OxyContin il farmaco che manda avanti l'America


 Gli Americani ne consumano tonnellate ogni anno. L' ossicodone è un oppioide agonista con potenza elevata superiore alla morfina (2-4 volte) appartenente al gruppo dei fenantreni. La dipendenza fisica da OxyContin è una condizione che crea nel soggetto sindrome da astinenza se il farmaco viene sospeso improvvisamente. A causa della proprietà di OxyContin di creare grande dipendenza fisica, la sua astinenza può essere molto grave. I sintomi posso variare, benché principalmente siano: midriasi, nervosismo, irrequietezza, atroci dolori muscolari e ossei, movimenti involontari delle gambe, insonnia, picchi caldo-freddo, eccessiva sudorazione, rinorrea e lacrimazione degli occhi, pelle d’oca, dissenteria, palpitazioni, depressione. L’intensità dell’astinenza da OxyContin è simile a quella da eroina. I sintomi da astinenza possono durare fino a una settimana e possono essere molto sgradevoli sia dal punto di vista fisico che mentale. Affrontare l’astinenza da OxyContin rappresenta un’esperienza davvero difficile. Tentare di disintossicarsi dall’OxyContin senza l’aiuto professionale medico può essere un’idea disastrosa; può determinare un serio danno alla salute se si tenta l’approccio fuori da una struttura adeguata. Ogni soggetto che mostrasse qualsiasi sintomo da astinenza da OxyContin dovrebbe cercare un aiuto professionale.
I farmaci contenenti ossicodone sono commercializzati singolarmente come Oxycontin in dosaggi da 5 fino 80 mg.

Il ricordo di Francesco Cecchin "non rispetta gli standard della comunità di Facebook".


Per chi non lo conoscesse Francesco Cecchin era un giovane militante del Fronte della Gioventù. Nella notte tra il 28 e 29 maggio 1979, dopo essere stato inseguito da due persone arrivate in zona a bordo di una Fiat 850 bianca, fu trovato gravemente ferito in un cortile condominiale del quartiere Trieste di Roma, dopo essere stato percosso e scaraventato, tramortito, oltre un parapetto. Cecchin morì il 16 giugno 1979 dopo diciannove giorni di coma. Ad oggi nessun colpevole è stato assicurato alla Giustizia, anche grazie alle lacunose indagini effettuate all'ora, come descritto nella sentenza della Corte di Assise di Roma del 23 gennaio 1981, che testualmente afferma:
« È convinzione della Corte che, nel caso di specie, non si sia trattato di omicidio preterintenzionale, ma di vero e proprio omicidio volontario. »

Un vecchio post sul mio profilo personale  del 16 giugno 2011, lo vedete nella foto, evidentemente segnalato all'attenzione dell'amministrazione del social network, è stato valutato come irrispettoso degli standard della comunità di Facebook.   
Quali standard, mi sono chiesto? Nessuno di quelli contenuti nella informativa sulla policy del Social, così come pubblicata. Ho quindi inviato una nota e chiesto che il post venisse ripristinato. Un vecchio manifesto che ricordava la fine tragica di questo ragazzo, una frase, un'aquila, una spada, una croce, niente che possa violare i cosiddetti "standard della comunità di Facebook".  
 Cosa succede quando un contenuto su Facebook viene segnalato dagli utenti ai responsabili del social network.  Quando un post, o una fotografia, viene denunciato come inappropriato?  Chi decide se hai violato oppure no gli standard della community?  Se il tuo contenuto sia conforme lo decidono a Menlo Park, Dublino, Austin,  e Hyderabad (India). Una grave dose di lavoro, che può portare a commettere degli errori.  I team predisposti da Facebook sono quattro, ognuno con una area di interesse ben definito: pornografia e spam; sicurezza(vandalismo, violenza grafica, stupefacenti, minacce ritenute credibili); molestie e incitamento all'odio. Infine l'Access Team, la squadra che si occupa di hacker, cracker e account fasulli.
Non mi sembra che il contenuto di cui stiamo trattando, in alcun modo, possa rientrare nei casi d'interesse di questi quattro team tematici.
I quattro dipartimenti  devono verificare che che i contenuti segnalati siano reali violazioni delle policy interne, ma anche dello Statement of Rights and Responsibilities o degli standard adottati dalla comunità social. Il Support Team di Facebook deve così avvisare i singoli soggetti, che possono rivolgersi ad una seconda squadra di tecnici per presentare eventuale ricorso. Questo ultimo passaggio risulta piuttosto lacunoso.Quando  i contenuti  poi contrastino norme di legge le informazioni utili per la prevenzione di crimini saranno condivise con i vari dipartimenti di polizia. O su specifico ordine firmato da un giudice.
Infine  occorre chiedersi  in quale  modo questo post, in ricordo di un giovane, che per la giustizia italiana è stata la vittima di un omicidio volontario (repetita iuvant), può essere interpretato come non rispettoso degli standard di una comunità, la quale afferma di  essere dalla parte delle vittime di violenza ed invece ne elimina  il ricordo. Chissà se ad Hyderabad o ad Austin saranno in grado di rispondere? 
  

 






San Pietroburgo la città amata da Puskin e da Putin

 



In tutta la Russia il presidente Putin è ormai un brand, lo è soprattutto a San Pietroburgo, la città in cui è nato, ha studiato e che conosce bene anche sul piano amministrativo. Putin è stato infatti uno dei maggiori collaboratori  di Anatoli Sobciak, sindaco di Leningrado, protagonista nella sua guida della città della realizzazione  di un programma di riforme radicali nel campo politico ed economico. E' Sobciak il promotore del referendum per restituire alla città il nome di San Pietroburgo.  Durante questo periodo Putin introduce la borsa valutaria, apre le aziende cittadine ai capitali tedeschi, cura ulteriori privatizzazioni delle ormai inservibili strutture economiche sovietiche, e diventa vice-sindaco. La città sul mar Baltico ha sicuramente una vocazione turistica e culturale,  la sua costruzione è il frutto del genio dell'architettura europea.  Architetti italiani, tedeschi e francesi collaborarono con colleghi russi pieni di talento per produrre quella che l’Encyclopædia Britannica definisce “una delle più splendide e armoniose città d’Europa”. Ospita l'Hermitage, il museo più grande del mondo, forse il più bello, è stato calcolato che se si dedicasse un minuto a ciascun oggetto esposto nelle centinaia di sale, ci vorrebbero anni per completare il giro.  Nel  Teatro Mariinskij ci si può sedere sotto splendidi lampadari di cristallo, circondati da pareti scintillanti, la cui doratura richiese quasi 400 chili di oro. In questo ambiente si può assistere ad alcuni dei più bei balletti del mondo. Oltre due milioni di persone al giorno prendono la metropolitana per spostarsi tra le oltre 50 stazioni, distribuite su un percorso di quasi cento chilometri. Quello di San Pietroburgo è il distretto amministrativo più grande di Europa, un terzo della popolazione della Russia vive qui. La finestra della Russia sull' Europa, ma anche sul corridoio nordico che per secoli ha visto interagire Danesi, Svedesi, Tedeschi e Russi.  San Pietroburgo è sicuramente una città amata, da sempre,  così scriveva Aleksander Puskin: “T’amo, creatura di Pietro, / amo il tuo grave ed armonioso aspetto, / il regale corso della Neva, / delle sue rive il granito”.  Oggi amata soprattutto da Putin, che da nuovo impulso al ruolo storico della città, ma anche dai suoi cittadini, a giudicare dalla pulizia delle sue strade e dagli spazi verdi ben curati.  Città sicura per i turisti che vi si recano, oggi soprattutto cinesi, brasiliani, iraniani. Visto anche le incomprensibili politiche adottate dai paesi dell'occidente americanizzato,  aderenti alle Ue, che hanno intrapreso sanzioni economiche nei confronti della Federazione Russa, provocando contro misure. Tali politiche  producono danni economici ingenti alle economie dei paesi di tutta l'area Ue, in settori importanti della loro produzione. Questa situazione, generata da decisioni incoerenti con gli interessi continentali, ha provocato una situazione tale che la Russia, in coerenza con le sue relazioni internazionali, ha facilitato  l'ingresso per alcuni paesi, mentre un visto d'ingresso rimane necessario da e per i paesi europei. Da questo mese inoltre, entrando in vigore il nuovo regolamento dell'Unione Europea, i cittadini Russi dovranno depositare anche le loro impronte digitali, al momento della richiesta di visto. Se una buona parte del turismo russo si è spostato dalla Versilia alle spiagge di Antalya   è perché non c'è richiesta di visto tra Russia e Turchia. 
 
L'umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non ci sarebbe più nulla da fare al mondo. Tutto il segreto è qui, tutta la storia.
Fëdor Dostoevskij

Io bambino di Kobanê accuso e accuso te Occidente.

 
Ayn al-Arab (in arabo: عين العرب‎, ʿAyn al-ʿArab, fonte degli Arabi, in curdo: کۆبانی‎‎, Kobânî / Kobânê) è una cittànel nord della Siria di circa 54.000 abitanti, nell'attuale Kurdistan siriano (in lingua curda Rojavayê Kurdistanê e in arabo: کوردستان السورية‎, Kūrdistān al-Sūriya, o più genericamente, Rojava, "ovest" in curdo), situata nei pressi della frontiera con la Turchia. Secondo il censimento del 2007, ha una popolazione di 54 681 abitanti ed è abitata da curdi, arabi, turcomanni e armeni, in base a una stima del 2013.Il nome della città deriva da quello di una società tedesca che, nel secondo decennio del XX secolo, costruì sul sito una delle stazioni della ambiziosa ferrovia Berlino-Baghdad.[2] Rifugiati armeni cristiani, scampati ai massacri dei Giovani Turchi ottomani in Anatolia, fondarono un villaggio nelle vicinanze della stazione già nel 1915 e qui furono subito raggiunti da curdi musulmani che vivevano nelle aree circostanti. I Curdi Siriani, vivevano una vita tranquilla, rispetto alle altre realtà in Irak, e soprattutto in Turchia. L'intesa tra la minoranza Curda e il governo siriano era buona. 
Perché allora oggi nel 2015 un bambino di Kobane giace riverso, senza vita, su di una spiaggia turca?
Nel 2012 Gli Stati Uniti di America, nel perseguire i loro piani espansionistici decidono che è il momento di un cambio di regime in Siria. In accordo con i loro alleati regionali, principalmente con Arabia Saudita e Qatar, sostengono, organizzano ed armano il cosidetto Siryan Free Army, principalmente rappresentato da Jabhat al-Nuṣra, gruppo islamista legato Al Qaeda. ed operativo in Siria a fianco di Daesh, che noi conosciamo con l'acronimo Isis. I piani americani ottengono l'entusiastico (sic) consenso dei paesi dell'occidente americanizzato di cui insieme all'Inghilterra si fa portavoce il presidente francese Hollande.
La salmeria mediatica occidentale, compreso tutti i mezzi di informazione italiani, lancia una grande campagna tesa alla criminalizzazione del presidente siriano Assad, accusato di tutte le peggiori nefandezze possibili. Agli osservatori più attenti, iniziava a non sfuggire il fatto, che questi pretesi ribelli siriani non erano altro che fanatici tagliagole. Occorreva un casus belli, nel 2013 il presidente americano Obama  parla alla stampa. Accusa il regime di Assad e conferma la scelta di attaccare, nel 2013 la Nato posiziona missili Patriot al confine con turco siriano per impedire il sorvolo del territorio da parte dell'aviazione siriana. Decine di migliaia di miliziani di Al Nusra, addestrati in Arabia Saudita  si riversano sulla Siria e ne conquistano la parte Nord del paese, che nel 2014 entrerà a far parte dello Stato Islamico dell'Irak e del Levante.Il casus belli per muovere guerra alla Siria gli americani lo troveranno sollevando la questione  dell'uso di armi chimiche da parte del governo siriano contro la popolazione civile ( sic). Susan Rice, consigliere per la Sicurezza nazionale, su Twitter scrive: “La questione è solo come punire Assad”. E anche il premier britannico David Cameron sostiene le dichiarazioni del presidente: “Comprendo e sostengo la posizione di Barack Obama sulla Siria”, ha scritto sul sito di microblogging. Tutti i media di servizio indicano al mondo la figura del mostro Assad che gasa la popolazione civile e che come afferma la Rice "va punito".
Era tutto pronto per esportare la democrazia in Siria, si allargava però il fronte del dubbio su questi presunti alleati rappresentanti della "Siria libera", soprattutto grazie ai racconti di prigionieri, presi in ostaggio dagli islamisti, i quali tornando a casa iniziarono a raccontare una versione diversa da quella della propaganda. Racconti di atrocità terribili compiute dagli "alleati" di Obama in Siria.
 La macchina della guerra era comunque pronta a scattare se non ci fosse stato l'intervento della Federazione Russa. I Russi in sede ONU produssero prove inconfutabili, rilevate dal sistema satellitare, che escludevano la possibilità di ogni responsabilità dell'esercito siriano nell'uso di sostanze chimiche nel conflitto in cui era ed è impegnato a difesa della Patria. Di più gli episodi di cui trattasi dovrebbero aver avuto come protagonista miliziani Daesh (ISIS), venuti in possesso tramite l'Arabia Saudita di armi chimiche di fabbricazione statunitense, il lancio di questi gas, sarebbe accaduto principalmente per la mancanza di preparazione di questi miliziani nell'utilizzo di tali armamenti. Fatto sta che la gioiosa macchina da guerra americana si scontrò contro un muro di verità, e il suo comandante in capo Barak Obama dette una bella smusata. Intanto Kobanê, ai primi di ottobre del 2014 era stretta d'assedio dalle forze dell'ISIS che si muovevano da sud e da ovest finché, penetrate nei sobborghi della città, sono state costrette a combattere casa per casa dai resistenti curdi, giungendo il 12 ottobre a conquistare l'80% circa dell'intera area urbana prima di essere costrette a un parziale arretramento a causa dell'efficace contrattacco dei curdi di ambo i sessi che giorno e notte difendono la città, armati e sostenuti dal governo siriano.e dall'esercito siriano che con grandi sacrifici e senza copertura aerea (interdetta dai missili NATO) era riuscito ad arrivare a 30 km da Kobanê. La responsabilità della morte del bambino di   Kobanê, e delle altre decine di migliaia di bambini siriani è di chi ha portato l'inferno in Siria. Il sogno faustiano dell'occidente, che promette sempre il bene, ma realizza sempre il male, questo è il bambino di Kobanê..

Dipingere gli Ungheresi come deportatori di disperati in cerca di asilo e costruttori di muri contro l’umanità è storicamente, moralmente e geograficamente ridicolo.





La corsa all’identificazione dell’Ungheria come nido di egoismo e nazionalismo, non conosce sosta. Prende fiato solo per puntare il dito contro l'ultimo paladino dell’autoconservazione, sempre più sulla gogna mediatica: la Gran Bretagna antieuropeista.
Viene da sé: chi non si appiattisce al bon ton politico che dispensa condanne e assoluzioni morali secondo uno standard unico, viene messo alla porta o meglio sul pubblico patibolo.
Dell’Ungheria di cui non si parlava dai tempi di Puskás, oggi si riempiono i giornali. Mai in epoca moderna si era discusso tanto del confine serbo-ungherese, che a fronte di un grande rilievo storico, ai più risulta difficile da collocare anche geograficamente. Il motivo è semplice. Se si parla di muri e immigrazione, le luci della ribalta brillano sempre.
L’asse balcanico del traffico di umani è una realtà conclamata. A fianco dell’autostrada mediterranea che traduce milioni di indigenti, si è consolidata la nuova via dell’immigrazione illegale e della compravendita di disperazione: quella che parte dalla bucherellata Grecia e dalla doppiogiochista Turchia per entrare nell’Unione Europea da sud est.
Ciò che arriva direttamente da Bulgaria e Romania, interne alla UE, ovviamente non fa notizia. Soprattutto dalla Bulgaria che con la Turchia (e l’Asia) divide anche una frontiera di terra. Da quando con la guerra del Kosovo il passaggio tra Mar Nero e Adriatico può contare sulle connivenze di Pristina e Tirana per inquietanti traffici euro-asiatici, a nessuno interessa che se ne parli. All’occhio indignato del benpensante europeo, importano solo i muri e i fili spinati.

Vediamo meglio.
Il filo spinato steso sui 200 km (scarsi) di frontiera serbo-ungherese ha creato un allarme politico malizioso quanto sproporzionato. In prima pagina ci sono Seghedino (l’ungherese Szeged) e la località di Roszke, posizionate proprio sul confine ma in realtà linea mobile di equilibri geopolitici millenari. Sulle piane fertili oggi oggetto di ossessive attenzioni giornalistiche, per secoli si sono alternati Ungheresi, Asburgo, Ottomani e principi serbi, spostando ora sotto, ora sopra, le rispettive sfere d’influenza.
 
 
La terra fra Subotica e Roszke è un'eterna frontiera, ben al di là della demarcazione attuale fra Ungheria e Repubblica Serba. Fosse per questo anzi, non ci sarebbero ostilità particolari, perfino considerando l’ingresso di Budapest nella UE (votò solo il 44% degli aventi diritto!) e nella NATO.
La provincia serba che confina con l’Ungheria è la Voivodina, area a forte presenza magiara e culla di istanze di autonomia da Belgrado mai rinnegate. Tra Serbia del nord e Ungheria del sud ci sono meno differenze culturali di quanto si possa immaginare. Tutta l’area, allargata fino alla Transilvania, rientra in quella landa europea di confine che fino al diciassettesimo secolo ha fatto i conti con l’espansione turca, pagandone spesso col sangue le conseguenze. 
Dipingere gli Ungheresi come deportatori di disperati in cerca di asilo e costruttori di muri contro l’umanità è storicamente, moralmente e geograficamente ridicolo.
Il filo spinato che oggi corre intorno al sonnacchioso fiume Tisza avrebbe potuto essere posizionato qualche centinaio di km più a Sud, tra Serbia e Macedonia o tra Macedonia e Grecia, senza intaccare minimamente le radici del ragionamento: se l’Europa vuole esistere, deve riconoscersi in un’identità. Quale che sia, ogni identità comporta di per sé il concetto di mantenimento.

A prescindere dalle motivazioni ideali, la decisione ungherese di costruire una barriera e di militarizzare la frontiera, va letta comunque alla luce di un’esigenza pratica. Roszke è collegata alla Repubblica Serba (Subotica ma soprattutto la non lontana e importante Novi Sad) con una grande autostrada, una ferrovia e un importante affluente del Danubio. Tutta la regione, agricola e pianeggiante, consente spostamenti rapidi e penetrazioni facili senza ostacoli naturali. Nella totale assenza di una politica comune europea, Budapest si limita a fare il suo. Ci s’indigna per un rotolo di filo spinato a Roszke, ma si sorvola sul muro tra Texas e Messico nell’America di Obama. La stessa America che per ragioni di sicurezza ha costretto miliardi di persone a rifare il passaporto. Il mondo è strano.
In realtà c’è dell’altro. Il motivo per cui l‘Ungheria siede spesso sul banco degli imputati è essenzialmente politico.
Già nell’occhio della critica da alcuni anni, Budapest è sorvegliata speciale e inserita per default tra i ribelli alla macchina d’integrazione bancario-germanica.
Fidesz e il leader Viktor Orban sono l’antitesi del politically correct europeo. Nemmeno l’Austria di Haider riuscì a farsi tanti nemici.
Il “muro” al confine è solo l’ultima delle polemiche pretestuose alimentate in tempi recenti. Più di tutti hanno potuto gli emendamenti alla Costituzione dal 2011 in poi, bollati come confessionali, clericali e liberticidi perché in controtendenza rispetto alle linee guida di un’Europa che per non offendere le sensibilità altrui, rinnega perfino le proprie origini cristiane. Le politiche sul matrimonio, sull’adozione e sui diritti di coppia sono state rigettate dalle democrazie europee così come il rilievo dato alla religione cattolica e le norme che hanno messo il partito comunista fuori legge.
Non è solo questione di punti di vista. Il tutto andrebbe forse letto alla luce della storia ungherese, che più di altre può insegnare il senso della libertà e il prezzo che si è disposti a pagare per difenderla.
A questo proposito il destino ha una sua ironia. Proprio l’Ungheria che si ribellò ai carri sovietici del ’56, oggi guarda alla Russia di Putin con uno slancio ideale fortissimo. Forse è questo che irrita più di tutti Bruxelles, preoccupata sia come riferimento per le istituzioni europee che come sede NATO.
Impossibile non annotare però che il dito puntato oggi contro Budapest appartenga a coloro che nel ’56, quando l’Ungheria difendeva col sangue la libertà d'espressione e la vita, si sono girati dall’altra parte.
 
La morale è un treno periodico che corre spesso su un doppio binario.
(di Giampiero Venturi

 
 

La Russia scende militarmente in campo contro l'ISIS: in Siria uomini ed aerei

 
Lavrov: L'esercito siriano è la forza più efficace sul terreno nella lotta contro il terrorismo
Il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, ha dichiarato che la minaccia terroristica è considerata come una delle sfide più importanti del mondo.
Nel suo tradizionale discorso davanti agli studenti dell'Università degli Studi di Relazioni Internazionali del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, Lavrov ha sottolineato che l'esercito siriano è la forza più effic
ace sul terreno nella lotta contro il terrorismo.
Lavrov ha aggiunto che bisogna cercare le radici del terrorismo in Medio Oriente e non distorcere la verità.

La Russia ha inviato aerei da guerra e un contingente militare in Siria, lo si apprende da fonti diplomatiche russe che confermano anche che gli aerei avranno sede permanente in una base nei dintorni di Damasco.
La Russia, dopo l’Iran, entra ufficialmente nel conflitto a fianco della Siria contro lo Stato Islamico. L’obbiettivo degli aerei russi e del contingente militare dovrebbe essere offensivo e avere come target  lo Stato Islamico e tutti quei gruppi terroristici che combattono contro il legittimo governo siriano. La mossa russa scombussola anche i piani  in particolare di Turchia, occupata più che altro nel regolamento dei conti con i Curdi,  e Qatar che nelle scorse settimane avevano raggiunto un accordo per appoggiare militarmente i terroristi siriani. La mossa russa spiazza notevolmente anche i paesi dell'area come  Israele che ha sinora dimostrato un'azione equivoca nei confronti dei terroristi ISIS, mettendo a disposizione ambulanze per il soccorso dei feriti.  In difficoltà l’asse arabo che comprende, Arabia Saudita ed Emirati del Golfo che insieme agli americani ed i loro alleati occidentali hanno favorito l'espansione del Califfato nel Nord della Siria. Vale la pena di ricordare il posizionamento da parte della NATO di missili Patriot al confine turco siriano, al fine di impedire il sorvolo dell'aviazione Siriana di questa parte del territorio, che è stato occupato dei Quaedisti di Al Nusra e nel 2014 dal Califfato Islamico. Questi missili sono stati negli scorsi giorni rimossi grazie alla mediazione della Russia. 
 
 

 

La storia fuori dagli schemi della propaganda: 1944 film estone di Elmo Nüganen

                           
 
1944 è un film   drammatico di azione estone diretto da Elmo Nüganen. Il  film è stato presentato in anteprima nel mese di febbraio 2015 a Berlino, in Germania prima della sua uscita in 'Estonia e in altri paesi del Nord Europa. Il film è ambientato nel 1944, durante la battaglia di Tannenberg Line ( 25 luglio-10 agosto 1944) per arrivare alla Penisola Sõrve e la battaglia di Tehumardi ( ott-Nov 1944) ed è mostrato attraverso gli occhi dei soldati estoni che dovevano prendere i lati dello schieramento,e quindi combattere contro i loro connazionali. Le scelte devono essere fatte, non solo dai soldati, ma anche per i loro cari . Il film si concentra quindi sulla figura dell'individuo nel contesto della guerra piuttosto che la guerra stessa, e mostra la guerra da entrambe le prospettive  quelli degli estoni nell'Armata Rossa e l'esercito tedesco.

 



Tel Aviv è la capitale mondiale della prostituzione di donne bianche schiave del sesso






Secondo fonti israeliane, Tel Aviv è la capitale del mondo della prostituzione di donne bianche schiave del sesso  (http://www.rense.com/general88/aston.htm) Sono circa 20.000 le prostitute, nei 300 - 400 bordelli di Tel Aviv. Contare in modo esatto, non è facile, poiché molti sono nascosti in case e appartamenti privati, sono pieni di Goyim (i non ebrei) schiave del sesso che sono state rapite o attirate in Israele (con false promesse di lavoro rispettabile, ben pagati) dalla Russia, Ucraina e altri paesi dell'Europa orientale.  Il controllo occidentale in tutto il mondo dei media e della politica da decenni, non solo ha coperto questo traffico umano, ma lo ha aiutato ad evolversi. Si stima che  in Israele sia superiore ad un  miliardo di dollari l'anno il ricavato dal sesso di donne bianche ridotte in schiavitù,  uno dei più  importanti mercati nel mondo e il più grande del Medio Oriente, dove queste donne vengono rapite e vendute ancora segretamente anche nei vicini paesi arabi.  Queste giovani ragazze sfortunate, molti dei quali minorenni, hanno una storia simile a quella di  "Natascia". Ecco la la sua triste storia che si è conclusa con il suicidio a Tel Aviv. (http://www.jpost.com/.../Suicide-at-brothel-highlights-the-st...). Secondo un rapporto pubblicato nel 2005 dalla Knesset sottocommissione sul traffico di donne, tra 3-5000 donne non ebree bianche viene contrabbandato in Israele per essere immesse nel mercato della prostituzione. Secondo il rapporto, le donne, che erano per lo più provenienti dalla Europa Orientale, sono stati vendute in aste pubbliche per 10.000 dollari e costretti a lavorare fino a 18 ore al giorno. In media, le donne hanno ricevuto solo il 3% dei soldi che hanno guadagnato con la prostituzione, e molti sono stati violentate e picchiate, minacciate di essere uccise se non obbedivano come previsto.  La cosa straordinaria è che queste donne sono completamente bloccate in appartamenti come uccelli in gabbia, in modo che non possano fuggire o di suicidarsi. Le donne sono vendute ripetutamente nelle aste a proprietari diversi dove sono obbligati a presentarsi  completamente nude.  Sono trattate peggio degli animali e la loro vita destinata a soddisfare il volere dei loro proprietari.

Russia, Egitto supporto a formazione coalizione anti-ISIS con la Siria - Putin



Russia ed Egitto sostengono la creazione di una larga coalizione anti-terrorismo, che dovrebbe includere la Siria, per la lotta contro i militanti dello Stato Islamico Il presidente russo Vladimir Putin lo ha detto in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo egiziano Abdel el-Sisi.


 "Sottolineiamo l'importanza fondamentale della formazione di un vasto fronte anti-terrorismo che coinvolga i principali attori internazionali e i paesi regionali, tra cui la Siria", ha detto Putin mercoledì.
"Abbiamo una comunanza di vedute sulla necessità di intensificare la lotta contro il terrorismo internazionale, che è rilevante, rispetto alle ambizioni aggressive di strutture radicali, in particolare il cosiddetto Stato islamico".
"Ogni volta che ci incontriamo, il popolo egiziano spera di vedere il miglioramento della cooperazione tra noi e la Russia in diversi campi, tra cui l'economia, ma anche la lotta contro il terrorismo in una regione colpita dal terrorismo", ha detto Sisi alla conferenza stampa.
"Ha un impatto sulla stabilità e la sicurezza della nostra regione.
Non solo in alcuni paesi, ma in tutta la regione e forse il mondo intero. "

Durante la visita di Sisi a Mosca, i capi di stato hanno discusso una vasta gamma di questioni, tra cui la situazione in Medio Oriente e Nord Africa, nonché la cooperazione economica.
Il Presidente Russo ha anche annunciato piani per aumentare le forniture di grano in Egitto. Putin ha osservato che le consegne di grano dalla Russia verso l'Egitto sono ammontate a 4 milioni di tonnellate nel 2014, corrispondente al 40% della domanda totale dell' Egitto, . Nel 2014, c'è stato un aumento 86% degli scambi commerciali bilaterali, rispetto al 2013, raggiungendo $ 5500000000. I due leader hanno anche discusso costruzione congiunta di una centrale nucleare in Egitto con tecnologia russa.
 
"Uno dei più grandi progetti bilaterali è la costruzione di una centrale nucleare in Egitto con tecnologia russa.
Gli esperti di entrambi i paesi stanno completando lo sviluppo di aspetti pratici relativi alla costruzione di questa stazione ", ha detto Putin.

Il Presidente della Federazione Russa  ha fatto capire che la Russia può fornire il velivolo Sukhoi Superjet 100 all' Egitto. "La questione delle consegne di aerei Sukhoi Superjet per le necessità della compagnia di bandiera egiziana è in corso di elaborazione", ha detto Putin.

 

La Nato rimuove i missili a difesa dell'ISIS

 
 
La NATO decise di installare missili Patriot a partire da gennaio 2013 in Turchia per impedire che l'aeronautica militare siriana si schierasse lungo la frontiera. In questo modo, gli jihadisti di al-Nusra (al-Qa'ida) avevano potuto impadronirsi del Nord del paese. A partire dall'estate del 2014, questa zona impossibile da sorvolare era stata occupata dall'Emirato Islamico (ISIS).
Così, durante la battaglia di Kobané, l'aeronautica militare siriana non aveva potuto bombardare l'Emirato islamico ed era stata costretta a tentare uno sfondamento via terra per salvare la città. Poiché non riusciva ad attraversare gli ultimi 30 chilometri, i media atlantisti presentarono le forze curde dell'YPG come indipendenti da Damasco, mentre la Repubblica araba siriana aveva loro fornito le sue armi e pagato i loro soldati. Oggi grazie all'intervento della Russia, che ha mediato con gli Americani, le batterie dei Patriots vengono rimosse dal confine turco-siriano.
 

La "grande sostituzione": gli U.S.A. finanziano neri e scafisti





Sarebbero gli Stati Uniti a finanziare il traffico di migranti africani dalla Libia verso l’Italia.
 Lo afferma l’austriaco InfoDirekt, che dice di averlo appreso da un rapporto interno dello ’Österreichischen Abwehramts (i servizi d’intelligence militari di Vienna): ed InfoDirekt è un periodico notoriamente vicino alle forze armate.

ll titolo dice: “Un Insider: gli Stati Uniti pagano i trafficanti (di immigrati) in Europa”. Il testo non dice molto di più. Dice che i servizi austriaci valutano il costo per ogni persona che arriva in Europa molto più dei 3 mila dollari o euro di cui parlano i media.
“I responsabili della tratta chiedono cifre esorbitanti per portare i profughi in Europa” Si va dai 7 ai 14 mila euro, secondo le aree di partenza e le diverse organizzzioni di trafficanti; e i fuggiaschi sono per lo più troppo poveri per poter pagare simili cifre. La polizia austriaca che tratta i richiedenti asilo sa questi dati da tempo; ma nessuno è disposto a parlare e fare dichirazioni su questo tema, nemmeno sotto anonimato.
Da parte dei servizi, “Si è intuito che organizzazioni provenienti dagli Stati Uniti hanno creato un modello di co-finanziamento e contribuiscono a gran parte dei costi dei trafficanti”. Sarebbero “le stesse organizzazioni che, con il loro lavoro incendiario, hanno gettato nel caos l’Ucraina un anno fa”. Chiara allusione alle “organizzazioni non governative” americane, cosiddette “umanitarie” e per i “diritti civili”, bracci del Dipartimento di Stato o di Georges Soros.


L’articolo termina con un appello “a giornalisti, funzionari di polizia e di intelligence”perché “partecipino attivamente nella ricerca di dati a sostegno delle accuse qui espresse. L’attuale situazione è estremamente pericolosa e il lavoro informativo può prevenire l’intensificarsi della crisi”.
In un successivo articolo, il giornale austriaco rivela che “anche in Austria c’è il “Business
dei profughi”, Una “azienda per i richiedenti asilo” ha ottenuto dallo stato 21 milioni  per assissterli nelle pratiche e nutrirli. E’ una vera e propria azienda a scopo di lucro,   con sede in Svizzera, la ORS Service AG, ed è posseduta da una finanziaria, la British Equistone Partners Europa ( PEE) , che fa’ capo a Barclays Bank:  ossia alla potentissima multinazionale finanziaria nota anche come “La corazzata Rotschild”, che ha come principali azionisti la banca privata NM Rotschild e la loro finanziaria satelletite Lazard Brothers. “Presidente di Barclays è stato per anni il figlio Marcus Agius Rothschild . Questi ha sposato la figlia di Edmund de Rothschild : Katherine Juliette. Di conseguenza, ha il controllo anche della British Broadcasting Corporation (BBC), ed uno dei tre amministratori del comitato direttivo del gruppo Bilderberg”. I Rotschild non disdegnano nessun affare: e quello degli immigrati da “accogliere” e curare con denaro pubblico è certo l’industria di cui hanno previsto ( sanno) che crescerà in modo esponenziale.
Thierry Meyssan (Reseau Voltaire) rilancia l’informazione perché vi trova confermato un suo lungo e complesso articolo da lui postato quattro mesi fa, in cui fra l’altro sosteneva che l’ondata di rifugiati in Europa non è l’effetto collaterale accidentale dei conflitti in Medio Oriente, ma un obiettivo strategico degli Stati Uniti. Meyssan chiamava la strategia Usa “la teoria del Caos”, e la faceva risalire a Leo Strauss (1899-1973), il filosofo padre e guru dei neocon annidati nel potere istituzionale Usa.
Il principio di questa dottrina strategica può essere così riassunto: il modo più semplice per saccheggiare le risorse naturali di un Paese sul lungo periodo non è occuparlo, ma distruggere lo Stato. Senza Stato, niente esercito. Senza esercito nemico, nessun rischio di sconfitta. Da quel momento, l’obiettivo strategico delle forze armate USA e dell’alleanza che esse guidano, la NATO, consiste esclusivamente nel distruggere Stati. Ciò che accade alle popolazioni coinvolte non è un problema di Washington”.
“Le migrazioni nel Mediterraneo, che per il momento sono soltanto un problema umanitario (200.000 persone nel 2014), continueranno a crescere fino a divenire un grave problema economico. Le recenti decisioni della UE (…) non serviranno a bloccare le migrazioni, ma a giustificare nuove operazioni militari per mantenere il caos in Libia (e non per risolverlo)”.
http://www.voltairenet.org/article187426.html
E’ proprio così: la strategia americana sembra effettivamente quella di trascinare gli europei in avventure militari in Libia come in Siria e in Ucraina; una volta impantanati fino al collo in quelle paludi del caos, per cui non abbiamo alcuna preparazione militare, dovremo implorare l’aiuto della sola superpotenza rimasta, a cui ci legheremo più che mai perché “ci difende dal caos”.
Una sola ultima considerazione: la sinistra dell’accoglienza, come sempre la sinistra, “fà l’interesse del grande capitale, a volte perfino senza saperlo”: Ad essa s’è aggiunta, con Bergoglio, la Chiesa di Galantino.
 
di Maurizo Blondet

 

La Russia smentisce la notizia della consegna di sei jets Mig alla Siria




 
 
La Russia ha negato la notizia   in merito alla  fornitura alla Siria degli aerei da combattimento Mikoyan MiG-31, aggiungendo che non ha intenzione di farlo in futuro.
 
 
Venerdì scorso, il capo del russo MiG Corporation ha smentito la notizia diffusa da  media turchi che annunciava la consegna da parte della Russia di  sei jet intercettori supersonici alla Siria come parte di un contratto firmato tra le due parti nel 2007.
 
"Non abbiamo consegnato questo [tipo di] aerei alla Siria e non si abbiamo  intenzione di farlo", ha detto Sergei Korotkov.
Il 16 agosto, il sito web in lingua inglese  della Turchia BGN News ha riferito che sei aerei da guerra russi Mikoyan MiG-31 erano stati consegnati nella base militare di Mezze, base aerea vicino alla capitale siriana di Damasco nell'ambito di un contratto del 2007, aggiungendo che l'accordo obbliga ulteriormente Mosca a consegnare altri due jet in Siria.Il sito turco aveva detto che la consegna era parte del piano della Russia per aumentare le capacità militari dei paesi che sono in prima linea nella battaglia contro Daesh (ISIL) nella regione.

In oltre 76.000 in UK firmano una petizione on line per chiedere l'arresto di Netanyahu per crimini di guerra

 
Più di 76.000 persone hanno firmato una petizione sul sito web del Parlamento britannico , chiedendo al governo di arrestare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per crimini di guerra contro i palestinesi durante la sua visita a Londra il mese prossimo.
La petizione on-line, che è diventata virale il 7 agosto, richiede l'arresto del sessantacinquenne presidente del partito israeliano Likud  al momento dell'arrivo a Londra.
La petizione richiede l' arresto per il coinvolgimento di Netanyahu nel massacro di migliaia di palestinesi durante l'assalto israeliano dell'estate 2014 contro la Striscia di Gaza assediata . La petizione ha raccolto 76,062 firme ad oggi.
" Secondo il diritto internazionale, dovrebbe essere arrestato per crimini di guerra al suo arrivo nel Regno Unito per il massacro di oltre 2.000 civili nel 2014 ", dice la petizione , riferendosi alla prevista visita del primo ministro israeliano settembre.
Dopo 10.000 firme, il governo britannico deve rispondere alla petizione, e dopo 100.000 firme, la questione verrà presa in considerazione nel  dibattito in parlamento. Il termine ultimo per la firma la petizione è 7 febbraio 2016 .
Nel frattempo, il governo britannico ha risposto dicendo , "Secondo il diritto del Regno Unito e del diritto internazionale , visite di capi di governi stranieri , come il Primo Ministro Netanyahu, hanno l'immunità di giurisdizione, e non può essere arrestato o detenuto . "Israele ha iniziato la sua campagna militare contro Gaza ai primi di luglio 2014. L'offensiva si è concluso il 26 agosto 2014, con una tregua che è entrata in vigore a seguito di negoziati indiretti tra i rappresentanti di movimento di resistenza palestinese Hamas e il regime israeliano nella capitale egiziana, Il Cairo.
Quasi 2.200 palestinesi, tra cui 577 bambini , hanno perso la vita negli attacchi israeliani. Oltre 11.100 gli altri sono rimasti feriti.