L’Italia
fu fatta anche sull’Adamello e sul Carso e questo è bene ricordarlo, e onore a
chi si sacrificò per farla; ma oggi l’Italia non si fa sull’Adamello e sul
Carso, non si fa contro i tirolesi e gli austriacanti, e non si fa soprattutto
con la retorica. Perché l’irredentismo annunciato al fronte non è retorica, ma
l’irredentismo annunciato al mercato lo è senz’altro.
Proveniamo
da decenni di dipendenze culturali e non solo culturali: l’asservimento ai due
grandi modelli culturali dominanti, Stati Uniti e Unione Sovietica, ha dominato
per decenni gran parte della nostra popolazione e dei suoi soggetti civili,
politici e sociali, a cui si aggiungevano come supplemento di esotismo Castro,
Che Guevara, Ho Chi Min e Mao, fino ai pellerossa e ai kamikaze. Non sono poi
mancate minoranze più o meno illuminate: la passione anglosassone di una certa
cultura elitaria di estrazione laica, la tentazione svizzera ancora
serpeggiante al nord. Oggi sotto la pressione dei media ci scopriamo essere
“occidentali ”. Spiega Marco Tarchi: “ L’uso martellante della parola
“Occidente” da parte dei mezzi di informazione, che adoperandola vogliono
instillare la sensazione di una comunanza originaria di interessi e valori fra
le popolazioni e gli Stati collocati sulle due sponde dell’Oceano, e nel
contempo sottolineare la loro diversità rispetto a quelli del resto del mondo”.
Viviamo
così ancora un Italia lottizzata, mentalmente serva dello straniero, l’Italia
dei sette nani. Occorre un patriottismo che sappia guardare alla storia del
nostro paese senza perdere l’equilibrio . Che sappia digerire il fascismo e
l’antifascismo, dopo averli tenuti così a lungo sullo stomaco. Che sappia
riscoprire le ragioni del Risorgimento ma senza demonizzare coloro che furono
dall’altra parte a difendere una loro idea di patria, legata a una terra, una
dinastia e una chiesa. Un patriottismo che non risparmi l’autocritica per
carità di patria ma si sottragga all’auto denigrazione sport nazionale ad alto
tassa d’improduttività. Occorre smettere di vedersi sempre attraverso le lenti
delle varie guerre civili. In questo quadro occorre sviluppare una forte e
libera ricerca storica e culturale che ci consenta di uscire dalla paralisi a
somma zero dei veti incrociati delle varie “vulgate”. Un Patriottismo come
destinazione e non solo come pura provenienza e come semplice naturalismo. Non
manca solo uno Stato, o una classe politica di qualche dignità, ma frana sotto
i nostri occhi l’intero paese. C’è un Italia profonda da tirar fuori.
“Noli
foras ire, in interiore Italiane habitat veritas”. Non la verità assoluta, ma
la nostra verità d’Italiani.
La
storia d’Italia è stata finora concepita in chiave antagonista come una storia
dimezzata ad uso celebrativo La storia d’Italia è stata finora intesa alla luce
della coppia mitizzazione-rimozione: mitizzazione di alcuni avvenimenti,
destoricizzati e imbalsamati e rimozione dell’identità nazionale e della sua
continuità. Ne è uscita una storia costellata di fratture e reliquie senza
vita. Un’Italia meno italiana, più anglosassone e “americana”. Un paese di
trovatelli o di arteriosclerotici che non ricordano niente Un paese che aspetta il futuro come la bella
addormentata nel bosco. Anzi nel sottobosco. Lo Stato evoca sempre più in
Italia il participio passato del verbo stare. Ma è possibile fondare lo Stato solo in
negativo chiamandolo in servizio solo
come freno d’emergenza? E’ possibile cioè esigere forza ed efficienza,
superiorità rispetto alle parti in campo, da un “fantasma” a cui non si
riconosce alcuna autorevolezza, alcuna fondatezza e alcuna prospettiva di
futuro? L’idea che il mercato dia a ciascuno secondo i suoi meriti è falsa
quanto l’idea che il socialismo dia a ciascuno secondo i suoi bisogni.. Nessun
gruppo politico, nessun leader politico può oggi invocare a suo sostegno la
coerenza ideale o la giustezza politica di un suo programma o di un suo
comportamento.Vi è una pura logica aziendale, secondo cui la politica si
misura dai profitti ricavati per l’azienda, e tanto peggio per gli interessi
generali o nazionali. In occidente esistono più di duemila popoli, ognuno con
la sua cultura particolare, perché a noi, invece di questa ricchezza vengono
dati tutti gli intrugli e i miscugli della pseudocultura di massa.
“occidentale”. Perché il nostro pane quotidiano deve essere zeppo di vermi?
Masticatelo se vi piace. Le “patrie “ di ciascuno devono coalizzarsi,
cominciando a non concepirsi in antagonismo, superando i confini topografici di
destra e sinistra. Non è il caso di sprecare le proprie energie per insultarsi
fra dirimpettai di marciapiede quando il rullo compressore minaccia di spianare
tutto. I patriottismi vedono nell’Europa la macroappartenenza ad una Patria-civiltà e la
nascita di un soggetto forte che tuteli le specificità dal progetto di un mondo
uniforme e unipolare, tutto l’inverso dei tecnocrati di Bruxelles.
C’è
ancora bisogno di Patrioti che non abbandoneranno
questo paese a chi non l’amerà mai.
Questo mondo non basta
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