Terni 11 agosto 1943: il ricordo della signora Alba Mandolini

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Terni 11 agosto 1943: Il ricordo della signora Alba Mandolini del primo dei 108 criminali bombardamenti alleati della città Medaglia d'Argento al Valore Civile e Croce di Guerra al Valor Militare

fonte archivio l'Unità

Mons Vincenzo Lojali: Il vescovo Ardito

Vincenzo Lojali in divisa della Grande Guerra

Ufficiale ardito, sempre di esempio, partecipò alle 12 battaglie dell'Isonzo, venne ferito più volte e decorato al valore. E' all'attenzione della Congregazione delle Cause dei Santi la causa di Beatificazione di Mons. Vincenzo Lojali, vescovo di Amelia, la diocesi più piccola d' Italia, dal 1938 al 1966. Nato ad Attigliano il primo settembre 1894, Vincenzo Lojali era allo stesso tempo un cristiano ed un cavaliere, la carità è la struttura portante della personalità di Mons. Vincenzo Lojali Ad essa, nel solco francescano, dedicò non solo l'attività costante, ma anche l'insegnamento teorico, nella predicazione e nelle lettere pastorali. Nonostante ricevesse parecchio denaro dalla mensa episcopale, dalla congrua, dalla pensione militare (era invalido di guerra), dagli emolumenti per le medaglie al valore, il vescovo era sempre senza un soldo, spesso gli accadeva di girare con le calze bucate, il vecchio mantello d'ordinanza, tinto di nero, lo ha riparato dal freddo per tutta la vita. La notte di Natale del 1916, Lojali era al fronte, si sporse dalla trincea e intonò l'antifona natalizia, Hodie Cristus natus est, dalla parte opposta una voce rispose, Hodie Salvator apparuit., i soldati cantarono, almeno per quella notte mitragliatrici e fucili tacquero. Ufficiale ardito, sempre di esempio, partecipò alle 12 battaglie dell'Isonzo, venne ferito più volte e decorato al valore. Mons. Lojali partecipò sempre volentieri a manifestazioni patriottiche e non dimenticò mai nel cassetto le medaglie. Fu amico dei soldati, specialmente dei Carabinieri, in pericolo nel mantenere ordine e pace, e quindi bisognosi dell'occhio materno di Maria, la Virgo Fidelis. Il vescovo di Amelia fu devoto a Maria, sino a postulare, l'avvento dell'ora di Maria: ora di lotta, di conversione, di vita modellata sul suo esempio. Il suo operato è stato sempre caratterizzato dal valore dato alla presenza femminile. Gli anni del fascismo consentirono il superamento dell' anticlericalismo di Stato. In questo clima Mons.Lojali rimase sempre al suo posto, a fare il Vescovo, unendo alla pastorale il dovere di una' azione civica, mostrando lealtà verso un autorità che per coerenza evangelica, essendo legittima, doveva seguire in tutto ciò non ostasse la coscienza, a fare il saluto romano in qualche celebrazione patriottica, nel suo medagliere vi è anche la medaglia commemorativa della marcia su Roma, ma non esitando ad insorgere al momento in cui si compirono abusi. Così difese ad Alviano 11 marzo 1944 i giovani di Don Cinti, dall'autorità di polizia che voleva arrestarli. In seguito si distinse per l'opposizione al comunismo, ispirandosi all'insegnamento di PIO XII. Passano i tempi, i regni, gli imperi, il vescovo di Amelia, convinto della funzione sociale della religione, rivolse la sua azione a colmare la distanza tra sacerdozio e vita quotidiana, ponendo il sacerdote come elemento sostanziale della vita sociale. Dette impulso all'Azione cattolica, comprese il ruolo della comunicazione, fu particolarmente vicino all'opera dei paolini di diffusione delle sacre scritture attraverso stampa e cinema. e sostenne l'uscita del settimanale cattolico regionale La Voce. Lojali fu inoltre un sottile teologo, partecipò al Concilio Vaticano II. Il 14 marzo 1966 moriva nel suo povero episcopio, nella sua stanza un letto di ferro, un inginocchiatoio, una cassa militare contenente gli oggetti personali.



Li chiamarono... briganti!

Un Patriottismo che sappia riscoprire le ragioni del Risorgimento ma senza demonizzare coloro che furono dall’altra parte a difendere una loro idea di patria, legata a una terra, una dinastia e una chiesa.  








Li chiamarono... briganti! è un film storico del 1999 diretto da Pasquale Squitieri, incentrato sulle vicende del brigante lucano Carmine Crocco. 


Buona visione film completo





Li chiamarono Briganti 

Terni: La Casa del Combattente obbedisce alla legge dell'Amore



La Società Terni per l'Industria e l' Elettricità, con atto del 17 gennaio del 1938 a rogito del Notaio Federici, donò alla Federazione Provinciale dei Combattenti di Terni un terreno seminativo al Vocabolo Fiori di 747,90 mq. La donazione fu fatta e accettata alla espressa condizione che il terreno venisse adibito unicamente per la costruzione della Casa del Combattente e del Mutilato. La Federazione Combattenti di Terni e la sezione dell'Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra di Terni costruirono a proprie spese la Casa del Combattente. Il 4 giugno del 1940 nel gabinetto del Presidente della Provincia di Terni si dettero appuntamento, di fronte al notaio Ernesto Talamanca, il professor Ascanio Marchini in qualita' di Presidente della Federazione provinciale combattenti di Terni e il marchese Mario Chiavari nella sua qualità di presidente dell'Associazione Nazionale fra Mutilati ed Invalidi di Guerra. Le due associazioni erano pervenute nella determinazione di ripartire tra loro la proprietà e quindi l'uso dell'immobile. Infatti sebbene l'intestazione del terreno donato sia stata eseguita a favore della Federazione Combattenti, che ha accettato la donazione, la proprietà dell'immobile costruito è comune alle due associazioni.
La decisione fu preceduta da una delibera del Direttorio della Associazione Nazionale Combattenti, il presidente nazionale Amilcare Rossi scriveva nella delega al Marchini:
 " concedo al prefato procuratore ogni più ampia facoltà, nessuna esclusa ed eccettuata fino al buon esito dell' incarico fin da ora avendo rato il di lui operato". Mentre il presidente dell'Anmig aveva la delega del Commissario del Governo dell'Associazione Nazionale Carlo Delcroix.


Galleria fotografica La Casa del Combattente 2013


Ingresso



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facciata laterale

facciata

interno

il retro

le scalinate

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