Terni: bruciare è il metodo più “arcaico” e distruttivo di “processare” i rifiuti.




Oscure intanto fumano le nubi su l’Appennino: grande, austera, verde da le montagne digradanti in cerchio L’Umbrïa guarda. 
Salve, Umbria verde, e tu del puro fonte nume

Giosuè Carducci 


Affermare che gli inceneritori siano una soluzione moderna al problema, rappresenta un vero e proprio falso ideologico: bruciare è infatti il metodo più “arcaico” e distruttivo di “processare” i rifiuti. Serve soltanto a trasformarne due terzi in molecole estremamente tossiche che si spandono in atmosfera per decine di chilometri e un terzo in scorie se possibile ancora più tossiche.nessuno le vuole.

I paesi con inceneritori (specie quelli nordici) stanno avendo seri problemi e ricorrono alla “esportazione” (ancora più c In Europa l’indice di diossina nel latte animale è alto nei paesi con inceneritori (Danimarca 2,6) mentre è quasi inesistente in Irlanda (0,2) dove non esistono inceneritori. La legislazione italiana è molto tollerante in tema di controlli: per la diossina se ne prevede uno all’anno, con preavviso di un mese ai gestori dell’impianto! ost Anche affermare che i paesi “più avanzati” si affidano sempre di più a questo sistema obsoleto di smaltimento è un “falso ideologico”. Basti ricordare come negli Stati Uniti e in Canada siano stati chiusi in pochi anni diecine di impianti e non se ne costruiscano più da oltre  un decennio.

Inoltre i maggiori esperti di tutto il mondo hanno ampiamente dimostrato che le strategie di riduzione di produzione, raccolta differenziata, riciclaggio, riuso sono enormemente vantaggiose su tutti i piani: economico, sociale, ambientale e sanitario.

La diossina si forma in ogni combustione in cui è presente anche cloro (per esempio bruciare la plastica, fondere metalli con vernici e così via) ed è una sostanza molto stabile: ci vogliono decine di anni perchè scompaia dai terreni contaminati. Nel tessuto adiposo della gente, poi, rimane per sempre. Dalle ciminiere passa al terreno, da qui all’erba, dal foraggio al grasso delle mucche e al loro latte, dagli animali arriva all’uomo. Innanzitutto perché i rifiuti sono un pessimo combustibile: a questo proposito la perizia di collaudo dell'impianto di Brescia, dove qualcuno voleva organizzare gite didattiche (sich), eseguita nel novembre '99 dalla Provincia, dice esplicitamente: "Il rifiuto è tutt'altro che un combustibile ideale; le impurezze che lo accompagnano generano dei prodotti di combustione che possono inquinare l'ambiente". Il governo italiano ha concesso il massimo dei contributi (certificati verdi) all’incenerimento con recupero energetico dei rifiuti considerandoli fonte energetica rinnovabile, in contrasto con le direttive europee che ammettono al massimo a tali contributi solo la parte biodegradabile.
Questo contributo, pari a circa 40 Euro per ogni tonnellata di rifiuto indifferenziato bruciato, trasforma la modalità più costosa di smaltimento in quella più remunerativa, e in particolare diventa concorrenziale alla raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti, che le norme europee, quelle italiane, nonché i principi fondamentali di sostenibilità ambientale indicano come prioritaria rispetto all’incenerimento con recupero energetico. In Europa, dopo anni di sostegno all’incenerimento, e un’attente verifica sui suoi effetti, si è scelto di cambiare direzione: i contributi sono stati diminuiti (in Inghilterra è meno della metà rispetto all’Italia) o, nella maggior parte dei casi, tolti; ma soprattutto nello stato preso per tanti anni come riferimento, la Danimarca, è stata introdotta una tassa sull’incenerimento, perequandolo sostanzialmente alla discarica. Svezia, Olanda e Inghilterra stanno discutendo lo stesso provvedimento. Un processo di raffinazione meccanica dei materiali di scarto che vengono poi trattati in modo da separare le parti dannose e produrre una polvere che puo’ essere impiegata come combustibile. Senza emissione di diossina. Lo prevede un impianto di smaltimento dei rifiuti del quale e’ stata avviata la fase di sperimentazione, denominata Thor (Total house waste recycling) e progettato dal Centro Nazionale di Ricerche.. In termini pratici, le ecoballe di rifiuti vengono inserite in un primo nastro che consente di eliminare le parti metalliche presenti nei rifiuti. Poi, dopo una prima frantumazione, si procede ad una ulteriore separazione dei metalli residui ”Secondo i nostri studi - spiega l’ingegner Paolo Plescia, ricercatore del Cnr che ha progettato l’impianto - un piccolo macchinario come quello che stiamo testando a Torrenova, permette di lavorare dieci tonnellate di rifiuti l’ora ovvero la quantita’ prodotta da 40 mila persone in un giorno. Il tutto con costi sensibilmente inferiori al conferimento in discarica o in inceneritore e senza alcuna emissione di diossine”. L’impianto occupa una superficie massima di 300 metri quadrati ed ha un costo medio di 2 milioni di euro La notizia è di quelle che meritano un approfondimento. Un sistema sviluppato dall’Istituto di studi sui materiali nanostrutturati (Ismn) del Cnr, insieme alla Società Assing SpA di Roma, permette di recuperare e raffinare i rifiuti solidi urbani senza passare per i cassonetti differenziati. E non è tutto. Costa un quinto della spesa per lo smaltimento di un inceneritore e restituisce materiali utili e combustibile dal potere calorico elevato. Il Thor (Total house waste recycling - riciclaggio completo dei rifiuti domestici), attraverso un processo di raffinazione meccanica ad altissime pressioni dei materiali di scarto, consente di ridurre meccanicamente i rifiuti indifferenziati a dimensioni dell'ordine di qualche centesimo di millimetro in modo tale da poterne riutilizzare una buona parte in combustibile dall’elevato potere calorico. È un passo avanti che va decisamente al di là della raccolta differenziata e del semplice incenerimento. Si ottengono vantaggi non solo nel rendimento del combustibile ottenuto, ma anche per gli inquinanti emessi in atmosfera. Una volta eliminate le componenti inquinanti, infatti, le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato non solo sono simili a quelle delle biomasse, ma in più risultano essere povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici e diossine.
L’utilizzo del Thor comporterebbe perfino un abbattimento dei costi. È stato calcolato infatti che un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio-piccola da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno presenta costi di soli 40 euro per tonnellata di materiale circa. Sembrerebbe quindi che ci siano tutte le condizioni per poter affermare che l'utilizzo di questo sistema possa dare un significativo contributo nel medio-lungo termine alla risoluzione del grande "problema rifiuti", facendo del rifiuto solido urbano una risorsa per tutti.
 
Dossier Terni Devastata Volume 6

Sentinelle d'Italia riprendete il vostro posto!



La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi risuoni, qual era, la terra dell'armi!
Di cento catene ci avvinser la mano, ma ancor di Legnano - sa i ferri brandir...
l'Italia non doma, non crescono al giogo le stirpi di Roma: più Italia non vuole stranieri tiranni, già troppo son gli anni - che dura il servir.
Va fuora d'Italia, va fuora ch'è ora, va fuora d'Italia, va fuora, o stranier.


 Luigi Mercantini  da "La spigolatrice di Sapri"





 Marcia «L'addio del volontario» o «Addio, mia bella, addio»
March «Farewell of the voluntary»
Марш «Прощание волунтёра»

Terni Parchi e verde urbano: si alzi il sipario prima che faccia notte


"Amo tre cose, dico allora. 
Amo il sogno d’amore che ebbi una volta, amo te e amo quest’angolo di terra.

E cosa ami di più?

Il sogno”.

Knut Hamsun, “Pan”, capitolo XXVI

Terni ha a che fare con un grande numero di questioni ambientali, un elenco di emergenze può essere così riassunto:
Scarsa qualità dell’aria, alti volumi di traffico e congestione, elevati livelli di rumore ambientale, i cambiamenti climatici e la correlata necessità di adattamento, la produzione di grandi volumi di rifiuti e di acque reflue, ambienti costruiti ormai in condizioni di degrado, urban sprawl ovvero espansione irregolare e incontrollata, scarsità di aree per lo sport e per il gioco, bassa qualità di aree verdi, presenza di ternovalorizzatori (sic), basso livello di raccolta differenziata. 
 Tutte queste questioni costituiscono vere e proprie sfide ambientali e hanno come conseguenza impatti significativi sulla qualità della vita e sulle performance economiche della città. Tra di esse quella del verde urbano, che non si può considerare più esclusivamente come elemento estetico ed ecologico delle nostre città, ma come un vero e proprio servizio al cittadino. L’ecosistema naturale, costituito dagli spazi verdi urbani e dagli spazi agronaturali che la città ha incorporato nella propria frangia periurbana, è un capitale prezioso che la città costruita incorpora in sé stessa; una buona gestione ambientale della città non può trascurare questo patrimonio e soprattutto non può prescindere dalla sua natura di ecosistema, cioè di entità vivente, costituita di parti interdipendenti, di cui la città ha bisogno per assicurare ai suoi abitanti uno standard di vita salubre. Lo ammetto non sono a conoscenza se esista in Umbria, come nelle Regioni più avanzate, un “Progetto Parchi Urbani” che preveda attività di supporto ai Comuni e di collaborazione per favorire la conservazione, il miglioramento e la valorizzazione del patrimonio arboreo (verde urbano) racchiuso nei parchi esistenti e dei servizi ecosistemici associati. Come non so se i nostri amministratori siano al corrente che esistono progetti dell'Unione Europea destinati proprio ai parchi urbani.  Ma cosa s’intende per Parco Urbano? Un area costituita da un corpo unico destinata a verde pubblico ad alto contenuto arboreo con valore ambientale, paesaggistico o d’importanza strategica per l’equilibrio ecologico delle aree urbanizzate, contenente un insieme di spazi destinati per le attività ricreative, culturali, sportive e del tempo libero, funzionalmente integrate in un tessuto verde unitario e continuo. Un luogo di natura con funzioni ricreative e sociali in cui sia facile riconoscerne il senso e l’identità locale, metafora della natura e della leggibilità dell’ ambiente, come spazio destinato a soddisfare i bisogni e le necessità ( fisiche, psicologiche e culturali) degli abitanti della città, relativamente alle loro aspettative ecosistemiche . Spazio etico, ambito di reciproche e vantaggiose corrispondenze e relazioni tra luoghi, persone, memorie, valori globali e locali, funzioni diverse, politiche dello spazio pubblico, idee di natura e di ambiente. Spazio estetico, cioè ambito di produzione di esperienza estetica nella natura e della natura in un ambiente reale e oggetto di valutazione estetica. Questo a margine della pochezza del dibattito assurto in città sul suo patrimonio arboreo in particolare sulla situazione della  "Passeggiata".

Dossier "Terni devastata" Volume 7  

Intellettuali patrioti delle patrie altrui








Non è la Patria il comodo giaciglio per la cura e la noia e la stanchezza;
ma nel suo petto, ma nel suo periglio chi ne voglia parlar deve crearla.
  
Carlo Michelstaedter


Nel contesto della questione italiana c'è anche la questione degli intellettuali, il loro ruolo di fronte alla nazione. Da tempo gli intellettuali hanno perso ogni ruolo orientativo nella società: taluni bamboleggiano e cirioleggiano, parlando d'altri; altri si affiliano all'industria culturale tentando di recuperare nei media una centralità vistosa ed apparente, perduta nella società, diventando indossatori culturali delle mode di stagione. Chi resta, cede al gusto o al disgusto dello sfascio e si nega ad ogni discorso ulteriore, ad ogni apertura al mondo, allo spirito pubblico, ad ogni integrazione collettiva. E' però necessario che ci si liberi anche in questo caso di quel complesso di autodenigrazione dell'intellettuale italiano. Esempi miserabili di opportunismo, camaleontismo o pura ignavia ce ne sono tanti. Ma non va dimenticato che non sono stati pochi gli intellettuali italiani che hanno pagato di persona il loro legame con la propria idea dl'Italia: lo hanno pagato a volte con entusiasmo, a volte anche con disincanto. Si pensi all'iterventismo culturale della prima guerra mondiale, ma anche a figure come Gobetti, Gramsci, e poi Gentile, Marinetti, Soffici; o alla generazione di Berto Ricci o quella di Gaime Pintor. Sono numerosi gli esempi di intellettuali che scontarono il proprio impegno pubblico sulla propria pelle, a volte a prezzo della propria vita. Abbiiamo anche una tradiizone di dignità che non è giusto dimenticare.per lasciare posto solo agli intellettuali da diporto, agli intellettualòi vanesi o a tassametro, con rimborso a piè di lista. Quelli che non scrivono nè si espongono se non per fatto personale.

E’ possibile dirsi ancora Italiani e soprattutto esserlo davvero?





L’Italia esiste solo come entità fiscale. Tende a sparire come sistema-Italia, come servizi, per essere solo un espressione tributaria, una cambiale collettiva, un esercizio implacabile di esattoria. Non ci unisce più nulla ormai, al di fuori della Tassa. L’Italia, insomma si avvia a diventare un paese irreale. Non surreale, come finora si è pensato e forse sperato, confidando nelle nostre abituali risorse di fantasia di genio e di sregolatezza . No irreale nel vero senso della parola.

L’Italia appare sempre più un emanazione della tv, una costola della fiction televisiva. Una specie di realtà virtuale nel senso dei giochi di simulazione. Anche il Partito architrave di questa Italia irreale, è diventato irreale. Ha raggiunto una sua perversa trasparenza che non è sinonimo di onestà e limpidezza, ma di vacuità. Dentro non c’è niente. Se entri in un partito, è come se ti iscrivi al club di Fantomas. La tessera equivale all’anello di Gige, che rende invisibile. Varcata la soglia trovi il nulla, ti nominano cavaliere di gran croce, nel senso che devi mettere una croce sulla scheda al momento delle elezioni.. Ma per il resto? Un esercizio commerciale o poco più. L’impressione è che si stia combattendo una sotterranea ma diffusa guerra di liberazione: la liberazione dall’Italia. Cambia la prospettiva del dopo, per molti è l’Europa, per altri è il Villaggio Globale, per taluni è il Villaggio e basta, o la regione, e per altri semplicemente è il proprio condominio. Non vediamo in giro segnali di gravidanza per una nuova entità politica e culturale, oltre che economica e sociale: vediamo piuttosto l’agonia di un paese allo sfascio che celebra il suo sfascio, lo inscena e lo rende perfino spettacolare. Intendiamoci di sensazioni crepuscolari dell’Italia è piena la storia e la letteratura del nostro Paese. Ma la sensazione era, fino a qualche tempo fa, che esistesse un collante, un residuo e in fondo tenace luogo di identificazione, una risorsa persistente di identità collettiva che sopravviveva a tutte le intemperie. Adesso no, quella sensazione sembra venuta meno. Mentre parlavamo di riforme l’Italia se ne è andata. E’ venuto meno il senso di appartenenza a una identità comune, ad una nazione, un popolo o una patria, prima che uno Stato. Qualcosa d’impalpabile eppure assai concreto, che si respira nell’aria, nelle cose, nel linguaggio, nel paesaggio, nel vivere insieme, oltre che nella cultura e nella memoria.

Ad unirci resta quel che più di ogni altra cosa contribuì a disperderci, la televisione. E’ l’unica  casa comune che resta e ci consente di parlare di cose comuni con un linguaggio comune. Ma l’Italia muore di televisione.

Ci allontaniamo contemporaneamente, e con la stessa sequenza logica, dalla parrocchia e dal municipio.

Il peccato originale fu commesso dai partiti che hanno dissolto la nazione con la parola e con l’esempio, legittimando il pubblico disgusto e i privati affarissimi. Ma dobbiamo riconoscere che il Pese non è meglio della sua classe dirigente.

Certo, la forbice tra dinamismo della società e arretratezza della politica  si è allargata , la società civile si è sviluppata, mentre la società politica è scesa nel sottosviluppo. Ma se il discorso si trasferisce sulla qualità etica e civile, le due società tendono a combaciare. La piazza riproduce in scala ridotta la grande corruzione e la grande inefficienza del palazzo.

L’Italia soffre di cattiva modernità, di una immissione nello sviluppo senza contrappesi forti in termini di tradizioni e di carattere nazionale. Il male d’Italia è la tabula rasa che si è fatta di ogni identità collettiva, il rigetto di ogni radicamento nel proprio tessuto nazionale. : il puro orbitare in uno spazio vacante , in una terra di nessuno, dove siamo cresciuti in grassezza ma non in altezza, in latitudine ma non in profondità. E se il nostro problema non fosse di liberarci dall’identità italiana  ma di esprimerla al meglio?Se il nostro difetto non fosse la nostra italianità ma il nostro complesso di italianità che non ci consente di confrontarci con quel che siamo e ci destina ad esser la controfigura, la degradazione, di quel che vorremmo essere ?  Un Paese non può disegnarsi sul nulla, prescindendo dalla sua stessa realtà e dalla sua storia, ma deve tenere in mente i suoi caratteri radicali. Perché se non lo fa, non diventa un altro Paese, ma diventa la caricatura di se stesso. Su questa tabula rasa è nato un capitalismo senza radicamento etico o nazionale: una partitocrazia senza spirito pubblico e primato degli interessi generali, una democrazia senza popolo, senza valori, senza dignità nazionale.  

Abbiamo pure inventato il peggiore tipo di individualismo, quello fondato sull’irresponsabilità di ciascuno nel disinteresse di tutti.  Abbiamo consentito il dominio del privato, della sua logica e dei suoi interessi, anche laddove sono in gioco interessi pubblici e questioni generali. Mentre i settori pubblici che si vorrebbero privatizzare, non funzionano perché in realtà sono già stati privatizzati , nel senso che rispondono a puri interessi di bande, di clan, siano essi partiti, comitati d’affari, lobbies o vere e proprie cosche,

Da noi ciascuno si chiama fuori dallo sfascio, si deresponsabilizza. E’ la sfiducia assoluta che i comportamenti personali, le responsabilità di ciascuno, possano produrre qualche effetto: il cambiamento è ritenuto possibile solo dall’alto, e da parte di non precisati altri.

Ma c’è una pericolosa sovrapposizione che si tenta di far passare: la difesa dell’identità nazionale viene confusa con la difesa dello status quo, di un regime, di un assetto partitocratrico, di un sistema di potere.

In realtà le due cose non coincidono, ma la crescita dell’una è stata la causa principale del declino dell’altra.

Ripensare l’Italia non può dunque avere il senso di conservare quest’Italia: si riuscirà anzi a ripensare sul serio l’Italia solo quando si riuscirà a coniugare questo pensiero e questa concreta, vivente integrazione nel proprio Paese con l’ineludibile rigetto di “quest’Italia che non ci piace”.

Ma oggi si tratta in realtà di ripensare l’Italia che non c’è, l’Italia che non appare. Ma che esiste non solo nella memoria, ma anche nel paesaggio, nella cultura, nella lingua, nella vita di ciascuno.

Sentinelle d'Italia riprendete il vostro posto!




La Provvidenza

Quando pareva che l'esausto cuore
si fosse chiuso insieme alla ferita
e la malinconia dopo il dolore
si fosse dei miei giorni impadronita;

quando non davo peso nè valore
alla impetrata grazia della vita,
a me venisti intrepida d'amore
e la gioa mi fu restituita.

Prima che il grido diventasse canto,
e giacevo a me stesso sconosciuto
sentii che il cielo mi passava accanto,

da quel momento non ho più saputo
che fosse grave l'ombra o amaro il pianto:
e scordare si può di aver veduto. 

Sonetto dedicato da Carlo Delcroix a sua moglie

Terni: La "Tagliamento" in soccorso della città sotto bombardamento





























Erano 50 i legionari della Tagliamento che arrivarono a Terni il 15 ottobre del 1943 in soccorso della città massivamente colpita dai bombardamenti inglesi. I legionari s'impegnarono nella rimozione delle macerie, nel soccorso ai feriti e nell'assistenza della popolazione civile. La notizia ci viene da Leonardo Malatesta, precisamente dalle ricerche effettuate dallo storico militare che si sta dedicando alla stesura di un volume dedicato alla Legione "Tagliamento".  

 Sito dello storico Leonardo Malatesta


Un raro video della "Tagliamento"

Ottima è l'acqua




Umbria terza regione più cara d'Italia dopo Toscana e Marche. A Terni speculazione al massimo, 410 Euro l'anno la spesa media per una famiglia ternana (+29,4% dal 2007). 

Progetto H20: ripubblicazione dell’acqua
L’acqua è un bene primario, bene di prima necessità per la regolare vita dei cittadini.
Essa è presente in natura, più di ogni altro bene sulla faccia della terra, essa è fonte di vita e di sostentamento per ogni popolo del pianeta.
Negli ultimi dieci anni, il Governo italiano ha varato nuove normative , leggi e regolamenti sulla gestione e sulla vendita al consumatore dell’acqua.
Questi indirizzi, politici ed economici, hanno maturato l’interesse dei privati ad entrare nelle aziende municipalizzate e a farne di queste, una facile e comoda fonte di speculazione e guadagno assicurato. Dopo pochi anni, i privati hanno iniziato una vera e propria politica aggressiva per la conquista  delle maggiori fonti e reti di distribuzione dell’acqua, tentando  fino ad oggi, di conquistarne l’interno mercato nazionale.
Ad oggi, in Europa e in Italia, si sono formati e radicati enormi gruppi d’interesse e multinazionali che sembrano non frenare  la propria fame di conquista del settore economico in questione.
Lo stesso settore, appare che sia in grado di soddisfare a pieno le esigenze degli aguzzini dato che esso è applicato in maniera monopolistica (una e non più di una azienda di gestione e distribuzione per area municipale). Questo permette ai monopoli di applicare, con estrema facilità, tariffe fuori da ogni norma morale e ad ogni principio di politica sociale. Ovviamente con il bene placido di enti ed istituzioni politiche ed amministrative.
Se ci basiamo sul principio che l’acqua è un bene paragonabile in ogni sua forma all’aria che respiriamo, possiamo facilmente dedurre che la privatizzazione, ma soprattutto, la speculazione è un atto contro i diritti fondamentali naturali e giuridici  dell’uomo.
E’ ovvio, sia per compensare i costi di gestione degli impianti, sia per evitare degli sprechi, che l’acqua debba avere un costo, ma questo non deve essere fonte di guadagno ma capitale economico destinato a mantenere la struttura dell’azienda distributrice, che deve essere pubblica e senza scopo di lucro.

Le aziende pubbliche che gestiscono e distribuiscono l’acqua devono rimanere o devono nuovamente essere riconvertite in un capitale di azienda al 100% pubblico, senza alcuna infiltrazione di privati. Tutti i consumatori saranno a loro volta soci dell’azienda con pari diritti e doveri. Il maggiore azionista rimarranno i Municipi e le Province che dovranno gestire l’azienda nell’interesse comune
Le aziende pubbliche, distribuiscono il bene a tutti i cittadini della propria area di distribuzione presso il proprio domicilio applicando ad essi un primo e modesto costo di gestione della rete acquifera pari a 15 euro ogni due mesi, necessari a mantenere in attivo il bilancio aziendale e ad adempiere, come appena detto, ai costi necessari per la depurazione la manutenzione e la distribuzione.
Le aziende pubbliche dovranno  fornire  ad ogni nucleo familiare (in base anche al numero dei componenti) una quantità media di acqua al mese gratuitamente.
Possiamo stimare che una famiglia composta da 4 persone possa usufruire di 4000 litri di acqua al mese gratuitamente
Questa modesta quantità servirà ad adempiere in maniera civile ed umana ai maggiori consumi di acqua che mediamente vengono consumati da una famiglia italiana (igiene personale, elettrodomestici comuni, acqua da bere) 
Se le famiglie sforeranno la soglia litri mensili standard  dovranno allora pagare il surplus in base alla loro condizione economica, ma soprattutto al numero di componenti che le costituiscono.
Il costo del surplus deve essere considerato diviso in tre fasce di consumo:
 Fino a 3.000 litri di acqua in esubero alle quote di fornitura gratuita: tariffa media nazionale al litro su base inflazionale.
Quando si superano i 3000 litri di consumo mensile verranno applicate  tariffazioni sempre crescenti nell’ordine del 30% in più , fino ad arrivare al 50% di rincaro  , rispetto le rispettive soglie di 6000 litri (in surplus )e 10000 litri (in surplus) .
Ovviamente tale principio di tariffazione sarà applicato nei casi di utilizzo domestico e dunque privato dell’ acqua , tale proposta non tocca l’ area commerciale, industriale e agricola della richiesta idrica .
Il ProgettoH2o si propone dunque di restituire ai cittadini un diritto primario dell’ uomo : quello dell’ acqua .
Mira a togliere di mano agli speculatori dell’ acqua i diritti di  vendita pubblica e di distribuzione. Cerca di portare avanti con una proposta semplice e chiara , una politica di Risparmio idrico , da anni ignorato dalla politica nazionale e locale .
L’ acqua è dunque un diritto di tutti ma non per questo è nostro diritto sprecarla .  






Maceo Carloni: vita bella di un Patriota


Maceo Carloni nasce a Terni il 4 Aprile 1899. Di formazione mazziniana, in gioventù militante socialista, nel 1919, durante la leva di mare a bordo della R.N. Andrea Doria raggiunge Sebastopoli. L'impatto con l'URSS lo turba: il clima di repressione e miseria che regna nella città sul Mar Nero lo spinge su posizioni molto critiche nei confronti del comunismo.

Convinto di aver trovato nel sindacalismo fascista un mezzo per realizzare le istanze di rinnovamento e di progresso del mondo del lavoro, nel 1922 è esponente del Sindacato fascista dei lavoratori dell’industria; aderirà al PNF solo nel 1932, stesso anno dell'anarchico e fondatore de L'Universale Berto Ricci.
Carloni si batte anche per garantire tutela occupazionale ad ex detenuti e disabili; negli anni della crisi del 1929 si oppone all'avvicinamento tra il Regime e la grande industria.
Il periodo della guerra civile e l'omicidio
Carloni non aderisce al Partito Fascista Repubblicano. Mantiene tuttavia un ruolo di primo piano nelle Acciaierie di Terni, essendo Commissario di Fabbrica della TERNI-Acciai. Commissario poiché, nel 1944, Terni fu una delle prime città nella quale videro prima implementazione i dettami della socializzazione.
Nel corso del Ventennio Carloni si era occupato del reinserimento di ex confinati antifascisti nel mercato del lavoro. Il sindacalista fu prelevato e brutalmente assassinato nella notte del 4 Maggio 1944 da uomini della Brigata garibaldina 'Antonio Gramsci'. Gli autori dell'omicidio godranno dei benefici dell'amnistia Togliatti.


Per approfondire
Centro Studi Storici Terni 

L' Insorgenza antifrancese e la liberazione di Terni il 14 di agosto

                                          


 
Il 20 febbraio del 1798, venne innalzato a Terni in piazza Maggiore, l’attuale piazza della Repubblica, l’Albero della Libertà. E tra un proclama e l’altro a proposito della lotta tra virtù e vizio, civiltà e barbarie, democrazia e tirannia, la città fu inglobata nella Repubblica Romana, e l’8 fiorile 1798 entrò in carica la nuova Magistratura di Terni, facente parte del distretto del Clitumno con capitale Spoleto. Primo atto amministrativo dare esecuzione al decreto del 10 germinale 1798, cioè un’imposizione straordinaria sopra tutti i beni fondi per far fronte al “primo stabilimento delle autorità costituite”, al mantenimento delle Truppa Francese, all’approvvigionamento del paese, e specialmente di Roma. Segui la riscossione dell’imprestito forzato “. In seguito furono continuamente alle prese con le contribuzioni in derrate, la tassazione per il mantenimento dell’Armata, la tassazione annonaria. La coscrizione obbligatoria. Ma i Francesi hanno la capacità di ammantare con idealità liberali e democratiche quella che è una realistica politica di sfruttamento coloniale. Come tutti i conquistatori, sentono di giustificare ideologicamente il loro dominio, anche per attrarre a sé gli intellettuali e gli esponenti delle classi emergenti. La propaganda ideologica fa parte integrante dell’imperialismo nato dalla rivoluzione.
Dall'inizio di febbraio in tutta la Valnerina vennero abbattuti gli alberi della libertà, simbolo dell' occupazzione giacobina, Nella seconda metà del mese tutti i dintorni di Terni erano occupati dagli Insorgenti. Il capo brigata Bord, non riusciva a contenere le rivolte delle masse popolari. Arrivò in soccorso il generale Grabowski. Il 30 febbraio le forze occupanti francesi, si mossero contro gli Insorgenti. Due colonne comandate dal colonnello Turski, si mossero da Spoleto e si addentrarono nella Valle del Nera. Ci furono scontri a Ceselli, Collestatte e Torre Orsina. La terza colonna al comando di Graboski si diede al saccheggio di Papigno, dove si erano arrocati una quarantina di Insorgenti,caddero 7 patrioti. Graboski assaltò con scarso successo Miranda, non vi era strada per potere far salire l'artiglieria, ma  numerose case di campagna furono incendiate. Mentre Arrone fu saccheggiato e dato alle fiamme  dal Turski, i Francesi si scontrarono con i popolani di Ferentillo a Macenano e gli scontri arrivarono all'interno del paese,  Stroncone fu presa d'assedio e presa solo il "10 ventoso" (1° marzo), dopo aver respinto un primo attacco, concordata la resa a patto di aver salva la città, gli ab
itanti di Stroncone aprirono le porte al nemico che in forze soverchianti e artiglieria  li assediava, ma la soldataglia si diede al saccheggio che non risparmiò nessuna chiesa, persino i crocifissi furono decapitati. Tra l'agosto e il novembre del 1789 a Terni e nel Dipartimento del Clitumno furono spazzati via tutti i simboli dell'occupazione francese. Il colonnello Antonio Gerlaniz a capo di un esercito austro-russo, insieme all'esercito Insorgente dei "W Maria" che aveva già liberato Firenze e la Toscana, prese prima Perugia, poi Foligno ed infine Spoleto. Il 14 Agosto partì per Terni dove fu accolto come un liberatore.

Contrastare il degrado, dare valore alla bellezza e accrescere l'amore per la propria città.


Terni - Con Determinazione Dirigenziale istituire all’ interno dell’ Ufficio di Gabinetto del Sindaco l’Unità Organizzativa del Decoro Urbano. Con quale obiettivo? La cura costante e la valorizzazione della città sia in termini di pulizia che di manutenzione degli elementi di arredo già presenti. L’Ufficio del Decoro svolgerebbe il centro di coordinamento tra il Comune, le tre circoscrizioni,e le Aziende municipalizzate, in grado di assicurare interventi ordinari e straordinari. Prevenzione e repressione del vandalismo grafico che deturpa monumenti superfici di immobili privati e pubblici, e l'arredo urbano in generale; Controllo, conservazione e ripristino degli elementi costitutivi dell'arredo urbano; Monitoraggio, conservazione e ripristino degli elementi costitutivi dell'arredo urbano; Controllo e segnalazione alle UITS degli elementi della segnaletica stradale turistica obsoleta o mancante; Monitoraggio, contrasto e prevenzione dell'abusivismo pubblicitario; Monitoraggio e segnalazione ai Gruppi dei P.M. dei motorini e auto abbandonati; Monitoraggio, intervento e segnalazioni alle Aziende dei servizi sulle situazioni di degrado segnalate dagli utenti, quali discariche, abbandono di masserizie, batterie, biciclette, materassi, vetri metalli, inquinamento acustico, magnetico e idrico. I cittadini, i condomini, attraverso l’apposito numero verde istituito, possono richiedere l’intervento da parte dell’Ufficio del Decoro sugli immobili privati di loro proprietà, l’intervento sarà garantito dalle aziende municipalizzate dell’amministrazione, questo da un parte permette ai cittadini di risparmiare enormemente rispetto ai costi standard di ripulitura degli edifici, che caleranno di oltre il 50%, e dall’altra permetterà all’amministrazione di far entrare soldi nelle casse comunali. Parallelamente al ripristino della legalità, che non prevede l’impunità per chi compie reati contro il patrimonio, i cui responsabili devono pagare, anche con pene aggiuntive, come il ripristino della situazione prima del danno prodotto. Poichè l’impunità e il degrado favoriscono comportamenti trasgressivi la legalità. Per questo il Corpo della Polizia Locale dovrà specializzare un nucleo di agenti nell’ azione di contrasto al vandalismo. Cosi il sindaco avvalersi delle possibilità offerte dal "Pacchetto sicurezza" in tema di contrasto di questo disdicevole fenomeno. L'Ufficio del Decoro Urbano potrà avviare campagne di sensibilizzazione tra i giovani delle scuole superiori e le istituzioni scolastiche, volte a contrastare ed arginare questo fenomeno e dare la possibilità ai giovani artisti di esprimere la propria creatività in spazi consentiti, rilasciando ai partecipanti la "Carta del writer" contenente le norme a cui attenersi, e recuperare il degrado di alcune aree della città, attivare un rapporto costruttivo tra i giovani e le istituzioni pubbliche, contribuire a far nascere un senso di appartenenza e amore verso la propria città sensibilizzare gli studenti delle scuole di Terni e provincia al rispetto del patrimonio pubblico e privato e a cogliere il confine tra gestione dello spazio artistico e puro vandalismo grafico, attivare interventi di recupero urbano, attivare un rapporto costruttivo tra i giovani e le Istituzioni Pubbliche. Favorire lo scambio di esperienza tra i giovani "writer" e non sia nel Comune di appartenenza che a livello Nazionale e Europeo per rafforzare la loro identità culturale attraverso il confronto. Consolidare il senso di appartenenza del patrimonio pubblico, dare valore alla bellezza e accrescere l'amore per la propria città. 

La distruzione della Fontana di Ridolfi e Fagiolo e del mosaico dello Zodiaco di Corrado Cagli








Terni - Nel 1932 il comune di Terni, dopo aver deciso di trasferire il monumento ai caduti dal centro di piazza Tacito all' ingresso dei giardini della Passeggiata, indisse un concorso nazionale tra gli ingegneri del Regno per la elaborazione di un progetto finalizzato alla costruzione di una fontana monumentale. La commissione esaminatrice, formata dall'architetto Marcello Piacentini, dai critici d arte Roberto Papini e Carlo Tridenti e dal Podestà Almo Pianetti, nel 1933 ritenne degno di esecuzione lo studio contraddistinto dal motto Dinamo I, presentato dagli architetti Mario Ridolfi e Mario Fagiolo. La descrizione fornita dagli stessi progettisti, a compendio del loro studio spiega che l’ acqua, scorrendo sul catino decorato a mosaico, rappresenta la sorgente che abbellisce e allieta di sua freschezza la natura; quindi, precipitando nella seconda vasca a quota piu bassa, allude all’intervento dell’ uomo sull’ elemento naturale ai fini energetici. Il prodotto ottenuto e visualizzato dalla stele di acciaio che diventa esaltazione del lavoro metallurgico e testimonianza della natura industriale della città. I materiali utilizzati per la costruzione del manufatto sono, oltre al granito grigio impiegato per il marciapiede, il porfido rosso per il bordo della fontana, il marmo di Carrara, diversamente lavorato per il rivestimento della vasca centrale, e l’acciaio inossidabile dell’ago. I mosaici policromi che rivestono il catino della prima vasca, realizzati dalla Ditta Salviati di Venezia su cartoni di Corrado Cagli, rappresentano i segni zodiacali. Le figurazioni musive furono valorizzate da una sorgente luminosa posta sotto il bordo esterno della vasca che, illuminando il velo d’acqua fluente su di esse, le arricchisce di suggestive vibrazioni. Il 21 aprile del 1936 piazza Tacito, con al centro la sua fontana, nella sua nuova configurazione, che secondo il progetto generale di Ridolfi e Fagiolo, vedeva una nuova pavimentazione in porfido e l’insediamento di una quinta arborea, rappresentata da quattro parallelepipedi di lecci, studiata con la duplice funzione di creare una cornice uniforme atta a valorizzare la fontana centrale ed eliminare la discontinuità architettonica degli edifici prospettanti i lati maggiori della piazza, venne consegnata alla citta. La fontana fu gravemente danneggiata dai bombardamenti inglesi del 14 ottobre 1943. Il ripristino della fontana fu tra i primi interventi di ricostruzione delle opere pubbliche danneggiate dalla guerra, la direzione dei lavori per il ripristino della parte musiva fu affidata allo stesso Corrado Cagli che, pur riproponendo i temi iniziali, ridisegno i segni zodiacali prevedendo l impiego del mosaico romano in luogo del veneziano precedentemente adottato. In occasione della XIV Festa delle Acque, il 24 giugno 1961, la fontana venne restituita al patrimonio artistico cittadino. Nel 1994 la fontana in forte stato di degrado, dovuto ad un errato metodo di ripulitura adottato nel corso degli anni, i ripetuti passaggi sulla superficie di soluzioni acide avevano causato la corrosione differenziata del materiale lapideo, in relazione alla natura mineralogica, sciogliendo la parte in carbonato di calcio, determinando la solubilizzazione soltanto delle venature in calcare, marmo rosso Lepanto o della piccola percentuale presente nelle tessere verdi, verde Alpi, che risultavano meno consumate e quindi con spessore superiore alle altre, fu restaurata dal sindaco Ciaurro. Nella relazione tecnica dei restauratori si sconsigliava ulteriori puliture con sostanze acide o abrasive causa la perdita delle tessere calcaree ormai presenti come sottili cartelline di marmo dello spessore medio inferiore al millimetro e si invocava una corretta e metodica manutenzione annuale, consigliando l’uso di acqua e spazzole morbide e l’applicazione di bioacida per prevenire l’eventuale crescita di microrganismi, inoltre i tecnici per garantire maggiormente l’incolumità del mosaico indicavano di evitare lo scorrimento dell’ acqua sulla superficie. Dei mosaici di Cagli rimane ben poco, i consigli dei restauratori del 94 non sembra siano stati ascoltati, delle figure zodiacali rimangono solo ombre sbiadite, nelle figure del cancro, dei pesci, del capricorno, dell’ acquario e del toro si sono aperti veri e propri crateri, profondi alcuni centimetrI. E curioso che nella civiltà dell’ immagine, dove il look e eletto sovrano, dilaghi questa rivolta del brutto che fa scempio del patrimonio artistico cittadino, l’estetica l’applichiamo, quando l’applichiamo, fino alla punta delle nostre scarpe, disinteressandoci di tutto il resto. Dell’ opulenza di un tempo si vedevano i segni nella sontuosita di torri, cattedrali e opere d’ arte, ora dell’ opulenza urbana ci accorgiamo grazie ai cassonetti sempre trabocchevoli di rifiuti, ovviamente da termovalorizzare.