2 giugno 1948: interrogazione degli onorevoli Almirante, Mieville, Michelini, Roberti, Russo Perez, al Ministro degli affari esteri, per conoscere quali misure siano state prese per la tutela degli italiani dell’Istria e della Dalmazia

In questa foto Giorgio Almirante con Sandro Pertini
 Cerimonia del Ventaglio 26 luglio 1968

PRESIDENTE. Passiamo allo svolgimento dell’interrogazione degli onorevoli *Almirante, Mieville, Michelini, Roberti, Russo Perez, al Ministro degli affari esteri, ((per conoscere quali misure e quali provvidenze siano state prese o predisposte al fine di tutelare i diritti e gli interessi degli italiani dell’Istria e della Dalmazia, i quali, avendo optato in questi giorni per l’Italia, sono ostacolati in tutti i modi dalle autorità jugoslave, sino al punto di essere spogliati anche dei loro effetti personali 1). L’onorevole Sottosegretario di Stato per gli affari esteri ha facoltà di rispondere. .BRUSASCA, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. È noto che il Trattato di pace, all’articolo 19, paragrafo 29, attribuisce al Governo jugoslavo la facoltà di adottare misure legislative appropriate per l’esercizio del diritto di opzione di tutte le persone di lingua italiana domiciliate al 10 giugno 1940 nelle zone cedute. ’I1 Governo jugoslavo emanò infatti, nei limiti di tempo indicati dal Trattato, norme di legge che regolano minutamente le modalità relative. Per quanto il Trattato stesso non facesse esplicita menzione della facoltà per l’Italia di intervenire nella materia, pure il Governo italiano non esitò a prendere posizione, nell’interesse di migliaia e migliaia di italiani, nel momento in cui si decideva il loro destino. Ancor prima che fossero conosciute le disposizioni jugoslave, si provvide con circolare 6 novembre 1947 ad illustrare le disposizioni a tutti i nostri uffici consolari e diplomatici, mettendoli in gràdo di continuare la protezione e l’assistenza agli istriani, giuliani e dalmati all’estero, cercando di evitare inutili attriti con le autorila jugoslave. In data 6 febbraio ultimo SCÒ~SO, essendo venuto .a conoscenza - ancora non, in via ufficiale - delle disposizioni jugoslave, il Ministero per gli affari esteri si affrettò a chiedere precisazioni alla Legazione jugoslava in Roma sulle modalità della presentazione delle domande di opzione, sui documenti da allegare, sulla lingua in cui le di- . chiarazioni dovevano essere redatte, sulle spese inerenti ecc., ponendo nel dovuto rilievo che molti erano coloro che si erano già trasferiti sul territorio nazionale, e la necessità, quindi, di adeguare le modalità per l’esercizio del diritto. di opzione alla loro posizione di profughi dispersi per tutta 1’11alia. In tale occasione il Ministero .degli affari esteri, richiamandosi a nome stabili te nei trattati di pace che chiusero la prima guerra mondiale, credette di dover avanzare una formale riserva nei riguardi della disposizione jugoslava secondo, cui l’attestato della lingua d’uso all’optante deve essere rilasciato dai comitati popol,ari jugoslavi. Su questa disposizione del Governo jugoslavo richiamo l’attenzione della Camera affinché, attraverso questo dibattito e l’azione dei deputati, essa sia chiaramente spiegata agli interessati; nel senso che il Governo italiano non può per nulla intervenire, e che l’accertamento della lingua d’uso viene fatto esclusivamente dai comitati popolari jugoslavi, i quali agiscono con le facoltà e le possibilità di organi di siffatta natura. I trattati che chiusero l’altra guerra, con spirito di ben maggiore equanimità, ammettevano che gli optanti potessero pro, vare con ogni mezzo, compreso l’att,o notorio, quale fosse in effetti la lingua da loro usata: È chiaro infatti che l’accertamento della lingua d’uso può risentire delle diverse vaIutazioni adottate, e quindi mal si presta ad essere rimessa all’autorità locale in zone mistilingue, come sono quasi tutte le zone di frontiera. La riserva che noi poniamo si risolverebbe in sostanza nella offerta della nostra collaborazione per dirimere punti controversi, per evitare equivoci, e partiva dal presupposto che fosse interesse comune jugoslavo e italiano procedere all’accertamento della lingua d’uso in condizioni tali da non lasciare dubbi o sospetti di parzialità. Ma il Governo jugoslavo, che pure aderì a quasi tutti i punti da noi prospettati concedendo facilitazioni a favore degli optanti stabiliti in Italia, insistette nel sostenere che l’accertamento della lingua d’uso da esso, adottato è conforme al Trattato di Pace. Con ciÒ ci fu definitivamente preclusa ogni p-ossibilità di intervenire in una materia tanto delicata e l’accertamento che la lingua d’uso degli optanti è quella italiana rimase affidato agli uffici jugoslavi. Poiché gli onorevoli interroganti sembrano riferirsi particolarmente alla situazione di coloro che si trovano tuttora in Jugoslavia, chiedendo di conoscere le misure e le provvidenze adottate dal Governo per la tutela . dei loro diritti ed interessi, ritengo doveroso ricordare che, secondo la tesi jugoslava, per il paragrafo 10 dell’articolo 19 del Trattato di Pace, le persone domiciliate alla data del i0 giugno i940 nei territori ceduti sono diventate, anche se con riserva dell’opzione, cittadini dello Stato jugoslavo. L’optante è perciò considerato cittadino jugoslavo fino al momento in cui un decreto del Ministero dell’interno croato o sloveno non avrà riconosciuto l’opzione da lui esercitata per la cittadinanza italiana. Ciò. significa che la difesa dell’optante da parte dei Consolati e delle Delegazioni italiane in Jugoslavia si urta contro limiti^ precisi, quali sono definiti dalla prassi del diritto internazionale, sino a quando questi cittadini rimangono nei confini dello Stato .che li considera suoi propri, cittadini. Va riconosciuto che la Jugoslavia, in sede di emanazione di queste norme, si i! strettamente attenuta ai termini letterali del Trattato. Aggiungo che, sia pure con ritardo, le autorità jugoslave hanno accolto i passi esperiti da noi per una più equa applicazione delle norme stesse da parte delle autorità locali. Ma purtroppo gli inconvenienti non poterono essere rimossi. Va detto chiaramente che la vita è dura, molto dura per chi ha esercitato il diritto di opzione’ ed è in attesa della decisione jugoslava che gli riconosca la cittadinanza italiana. Per 1’au’- torità locale egli è ancora ‘jugoslavo, peggio, uno jugoslavo che ha dichiarato di non volerlo più essere: privato del lavoro e delle carte annonarie l’optante deve vivere di ripieghi, vendendo il vendibile in attesa del decreto che gli riconosca la qualità di straniero nonché del visto di uscita che gli consenta di iniziare il viaggio di trasferimento per l’Italia. È appena il caso di aggiungere che le difficoltà fatte da qualche autorittt locale finiscono per creare, anche forse contra la volontà di coloro stessi che usano tali mezzi, uno stato di costrizione che non pu+ non riflettersi sulle decisioni di chi può optare. Posso comunque assicurare che la Legazione di Belgrado e il Consolato generale di Zagabria si adoperano come possono per cercare di far migliorare le condizioni di vita degli optanti. Con la notifica del decreto del competente Ministero dell’interno jugoslavo, l’optante viene riconosciuto quale italiano e come tale ha i doveri e i’diritti di tutti gli stranieri e quindi può finalmente valersi dell’assistenza consolare italiana. Nell’intento di dare una assistenza, in quanto possibile, pronta e larga, ai nostri connazionali ed offrire alla vicina repubblica una concreta collabora-, zione per l’operazione di opzione, noi chiedemmo di potere aprire Uffici consolari nelle città dove presumibilmente si sarebbe accentrata la massa degli optanti. In particolare insistemmo e continuiamo ad insistere per l’apertura di un Consolato a Fiume, essendo ,umanamente impossibile che a Zagabria, centro di circoscrizione che comprende le intere Repubbliche di Croazia e Slovenia si possa seguire da vicino la posizione dei singoli italiani in circostanze tanto eccezionali. Nell’attuale momento i nostri connazionali devono fare capo a Zagabria per avere un passaporto provvisorio, un documento, un timbro qualsiasi. Per riparare; in quanto possibile, gli inconvenienti lamentati il Consolato di Zagabria ha ricevuto istruzioni dal Ministero di intensificare le visite personali a Fiume e ad altri centri. Gli onorevoli interroganti fanno cenno di difficoltà frapposte dalle autorità jugoslave contro coloro che hanno optato per l’Italia. Bisogna dire che il visto di uscita dalla Jugoslavia si fa talvolta troppo abtendere. .Si aggiunga che i visti di uscita jugoslavi hanna validità di 15 giorni e le disposizioni che regolano la vita dello straniero in Jugoslavia risentono tuttora delle restrizioni del periodo bellico. E così effettivamente si è verificato qualche caso di nostri connazionali i quali, dopo’avere lungamente atteso, dovettero poi partire precipitosamente senza potere aspettare il mezzo che consentisse loro di farsi accompagnare dalle masserizie. Quanto al trasporto dei connazionali e alle’ pratiche doganali e di frontiera, le Amministrazioni italiane hanno già preso le opportune disposizioni di loro spettanza. Comunicammo al Governo jugoslavo che eravamo pronti ad offrire la disponibilità di 10 vagoni al giorno che, facendo capo a Fume, potevano risolvere il probleqia dei trasporti giuliani. Da parte jugoslava ci fu invece risposto di avere già la quantità di vagoni occorrenti ai rimpatrianti. Sono tuttora in coi’s0 pratiche per l’invio a Zara di un piroscafo capace di circa 300 persone, ma secondo le più recenti comunicazioni sembra che il Governo jugoslavo si proponga, come per i mezzi terrestri, di provvedere con i suoi propri niezzi marittimi. Per quanto concerne l’esportazione dalla Jugoslavia dei beni mobili, il trasferimento dei fondi e valuta, la vendita e la custodia dei beni immobili e in genere ogni questione relativa ai beni degli optanti, va ricordato che l’Allegato 14 del Trattato di pace ne rimette la definizione delle condizioni e delle modalità ad accordi fra i due Governi. Sono lieto di annunziare che una nostra delegazione, è in viaggio per Belgrado ove si incontrertt con quella jugoslava. Da parte del Governo di Belgrado si sostiene che la questione dei beni degli optanti è connessa’ con altre di carattere economico e finanziario, pure comprese nel citato paragrafo 14. Noi non rifiutiamo di discutere il complesso di questioni che ci viene proposto, ma dobbiamo insistere, per delle ragioni sopratutto umane, che nell’ordine dei. lavori della conferenza si dia la precedenza assoluta alla trattazione di quelli relativi ai beni degli optanti ed in questo senso sono state date categoriche istruzioni alla nostra delegazione. * Desidero, infine, informare la Camera che su conformi istruzioni impartite, il Ministro d’Italia in Belgrado, ha intrattenuto il 9 corrente il Viceministro degli affari esteri jugoslavo Bebler su tutto l’andamento delle opzioni e sugli inconvenienti e sulle diEcoltà, talvolta gravi, che incontrano quanti optano per la cittadinanza italiana. I1 Ministro Martino, venuto in- questi giorni a Roma, ha riferito di aver ricevuto ampie assicurazioni che le questioni per le quali vi è in questa Camera tanta giustiiicata apprensione, saranno oggetto del più attento esame da parte del Governo jugoslavo. I1 Ministero degli esteri, con queste chiare, precise e dettagliate comunicazioni ha voluto rispondere agli interroganti, cui va il merito di aver sollevato questa importante questione in un momento di ansia come l’attuale, e dimostrare al Paese tutta la sua preoccupazione per risolvere al più presto i problemi di questi nostri connazionali, i quali stanno per diventare italiani superando difficoltà e sopportando dei sacrifici pei’ i quali da questa Camera deve partire oggi un benvenuto cordiale e affettuoso, che dia loro la sensazione che, dopo aver tanto patito e sofferto, entreranno in Italia in una grande famiglia ! (Vivissimi applausi a sinistra, al centro e a destra). PRESIDENTE. L’onorevole interrogante ha facoltà di dichiarare se sia sodisfatto. ALMIRANTE. Onorevole Sottosegretario, le sue dichiarazioni, di cui la ringrazio - e oso ringraziarla non solo a nome mio e dei miei colleghi, ma di tutta l’Assemblea ... (Rumori alt’estrema sinistra) o per lo meno, degli italiani che in questa Assemblea si trovano, esclusi coloro che rifiutano la qualifica di italiano ... (Applausi al centro e a destra - Proteste all’estrema sinistra) e di ciò noi siamo loro riconoscenti - le sue dichiarazioni hanno squarciato il velo di una tragedia. L’onorevole Mazza diceva poco fa che qui C’è un’aria di famiglia. Noi stiamo occupandoci però purtroppo di gente, di italiani, che non hanno più la famiglia, non hanno più una casa. Bisogna che questi italiani sentano di avere almenouna Patria. Mi riferirò dunque soltanto alle sue ultime parole. Quando ella ha detto che a questi. italiani, così duramente perseguitati da una sorte che dayvero non hanno meritato, bisogna che l’Italia apra il suo cuore, questo e sentimento, è lodevole, alto sentimento e sono lieto di constatare che una volta tanto .qui dentro si è parlato veramente da italiani ... SCOCA. Non una volta tanto ! Sempre ! ALMIRANTE. Ma il sentimento non basta. Occorre, che questi profughi tornan.do in Italia, ricevano qualche ‘cosa di più .di una assistenza sporadica e generica; sen-tano in maniera concreta il cuore della patria palpitare accanto al loro. . È stato emanato recentemente un decreto legislativo che concerne l’assistenza .ai profughi, ivi compresi gli optanti. Ella ricorderà certamente, onorevole So ttosegretario, le disposizioni’ di quel decreto. Io la prego, e prego la Camera, di mettere a paragone quelle disposizioni con le sue parole. Ella ha parlato di tragedia. Jn quel decreto non si sente la tragedia e non si sente neppure il palpito del cuore della Patria. Quelle disposizioni, che io qui non ripeto, perche non voglio turbare quell’atniosfera di solidarietà che tanto ci ha commosso, ,quelle disposizioni, sono veramente insufficienti. Ai profughi che rientrano nelle eon.dizioni da lei illustrate, si concede una volta tanto un sussidio di 12 mila lire, e si concedono 45 lire al giorno ai membri di famiglia e 100 ai capi famiglia. Siccome giustamente ella ha fatto rilevare che dal punto di vista internazionale l’aiuto ‘del nostro Governo ai profughi si può concretare soltanto in pressioni diplomatiche, le quali sciaguratamente non trovano ascolto, o per lo meno non hanno trovato fino ad ora ascolto, il problema non diventa’ pii1 di carattere internazionale ma interno. C’è una nostra precisa responsabiljtà- di fronte a questi italiani, anche se lo straniero li tratta come li tratta, passando sopra non solo allo spirito ma alla lettera di quello stesso iniquo trattato, ma addirittura allo spirito di umanità e al diritto delle genti. .Se, lo straniero li tratta così, noi dobbiamo trattarli ben altrimenti. Quindi, dicendomi soddisfatto e ringraziandola per quanto Ella ha avuto la cortesia .di dire, in tono veramente umano, a proposito, .di quanto il Gov.erno sta facendo per tutelare in sede internazionale i diritti e gli interessi. di questi profughi, io invito il Governo a prendere in esame il problema interno e le responsabilità interne nei confronti di questi profughi: vale a dire, a predisporre immediatamente precise e adeguate misure nei loro riguardi; misure che tanto più debbono essere generose e pronte, quanto 3 più ingiusto ed iniquo e lo straniero nei confronti di questi. fratelli italiani. (Applausi al centro e a destra).

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