strongest in the world, which started in 2011.
This video shows Russia's best future and present technology and weapons with the most important details and shows real life footage of them in HD.
Planes, Tanks, Missiles, Submarines, Helicopters, Future projects and secret weapons only Russian people would know about. This video will present them in English.

Americans

 

 
Sapevate che a Washington si può essere multati fino a 500 dollari per aver rimosso o deturpato l'etichetta su un cuscino? che a Seattle sono proibiti i lecca-lecca? che nel North Carolina ad Hornytown sono banditi tutti i salotti di massaggio? che a Cleveland (Ohio) è vietato alle donne indossare in pubblico scarpe di pelle verniciata in lucido (il perché di questa legge sembra da ricercare nella possibilità offerta agli uomini di guardare sotto la gonna sfruttando il riflesso delle superfici lucide)?Che ad Omaha (Nebraska) è vietato radere il torace degli uomini? Che in Pennsylvania una legge dello Stato proibisce di cantare nella vasca da bagno? che in n Texas a Mesquite, per i giovani è proibito avere un taglio di capelli insolito? che in Texas per andare a piedi nudi sulla strada si devono prima pagare 5 dollari al comune che rilascerà una speciale licenza? che nello Utah nessuna donna può fare sesso con un uomo mentre corre in ambulanza all'interno dei confini di Tremont? Se sorpresa, la donna può essere incolpata di una infrazione sessuale e "il suo nome verrà pubblicato sul giornale locale". L'uomo non è incolpato e il suo nome non è rivelato. che Nel Wisconsin a St. Croix non è permesso alle donne indossare un qualsiasi capo rosso mentre si trovano in pubblico? che nel 2005 la Camera dei Delegati dello Stato della Virginia ha approvato una legge che prevede un'ammenda di 50 dollari nei confronti di chi, lasciando calare troppo i pantaloni, mette in mostra le mutande "in modo impudico e indecente"? che a Skullbone (Tennessee) la legge proibisce ad una donna di dare piacere a un uomo se questo siede dietro un volante? i trasgressori possono finire in galera per trenta giorni. Sapevate che a Liberty Corner (New Jersey) se una coppia che fa l'amore in automobile urta accidentalmente il clacson durante il suo atto lussurioso, può essere condannata ad un anno di carcere?che In New Mexico a Carrizozo le donne non possono mostrarsi in pubblico se non accuratamente depilate?che ad a Omaha, Nebraska, gli uomini non possono circolare con il petto depilato? che nello Utah non si possono possedere piu' di due litri di birra, a meno che non si sia un rivenditore?che nel Nel North Dakota nei bar e nei ristoranti è vietato servire simultaneamente birra e ciambelle salate? Le ciambelle salate aumentano infatti la sete e, di conseguenza, la probabilità che il cliente si ubriachi.

Gli U.S.A. e la crisi greca

 
Chi urla che la Germania è il vero nemico dei popoli europei “è lui stesso il nemico”, parafrasando Brecht. Il nemico marcia, molto spesso, alla testa del malcontento generale, mimetizzato come un camaleonte sotto le bandiere degli oppressi. Costui è sempre in prima linea a manipolare e direzionare le “masse” scontente e vessate sull’obiettivo sbagliato. La Germania ha tante colpe, non quella di voler instaurare il IV Reich in Europa. Tutte frescacce diffuse e rilanciate da chi copre manovre politiche e militari, ben più pericolose, attuate contro la sovranità europea da presunti amici oltreatlantici. Non vedo divisioni tedesche all’opera mentre i marines continuano a sbarcare ai margini continentali con la scusa di qualche pericolo esterno. Per non parlare delle interferenze statunitensi sui governi più deboli dell’Ue, tenuti letteralmente in ostaggio dalla Casa Bianca. I sapientoni di tutte le cattedre e le cadreghe straparlano di nazismo finanziario tedesco perché non conoscono né la storia né l’economia. Andrebbero sepolti, seduta stante, nei luoghi dove vengono invitati a seminare la loro zizzania da quattro soldi e trenta denari. Se l’Europa vacilla è perché gli Usa la vogliono claudicante. Lo ha raccontato perfettamente Francesco Meneguzzo in questo pezzo “Crisi Grecia: Atene come arma degli Usa contro la Germania” . Noi lo diciamo, solitari e inascoltati, da anni. Scrive Meneguzzo, a proposito delle sceneggiata greca, che si è trattato di: “Una manovra americana che rasenta la perfezione, una speculazione al ribasso destinata a un successo storico, a meno che la Germania tenga duro nonostante le impressionanti pressioni condotte anche dai soliti utili idioti delle sinistre europee: se alla Grecia verrà ristrutturato o tagliato il debito, la Germania subirà un salasso tale da mortificare qualsiasi speranza di ripresa sostenuta almeno nel breve termine, nonché qualsiasi ambizione extra-atlantica, anche perché è impensabile che possano contribuire significativamente altri paesi indebitati fino al collo come la Spagna e soprattutto l’Italia (e anche per la Francia avremmo qualche dubbio), mentre la Grecia rimarrà nell’eurozona, certamente vivacchiando ma lontanissima da tentazioni ‘strabiche’ verso Mosca o Pechino. Portando a una convivenza forzata e traballante, ma saldamente nel campo atlantico, e quanto più flebile sarà la voce della Germania, tanto più rapida e sicura sarà l’approvazione del trattato di partnership transatlantica (Ttip), nuova architrave del blocco occidentale e probabile gabbia e condanna per gli europei, tanto desiderata da Washington anche in chiave anti-russa e anti-cinese”. Più chiaro di così non si può. Alla Germania può essere elevata l’accusa di non aver saputo disegnare un destino generale meno angusto di quello burocratico-contabile attuale. Berlino è mancante di una visione strategica del futuro, pur avendo accumulato i mezzi industriali ed economici per proiettarsi sulla scacchiera geopolitica regionale e intrecciare intese fuori dai tradizionali schemi atlantici. Non è riuscita a creare un asse con le potenze confinanti (Francia e Italia) per rinnovare le sue alleanze internazionali ad Est. Errore imperdonabile per un Paese che ha tutte le potenzialità per accrescere la sua sfera egemonica e contribuire ai mutamenti dell’ordine mondiale, richiesti dall’epoca in corso. Ma gli altri cosa hanno fatto? Gli utili idioti degli Usa, come afferma Meneguzzo. Allora smettiamola di addossare tutte le responsabilità ai crucchi e dividiamoci le dosi di vergogna e incapacità come si conviene. A cominciare da noi italiani che vantiamo una classe dirigente talmente inetta da fare concorrenza a quelle dei regimi africani dei tempi coloniali.
 
Gianni Petrosillo (Conflitti e strategie)
 

Pegada: Patrioti Europei contro l'americanizzazione dell'occidente

 
 
 
 
PEGADA - Patriotische Europäer Gegen Die Amerikanisierung des abendlandes, in Italiano  "Patrioti Europei contro l'americanizzazione dell' occidente", è un movimento che sta raccogliendo ampi consensi nella società tedesca e capace di grandi mobilitazioni.  I recenti sondaggi effettuati dai media tedeschi, in cui veniva chiesto agli intervistati se il presidente Russo Vladimir Putin avesse dovuto partecipare al G7, hanno  avuto  in risposta una valanga di si. Esiste in Germania un malessere diffuso verso opzioni che possiamo definire "occidentali, in realtà dettate dagli americani, che si riversano negativamente sulla realtà sociale,  A questo disagio diffuso ha dato una concretezza politica "Alternative for Deutschland" che sta mettendo in crisi il sistema basato sull'antagonismo, o presunto tale,  tra Popolari e Socialisti, come avvenuto del resto in gran parte del continente. L'opinione pubblica tedesca condivide la posizione espressa in Europa  dal primo ministro ungherese Viktor Orban. Orban ha criticato la politica delle sanzioni dell’Occidente verso la Russia ed ha sostenuto che tale politica causa più danni all’Ungheria (ed agli altri paesi europei) che non alla Russia. “Questo si chiama spararsi un colpo sui piedi” ,ha testualmente detto Orban incitando Bruxelles a compensare i produttori ungheresi dei danni subiti per il veto della Russia alle importazioni di prodotti alimentari dai paesi della UE. Il presidente del parlamento ungherese  Laszlo Kover ha assimilato  la programmazione della Ue a quella stalinista, ha inoltre precisato di non condividerne i valori di riferimento. 
 

PEGADA - Patriotische Europäer Gegen Die ... - Facebook

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La distruzione del bel paese




 Il discorso pubblico, soprattutto quello politico, non è mai orientato alla verità. La sua funzione non è quella di spiegare ai cittadini l’azione e i risultati reali che un soggetto o gruppo di potere intende conseguire, se non in minima parte. La sua versione essoterica sta a quella esoterica nello stesso rapporto in cui le manifestazioni superfi
ciali dei fenomeni stanno all’essenza invisibile e alla concatenazione recondita degli stessi che solo con l’analisi scientifica approfondita è possibile cogliere e spiegare.
Esso, cioè il discorso pubblico, deve creare innanzitutto quelle forme di coinvolgimento generale per ottenere il sostegno dei vari settori sociali a puntellamento della propria opera. Del resto, essendo la Politica, quella che si dispiega in tutte le sfere collettive (economica, ideologica, culturale,ecc. ecc. quindi non solo nella sfera politica propriamente detta), una serie di mosse e di strategie per prevalere su agenti concorrenti con disegni più o meno affini (con insorgenza di alleanze temporanee) o del tutto antitetici (con scatenamento di conflittualità aperta e asserita) miranti a raggiungere degli scopi (di predominanza) quasi mai dichiarabili, è corretto che i suoi intendimenti restino coperti.
Tuttavia, c’è una bella differenza tra tenere nascosti elementi che se svelati porterebbero la strategia a fallire, mettendo a repentaglio la sicurezza del Paese e del raggruppamento in azione, e mentire spudoratamente sui propri propositi, fondare tutto sulla menzogna e sul raggiro dei meno riflessivi, ovvero avere in mente, già in partenza, un’assoluta mistificazione dei fatti, della situazione e dei propri progetti per interessi ristretti di corporazione o di cordata (senza comunque lesinare colpi di pugnale pure a chi sta accanto) a danno dell’intero Stato e corpo sociale.
Quando, per l’appunto, manca il disegno di ampio respiro, il fine ultimo che non giustifica i mezzi ma li forgia per l’esito agognato – il quale sarà sempre diverso da quanto elaborato astrattamente (eterogenesi dei fini) – oppure quando il fine medesimo coincide con la propria misera autoconservazione di consorteria, ottenuta anche a costo di una cessione totale della propria autonomia gestionale, a terze forze esterne (sia chiamino Ue o mercato globale a guida Usa) al contesto di riferimento, abbiamo l’incancrenimento delle istituzioni e degli apparati statali ed il saccheggio delle sue principali risorse che vengono divorate tra traditori autoctoni e controparti straniere.
Questo fa anche aumentare i famigerati vincoli esterni i quali sono lo sbocco naturale di tale sottomissione ad agenti internazionali che assicurando protezione ti svuotano definitivamente le tasche e la sovranità. Per di più i suddetti vincoli che rappresentano una vile subordinazione vengono persino esaltati in quanto consentirebbero alla nazione – questa è la vulgata della quale si servono i cialtroni che ci sgovernano – una condotta più confacente all’area culturale ed economica di riferimento.
Senza farla troppo lunga possiamo affermare che la descrizione fatta coincide perfettamente con quanto sta accadendo in Italia. Parlino uomini di destra o di sinistra, con la loro propaganda in lingua estera o in vernacolo della Brianza, l’inganno non cambia. Sono due anni che lo Stivale è governato da quisling scelti direttamente al di fuori dei nostri confini con l’assenso di tutti i partiti dell’arco costituzionale. Ormai sono scomparsi gli uomini politici e sono apparsi i sensali di cricche globaliste, dietro le quali si celano potenze occidentali con i loro specifici interessi, che puntano a spartirsi l’Italia e i suoi tesori. L’accelerazione verso il massacro è stata impressa dal Presidente della Repubblica che ha scelto i suoi premier e i suoi ministri per calcoli occidentali, laddove Occidente significa innanzitutto Stati Uniti.
Il prossimo passo, peraltro dichiarato con la solita faccia di tolla, è il completamento di quell’operazione di fagocitazione delle nostre imprese di punta riuscito solo parzialmente nell’epoca delle grandi dismissioni e degli stravolgimenti giudiziari, agli inizi degli anni ’90. Il governo Letta resterà in carica fino a che non si sarà concretata questa svendita e non avrà sistemato ai vertici delle partecipate del Tesoro personale compiacente alla liquidazione. L’esecutivo delle ex larghe intese regge unicamente per questa ragione. Renzi e Napolitano giocano dunque allo stesso tavolo di trucchi e bluff. Come scriveva ieri il sito Dagospia: …Sono le nomine nelle grandi società partecipate dallo Stato ad essere l’oggetto del desiderio di Matteo Renzi. Il segretario del Pd ha ben chiaro che presidenti e amministratori delegati di società come Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste valgono ben più di un ministro, per la loro capacità di orientare le scelte di politica industriale, per il serbatoio di assunzioni che ancora garantiscono pur in un momento di crisi e per la massa di investimenti (quasi 50 miliardi l’anno) che hanno capacità di trasferire al sistema delle imprese dei fornitori.” Il nuovo corso dell’Italia puzza di stravecchio. Ecco un lampante esempio di discorso pubblico di rinnovamento le cui premesse incantatorie fanno il paio con i futuri risvolti ingannatori. L’Italia non è ad un bivio, tra Renzi ed i suoi finti avversari di centro-destra, essa è completamente al buio.

di Gianni Petrosillo
da "conflitti e strategie".

L' Europa e il nemico dell' ovest






 
Chissà perché l’ineffabile Matteo Renzi si sia dato, a suo tempo, tanto daffare per garantire all’Italia la “poltrona” europea della politica estera. Una politica estera europea, infatti, non esiste. Come, d’altro canto, non esiste l’Europa come entità politica, ma soltanto una “Unione” con funzioni meramente economiche (o, forse, antieconomiche).
Sia come sia, facc
iamo finta – per un momento – che, al posto di questa invertebrata Unione Europea, ci sia una Europa vera, e cerchiamo di disegnare una sua politica diplomatica. Una politica diplomatica “nostra” – beninteso – cioè fatta nell’interesse dell’Europa, e non in quello degli Stati Uniti d’America. Esattamente come una politica economica “nostra” dovrebbe tutelare gli interessi europei e non quelli americani.
Ipotizziamo, dunque, l’esistenza di una Unione genuinamente, egoisticamente europea, con la sua politica economica europea, con la sua politica diplomatica europea, con la sua politica di difesa europea. Una Unione, in altri termini, che sia l’esatto opposto dell’odierna cosiddetta Unione Europea.
Orbene, cosa avrebbe dovuto fare – questa Unione europea – di fronte al cambiamento epocale che, vent’anni fa, vide la fine dell’Unione Sovietica e la nascita di una Federazione Russa che non voleva più “esportare” il comunismo ad ovest? Semplice: avrebbe dovuto stringere un’alleanza di ferro con questa nuova Russia, avrebbe dovuto raccordare la sua economia con quella russa, avrebbe dovuto armonizzare la sua difesa con quella russa, soprattutto in previsione delle nuove minacce che iniziavano a profilarsi a sud: a sud dell’Europa e, simultaneamente, a sud della Russia, nella Ciscaucasia musulmana. D’altro canto, oltre ad essere l’alleata naturale dell’Europa, la Russia era ed è il partner economico naturale dell’Europa. Anzi, le due economie sono complementari, si integrano a vicenda e – insieme – costituiscono un unicum che le renderebbe autosufficienti, potenzialmente autarchiche – mi si passi il termine – e tali da poter restare immuni dal ricatto della globalizzazione economica (e finanziaria) con cui gli Stati Uniti d’America vogliono imporre la loro supremazia al mondo intero.
La Russia non è un paese come altri, è un gigante che abbraccia la parte più orientale dell’Europa e tutta l’Asia settentrionale, fino al Mar del Giappone. Un gigante che è, tra l’altro, il primo produttore mondiale dell’unica materia prima che manca all’Europa, il petrolio. Ecco perché una grande alleanza euroasiatica (e non euroafricana, come auspicano gli arabi) sarebbe senza dubbio la prima entità politica ed economica (e in un futuro forse anche militare) del globo.
Ma… c’è un “ma”. Gli Stati Uniti hanno il preciso interesse che ciò non si realizzi. Hanno affrontato due guerre mondiali ed una terza lunghissima guerra “fredda” al solo scopo di poter liberamente scorrazzare sui mercati europei e poi su quello russo; e adesso – dopo aver costretto alla resa anche la superpotenza sovietica – non sono certo disponibili ad assistere inerti al rafforzamento, anche soltanto economico, di quelle nazioni destinate a diventare delle semplici praterie di un nuovo Far-West planetario.
Ecco che si sono inventati una canagliesca campagna di accerchiamento della Russia; una Russia – si badi – non più ostile al cosiddetto “Occidente”, che non minaccia nessuno e che, anzi, garantisce che il fondamentalismo islamista non valichi il Caucaso e non aggredisca l’Europa anche da est. Contro Mosca è stato tentato di tutto: il sostegno ai fondamentalisti caucasici attraverso i generosi finanziamenti dei pii musulmani produttori di petrolio, la sanguinosa provocazione di una Georgia che minacciava la pulizia etnica contro la minoranza russa presente entro i suoi confini, il linciaggio mediatico internazionale per il divieto alla propaganda omosessualista, e persino la ridicola crociata in favore delle Pussy Riot (volgare ma letterale traduzione: fiche in rivolta) che la stampa occidentale, evidentemente, avrebbe voluto libere di sculettare seminude sugli altari delle Chiese.
Ultima tragica invenzione dei servizi segreti americani (e di certe “organizzazioni non governative” che svolgono una funzione parallela) è stato il colpo-di-Stato antidemocratico in Ukraina. Un colpo-di-Stato – si badi bene – organizzato contro un Presidente eletto democraticamente (dopo aver sconfitto nelle urne il candidato filoamericano) e che veniva poi abbattuto da una brutale sollevazione armata. Una sollevazione che i media “occidentali” hanno gabellato come la spontanea rivolta di un popolo che anelava ad entrare nell’Unione Europea; ma che invece, molto più prosaicamente, sarebbe stata organizzata e finanziata dagli americani, con una cifra da capogiro – secondo le rivelazioni dell’ex agente della CIA Scott Rickard – pari a 5 miliardi di dollari.
Ma, fin qui, nulla di particolarmente strano. È comprensibile che gli USA abbiano fatto carte false per difendere i loro interessi. È invece del tutto incomprensibile, addirittura inconcepibile che i paesi europei si siano disciplinatamente, supinamente, bovinamente accodati agli americani, fingendo di credere alla ricostruzione ufficiale dei fatti ukraini ed associandosi a delle sanzioni che per l’economia europea (ed italiana in particolare) sono una vera e propria autoflagellazione masochistica. E siamo ancora a niente, perché ci sono ambienti americani che spingono per andare oltre le sanzioni, fino alla guerra. E noi, ancora una volta, a belare obbedienti. Nessuno tra i capi di governo europei ha avuto il coraggio di dire un’acca, di opporsi a quelle incredibili sanzioni, e neppure – men che meno – di raccomandare al pacifista Obama di non andare troppo oltre con le provocazioni, di evitare i passi più azzardati che potrebbero sfociare – Dio non voglia – in un conflitto dagli sviluppi imprevedibili.
La verità è che l’Europa – nella strategia globalista americana – dovrebbe rinunziare alle comode forniture di petrolio e gas russi, per acquistare il nuovo petrolio sintetico prodotto dagli Usa – lo “scisto” – da far giungere nei nostri oleodotti attraverso i costosissimi trasporti marittimi che ne farebbero lievitare a dismisura il prezzo.
E noi – cornuti e contenti – giù a battere le mani, ad osannare la “fermezza” di Obama, ad ospitare sui nostri media la propaganda di guerra del regime collaborazionista ukraino, e naturalmente a subire anche gli “effetti collaterali” di questa incredibile politica sanzionistica contro Mosca. Effetti collaterali che hanno riguardato, in particolare, l’interscambio italiano con la Russia (che nel 2013 sfiorava i 27 miliardi di euro), penalizzando fortemente alcuni settori economici, dall’agricoltura al turismo.
A fronte di questo incredibile bellicismo contro la Russia, la diplomazia americana (con la fotocopia europea) si mostra estremamente comprensiva verso chi minaccia concretamente l’Europa: il fondamentalismo islamico. Hanno iniziato una ventina d’anni fa, subito dopo la creazione dell’Unione Europea: “Qualcuno” ha indirizzato verso l’Europa flussi sempre crescenti di immigrati musulmani, imponendo all’Unione e agli Stati-membri di accoglierli stabilmente, pena l’accusa di razzismo, nazismo e tutto il resto dei fantasmi della “memoria”. Poi “Qualcuno” ha cominciato ad organizzare e a finanziare “primavere arabe” e “rivoluzioni colorate” contro i governi arabi laici (e amici dell’Europa): contro la Tunisia di Ben Alì, contro la Libia di Gheddafi, contro l’Egitto di Mubarak, contro la Siria di Assad. “Qualcuno” al di là dell’Atlantico, naturalmente; e “Qualcuno” nei paesi arabi più reazionari e antidemocratici (ma fedeli alleati e soci in affari dei petrolieri texani), là dove le donne non possono neanche guidare la macchina e gli omosessuali rischiano la decapitazione.
I frutti avvelenati di questa crociata “democratica” sono sotto gli occhi di tutti: si va dall’anarchia istituzionalizzata in Libia fino alla proclamazione di uno Stato terrorista – l’ISIS – su parte del territorio di due Stati sovrani: la Siria e l’Iraq. Uno “Stato” fantasma che potrebbe essere raso al suolo in quattro e quattr’otto, ma che gli americani vogliono conservare, in ossequio ai desiderata dei loro alleati regionali: Israele, l’Arabia Saudita, il Qatar e tutti gli altri sostenitori della sporca guerra contro la Siria. Il Presidente a stelle e strisce lo ha praticamente ammesso, quando ha dichiarato che «la mia priorità è assicurarmi che le posizioni guadagnate dall’ISIS in Iraq siano riportate alla situazione precedente». Avete capito? Non distruggere l’ISIS, ma «riportarlo alla situazione precedente», contenerlo entro un certo confine, evidentemente stabilito da “Qualcuno” che ha deciso l’amputazione di due Stati sovrani e la creazione di una terza entità statale assolutamente illegittima.
Intanto, mentre un altro pezzo di Iraq – il Kurdistan – sta andandosene per i fatti propri, Israele scalda i motori (e spara) nel sud del Libano. Il Libano è il prossimo Stato di cui è stata decretata la frantumazione (vedrete cosa succederà nei prossimi mesi) per creare due o tre staterelli, più o meno coincidenti con le sue componenti etnico-religiose. È – si dice – un vecchio disegno di Israele e della sua aggressiva politica diplomatica: cancellare le grandi nazioni mediorientali (Arabia Saudita esclusa) e, al loro posto, dar luogo ad una minuzzaglia rissosa, divisa da rivalità etniche e contrapposizioni religiose. L’America di Obama sembra completamente succube di questo disegno, vocata soltanto a ratificare i desiderata di israeliani, sauditi, qatarini e soci minori.
L’Europa, a sua volta, è completamente appiattita sulla politica americana: manda i suoi aerei a bombardare i propri amici (come è successo in Libia) e spedisce le sue “organizzazioni non governative” a sostenere i nemici di Assad. I frutti di questa politica sono sotto gli occhi di tutti. Di noi italiani in particolare: abbiamo visto in diretta tv il linciaggio di Gheddafi, consegnato ai mercenari qatarini; abbiamo visto il via libera agli scafisti per riprendere in grande stile l’invasione migratoria verso la Sicilia; e vediamo, proprio in questi giorni, la proclamazione di un Califfato da qualche parte in Libia, a poche braccia di mare dalle nostre coste.
Nessun leader europeo – però – si arrischia, non dico a protestare, ma anche soltanto ad eccepire qualcosa. Neanche Angela Merkel, che evidentemente è capace di fare la voce grossa soltanto con la piccola Grecia. Sono tutti allineati e coperti, in adorazione della Grande Alleata, pronti a fare la guerra al cattivone Putin e a dare una pacca sulle spalle a quei mattacchioni del Califfato.
Anche per la politica estera, dunque, questa pseudo-Europa è una semplice colonia degli Stati Uniti d’America. Esattamente come per la politica economica, con i risultati che tutti conosciamo.
                   
                                                                                                                                        di Michele Rallo





La democrazia sostitutiva


Il potere dello Stato, oggi, è in gran parte diventato un potere accessorio o subordinato. Coloro che detengono il potere reale appartengono a un cenacolo al di fuori dello Stato e anche al di fuori del territorio. Questi cenacoli contano molti nominati o cooptati che eletti. E sono loro che decidono. E’ una delle cause della crisi della democrazia rappresentativa, che sarebbe meglio chiamare altrimenti democrazia sostitutiva, poiché sostituisce alla sovranità popolare l’unico potere dei suoi presunti rappresentanti”.
Alain De Benoist

A Legnano i comuni d'Italia cominciarono a sentire la prima solidarietà,cancellando lo spirito settario, nel nome dell'Italia

 
AURORA DI SPIRITI RIDESTI. In questa ora solenne, il nuovo giuramento rievocante quello di Pontida, unisca tutti i cuori in una sola volontà. Dalla piazza di Trento, Dante Alighieri chiama a se' il figlio che morì per non morire: Cesare Battisti, l'annunziatore infallibile. Dalla piazza di Trieste, Giuseppe Verdi ispira la melodia trionfale che solleva laggiù, a Pola, dalla Fossa degli Impiccati, il cuore eroico di Nazario Sauro. O fede tenuta nell'ombra, ribattezzata nel sangue, custodita nella sventura come l'intatta spada nella guaina, rifulsa come l'alta lampada del faro tra nembi e marosi. Le sante milizie che i Comuni della Lega strinsero intorno al Carroccio, in una volontà di Vittoria, in un voto di morte, rivissero popolando di Eroi le desolate nudità del Carso, le contrastate rive del Piave, le aspre giogaie trentine. Sul giuramento di Pontida, la Patria riconiò il nuovo patto di fede. A Legnano i comuni d'Italia cominciarono a sentire la prima solidarietà, affinché, nelle officine e nei campi e fra il popolo si imparasse a mortificare e a cancellare lo spirito settario, nel nome d'Italia. Legnano fu grande, perché assai grande era l'Idea di Roma, sede del pensiero universale, erede del passato di gloria, tempio della preghiera, di quella che da diritto agli uomini di elevarsi fino a Dio. PASSEREMO!