Della morte dignitosa

Giuseppe Di Matteo

 "Io ho detto al bambino di mettersi in un angolo, cioè vicino al letto, quasi ai piedi del letto, con le braccia alzate e con la faccia al muro. Allora il bambino, per come io ho detto, si è messo faccia al muro. Io ci sono andato da dietro e ci ho messo la corda al collo. Tirandolo con uno sbalzo forte, me lo sono tirato indietro e l’ho appoggiato a terra. Enzo Brusca si è messo sopra le braccia inchiodandolo in questa maniera (incrocia le braccia) e Monticciolo si è messo sulle gambe del bambino per evitare che si muoveva. Nel momento della aggressione che io ho butttato il bambino e Monticciolo si stava già avviando per tenere le gambe, gli dice ‘mi dispiace’ rivolto al bambino ‘tuo papà ha fatto il cornuto’ .
Il bambino non ha capito niente, perché non se l’aspettava, non si aspettava niente e poi il bambino ormai non era… come voglio dire, non aveva la reazione di un bambino, sembrava molle… anche se non ci mancava mangiare, non ci mancava niente, ma sicuramente la mancanza di libertà, il bambino diciamo era molto molle, era tenero, sembrava fatto di burro… cioè questo, il bambino penso non ha capito niente. Sto morendo, penso non l’abbia neanche capito. Il bambino ha fatto solo uno sbalzo di reazione, uno solo e lento, ha fatto solo questo e non si è mosso più, solo gli occhi, cioè girava gli occhi.
Io ho spogliato il bambino e il bambino era urinato e si era fatto anche addosso dalla paura di quello che abbia potuto capire o è un fatto naturale perché è gonfiato il bambino. Dopo averlo spogliato, ci abbiamo tolto, aveva un orologio da polso e tutto, abbiamo versato l’acido nel fusto e abbiamo preso il bambino. Io ho preso il bambino. Io l’ho preso per i piedi e Monticciolo e Brusca l’hanno preso per un braccio l’uno così l’abbiamo messo nell’acido e ce ne siamo andati sopra.
Io ci sono andato giù, sono andato a vedere lì e del bambino c’era solo un pezzo di gamba e una parte della schiena, perché io ho cercato di mescolare e ho visto che c’era solo un pezzo di gamba… e una parte… però era un attimo perché sono andato… uscito perché lì dentro la puzza dell’acido era… cioè si soffocava lì dentro. Poi siamo andati tutti a dormire".
 TOTÒ RIINA

Un milione di Europei formano un'armata popolare per arginare l'invasione migratoria





Alcuni gruppi di miliziani hanno cominciato a formarsi nelle città di confine dei paesi dell'Europa centro orientale.

Più di un milione di persone  già agiscono contro i tentativi da parte dei clandestini di entrare illegalmente nell'Unione europea. Tali associazioni esistono nella Repubblica Ceca, Spagna, Germania e Slovacchia. In Bulgaria, i gruppi paramilitari riuniscono  più di 50 000 persone. Questa informazione è stata confermata dai politici in diversi paesi dell'Europa centro orientale in base alle notizie della agenzia Izvestia. Nel frattempo, la politica UE favorisce in tutti i modi la sostituzione etnica dei cittadini europei, stati come l'Italia, dove si è costituita una grande alleanza tra ONG e organizzazioni criminali, ha addirittura messo a disposizione la Marina Militare, è in Italia dove si riscontra la situazione peggiore, dove si registra l'85% di entrate di clandestini su tutto il territorio della UE. 


La politica migratoria dell'UE, e le insensate politiche di guerra degli Stati Uniti nel Medio Oriente hanno peggiorato la situazione dei paesi "buffer" dell'Unione. Così l'Ungheria, la Bulgaria e altri paesi dell'Europa centro orientale  sentono crescere   maggiormente la pressione della  immigrazione  clandestina. La gente di questi paesi in questione, è costretta a contrastare  questo  fenomeno devastante, che vede collusi grandi gruppi finanziari, organizzazioni criminale, e il governo UE, CON  le proprie forze formando milizie volontarie popolari. In alcuni paesi, come la Bulgaria, questa pratica ha già raggiunto il livello statale: pattuglie volontarie hanno armi non letali (gas lacrimogeni, sfollagente).
La Bulgaria è al crocevia di importanti vie della sostituzione etnica, questo sta creando tensioni sociali tra i suoi cittadini. Gli attivisti hanno creato un'organizzazione Shipka il cui obiettivo dichiarato di garantire la sicurezza del Paese contro il flusso di immigrati clandestini. L'organizzazione in questione ha annunciato l'esistenza di una rete di organizzazioni europee simili finalizzata alla cooperazione..

La causa della comparsa di milizie popolari è l'incapacità dei paesi dell'UE di rispondere adeguatamente alla crisi migratoria e controllare l'ondata di clandestini., anzi al contrario, di adottare misure che la finaziano e la incoraggiano. Per due anni  i politici europei non riescono a trovare una soluzione per la fase acuta della crisi migrazione nella UE. La linea adottata dal Cancelliere tedesco Angela Merkel, che promuove la massima apertura delle frontiere ai profughi da paesi europei, è un fiasco. Sempre più politici europei accusano Bruxelles la politica miope vis-a-vis per il Medio Oriente - che è appunto il nocciolo del problema dei migranti secondo loro. L'assenza di una politica comune nel settore spinge i popoli dell'Europa centro orientale a lottare per  se stessi nell'affrontare questo grave problema.

Amelia (Tr) 1944: la strage di bambine compiuta dagli anglo americani


La strage di Amelia, in provincia di Terni,  dove furono uccise, il 25 gennaio 1944, nella distruzione della scuola elementare delle Maestre Pie Venerini, tredici bambine, tre suore insegnanti, un operaio e la direttrice Iole Orsini. Responsabili: bombardieri alleati Royal Air Force - United States Air Force.

Il corpo di una ragazza di Polino (Tr) sequestrata dai partigiani, ritrovato in una fossa comune

           Nella foto il Comune di Polino (Tr) dove fu rapita la ragazza poi sparita nel nulla

Il 26 agosto 2004, una missione archeologica guidata dal Prof. Mario Polia, nella zona di Fuscello di Leonessa (Rieti), ritrovò quella che sembrò essere una fossa comune. A poca distanza da alcune rovine medioevali vennero rinvenuti frammenti ossei di indiscutibile appartenenza umana. Dopo aver smosso delle zolle di terra, fu riporta alla luce la parte inferiore di uno scheletro umano. Un’approssimativa datazione fece risalire i resti al periodo della seconda guerra mondiale. Il ritrovamento di più ossa fece pensare che in quella fossa fossero presenti i resti di almeno due persone. Infine, il rinvenimento di un proiettile all’interno di un muro crivellato da colpi sembrò dipingere una classica scena di esecuzione sommaria. Vennero allertati i Carabinieri e il tutto fu affidato alla Magistratura. Nessuno si sbilanciò nell’identificare il corpo - o i corpi - anche se, in quel vallone, nei primi mesi del 1944, avvennero episodi mai chiariti come la scomparsa del Comandante partigiano Mario Lupo, secondo alcuni ucciso dai comunisti a causa del suo moderatismo; la scomparsa di una ragazza sequestrata dai partigiani a Polino (Terni) e mai più ritrovata; l’uccisione di due combattenti della RSI i cui corpi scomparvero nel nulla.

Gli stupri dei soldati americani in Francia





Nel libro “ What Soldiers Do “ (ciò che i soldati fanno), la Prof.ssa Mary Louise Roberts dell’Università del Wisconsin ci dice che i soldati americani commisero stupri migliaia di volte durante la guerra. E, ciò che è ancora più sorprendente, è che molte delle loro vittime erano francesi.
In totale si stima che circa 14.000 donne furono stuprate dai soldati americani nell’Europa Occidentale dal 1942 al 1945. In Francia 152 soldati americani furono processati e di questi, 29 furono impiccati.
Ma le statistiche non rivelano tutta la storia. Ci furono senza dubbio migliaia di stupri in Francia, molte dei quali non vennero denunciati dalle vittime le quali non erano disposte a vivere le ingiuste e tremende stigmatizzazioni che tali violenze portavano con sé il quei giorni.
Ma perché gli americani violentavano i loro alleati? Per il soldato medio, la Francia era tanto un “avventura erotica” quanto una spedizione militare e la guerra fu, in parte, “venduta” ai soldati di leva come un’opportunità per conoscere donne francesi attraenti.
Molti dei padri di quei soldati erano stati in Francia durante la Prima Guerra Mondiale ed erano ritornati con scandalosi racconti sulla presunta licenziosità delle donne francesi. I loro figli, di nuovo laggiù a combattere, consideravano la Francia come un gigantesco bordello, con migliaia di ragazze nubili francesi disposte a essere possedute da virili soldati.
Come giustamente osserva la Prof.ssa Roberts, il soldato medio non aveva alcun attaccamento emotivo al popolo francese o alla causa della sua libertà.La Roberts scrive: “ Le donne della Normandia denunciarono un’ondata di accuse di violenze carnali contro i soldati americani, minacciando di distruggere la fantasia erotica nel cuore dell’operazione. Lo spettro dello stupro trasformò il soldato americano da guerriero-salvatore a intruso violento “.
Fu particolarmente intaccato negativamente il porto di Le Havre. Un cittadino scrisse al sindaco della città, Pierre Voisin, lamentandosi per i “crimini di ogni tipo commessi giorno e notte”. Disse che i soldati americani “attaccavano, rubavano sia nelle strade che nelle nostre case e che era in sostanza un regime di terrore imposto da banditi in divisa”.
Ma il problema più grave era il sesso. I soldati americani copulavano con qualsiasi donna francese potevano avere per le mani, consenziente o meno e ciò che era peggio è che lo facevano in pubblico.
“ Queste cose succedono alla luce del sole, davanti a bambini e ad altre persone che si trovano sul posto “, disse un civile.
Urinano contro i muri e nei corridoi “ notò con disgusto un testimone, “ e saltano addosso ad ogni donna che vive da quelle parti “.
Ciò che era peggio per i francesi era il fatto che gli americani erano le stesse truppe che avevano devastato le loro città con bombardamenti aerei e bombardamenti di sbarramento di artiglieria.
Molti francesi sentivano, e a ragione, che le loro città erano state distrutte senza alcun bisogno, in una dimostrazione di forza machista americana.
Si stima che nella battaglia di Normandia siano stati uccisi 20.000 civili e nella sola Le Havre 3.000 avevano perso la vita. Funzionari arrabbiati fecero rilevare che mentre venivano estratti dalla macerie migliaia di francesi, di tedeschi morti non sene trovava più di una decina.
Con gli stupri ed i bombardamenti era perciò comprensibile perché molti francesi si chiedevano se dopo tutto fossero stati effettivamente “liberati”.
Gli americani, ricordava un combattente della resistenza, “ macchiarono la loro reputazione comportandosi come se fossero in un paese conquistato “. Alcuni consideravano questa seconda occupazione peggiore della prima.
La Francia per gli americani, come per i tedeschi, non è altro che Parigi e le donne”, osservò un altro francese, facendo notare che c’era poca differenza fra il soldato americano medio e quello tedesco.
Le donne francesi che lavoravano come prostitute ricordavano persino i loro clienti tedeschi con un quasi sentimento di affetto. I soldati americani volevano di più del solo sesso. “Con quei bastardi dovevi tenere d’occhio il portafoglio” ricordava una signora. “ E’ triste dirlo ma mi mancavano i miei tedeschi che con le donne erano più gentili. Io non sono l’unica a dirlo. Tutte le altre donne la pensano come me, solo che non sempre lo dicono “.
Alcune prostitute furono persine ammazzate dai soldati americani. Oltre a Elisabeth, a Parigi, un’altra fu accoltellata 29 volte all’addome, mentre una donna chiamata Marie fu uccisa perché si rifiutava di farsi sodomizzare.
Abbondavano i racconti con storie particolarmente orribili, inclusa quella di una ragazza fatta a pezzi e il cui corpo fu poi stuprato.
Agli occhi di molti americani le donne francesi non erano altro che sigarette, qualcosa che ricevi nelle tue razioni e che puoi condividere in giro. Non c’era da stupirsi che le malattie veneree imperversavano, ma le alte sfere americane erano più preoccupate della salute dei “loro ragazzi” per il rischio di infettare le loro fidanzate in patria, che non della salute delle donne francesi.
Gli ospedali erano pieni di donne con malattie veneree e molte di loro venivano mandate da un ospedale all’altro perché non c’era posto per loro.
La Prof.ssa Roberts scrive: “ Una popolazione senza tetto, indesiderata di donne malate scarrozzate di città in città. Queste prostitute compromettono l’eredità dell’occupazione americana in Normandia “.
Ma la peggiore eredità era, ovviamente, lo stupro e ciò che più stupisce è che le autorità americane fecero molto poco.Sebbene venissero distribuiti dei manifesti a titolo educativo dal titolo “ Diamo un’occhiata allo stupro “, esse non fecero niente per attenuare il desiderio dei soldati di aggredire sessualmente coloro che si supponeva avrebbero dovuto liberare dall’oppressione.
Comunque era necessario fare un po’ di giustizia ma anche questa iniziativa lasciò il tempo che trovò. Dei 152 uomini processati per stupro, 139 erano “negri”.
Pare che l’esercito americano tendesse a trattare i soldati neri come capro espiatorio e a bollarli come “ipersessuali” e quindi più propensi allo stupro.
Le corti marziali erano spesso dei tribunali illegali, con uomini mandati al patibolo condannati con prove fragilissime e processati da ufficiali con poca o niente esperienza legale.
Alle vittime francesi veniva chiesto di identificare i loro assalitori in mezzo ad interi battaglioni di soldati neri, sebbene gli stupri avvenivano spesso in stanze poco o per niente illuminate.
Inoltre, un’altra sgradevole verità, è che molte donne francesi erano razziste tanto quanto gli ufficiali americani. In tutte le parti si disseminava la paura che una specie di “terrore nero” si sarebbe scatenato sulle donne in Normandia ed era fin troppo facile addebitare un crimine ad un soldato nero piuttosto che ad un bianco.
Inoltre, alcune donne francesi sostenevano di essere state violentate piuttosto di ammettere di aver fatto sesso consenzienti ed alcune prostitute minacciavano un accusa di stupro in modo da estorcere più denaro ad un soldato americano.
La liberazione del loro paese fu quindi un affare dolce-amaro per i francesi. I crimini perpetrati dagli americani sulle donne intaccarono profondamente gli uomini francesi che si sentivano evirati dagli americani. Questi erano più grossi, più forti, più ricchi e più sani e non avevano trascorso anni ad essere sottomessi e obbligati a servire sotto il tallone dello stivale tedesco.
Come dimostra la Prof.ssa Roberts, sebbene a noi piaccia considerare gli uomini che liberarono l’Europa come membri della “più grande generazione” e che gli Alleati combatterono una “buona guerra”, la vera storia è molto più complicata e scomoda.
Ancora oggi ci saranno donne anziane sedute sull’altra sponda della Manica che chiudono i loro occhi quando sentono la parola “liberazione”.
What Soldiers Do: Sex and the American GI in World War II in France (Ciò che I soldati fanno: il sesso e I soldati americani nella Seconda Guerra Mondiale in Francia) di Mary Louise Roberts, pubblicato dalla University of Chicago Press, al prezzo di 21 Sterline.

Il famigerato campo di concentramento alleato "R. Civilian Internee Camp" di Collescipoli (Terni)







La struttura si suddivideva in tre campi di concentramentp per prigionieri. Il principale organizzato nello stabilimento SAIGA mentre i due satelliti furono ricavati uno dallo stabilimento SPEA e l'altro da un campo militare. Nel campo principale fu detenuta dal 2 maggio 1945 Donna Rachele Guidi moglie di Benito Mussolini con i figli Anna Maria e Romano Mussolini.
Nicoletta de Terlizzi, prigioneria nel "R. Civilian Internee Camp" di Collescipoli (Terni), venne uccisa il 29 agosto 1944, sotto gli occhi delle sue compagne allibite soltanto perché si era sdegnosamente rifiutata di andare a ballare con un soldato inglese. Un campo di concentramento dove accadevano spesso episodi di violenza contro i prigionieri, organizzato in una area industriale dismessa. "Per punizione un colonnello polacco amico degli inglesi che si era costruito un campo ostacoli per cavalcare, si divertiva con una lunga frusta da maneggio a far correre ai ragazzi italiani gli stessi ostacoli dei suoi cavalli" (Dalla lettera che la principessa Pignatelli scrisse verso la fine del 1949 a David Rousset).






Ritratto di Gasparri tra i sayanim


Un lettore segnala che il programma di RAI3 Report ha reso noto quanto segue: Maurizio Gasparri, l'ex ministro delle telecomunicazioni, risulta direttore di una società israeliana di telecomunicazioni, la Telit. Che dire? Pare proprio vero.Uno sguardo al management della Telit: nonostante la sede a Trieste, è integralmente israeliana.
Il presidente si chiama Avigdor Kelner, un colonnello dell'armata israeliana che è stato ai vertici della Azorim Investment, una immobiliare sionista, ed è nel board della Ben Gurion University. Oozi Cats è il direttore esecutivo, Avi Israel il direttore finanziario, Inbal Barak-Etzion la sub-direttrice finanziaria; poi ci sono una sequela di direttori non-esecutivi.
E lì, tra un David Denholm (ex banca Warburg) e un Andrea Giorgio Mandel-Martello (altro Warburg), fra un Davidi Piamenta (che viene dalla Israeli Air Force), un Yossi Moskovitz  e una Ali Ronnen, compare effettivamente la faccetta di Maurizio Gasparri.
Quasi unico goy fra tanti eletti. Come direttore, ma attenzione, «non esecutivo».
E' importante: infatti la didascalia che accompagna la foto non fa che prendere le distanze da se stessa.Si sforza di dire: sono qui, ma non ci sono.«Mister Gasparri non è attualmente direttore o partner, né è stato direttore o partner negli ultimi cinque anni di alcuna azienda o compartecipazione». Ma allora perché sta lì, con foto, tra i direttori Telit?A fare che?Apparentemente non fa niente, anzi nemmeno c'è fra quei colonnelli e aviatori di Tsahal.Ma si vede che a qualcosa serve pure un Gasparri.A che cosa? Il nome della Telit è saltato fuori nelle deposizioni di Marco Bernardini, agente del SISDE e principale testimone nell'inchiesta sulle intercettazioni Telecom.Bernardini ha detto che la notizia delle indagini della Kroll su Tronchetti Provera originava, attraverso una trafila di confidenti, da tale «Frascà, ex funzionario Telecom passato alla Telit, un'azienda rilevata dall'IMI, Industria Militare Israeliana».Che gli israeliani siano all'ascolto di telefoni e telefonini italiani risulta molto chiaro dalle deposizioni sullo scandalo Telecom.Fabio Ghioni, esperto informatico della sicurezza Telecom, racconta che Guglielmo Sasinini, ex giornalista di Famiglia Cristiana era diventato  consulente-spia per Telecom. Sasinini, dice Ghioni, vantava «contatti diretti coi servizi segreti  israeliani, di cui parlava come se fossero i suoi capi occulti» (interrogatorio del 13 marzo 2007).Sasinini e Tavaroli andavano spesso in Israele.
E a questo proposito Ghioni pronuncia il nome della Converse Technologies, azienda israeliana che offriva a Telecom apparati per intercettazione.«Svolsi una ricerca su tale azienda e scoprii che era stata creata dal Mossad».
Non basta: come ha scritto Il Corriere, «La Converse Technologies torna in scena anche in un altro episodio raccontato da Ghioni, la discussa uccisione di un giovane brasiliano da parte della polizia londinese, subito dopo gli attentati dell´11 luglio. 'Scoprii anche che (la Converse Technologies ndr) era stata coinvolta in alcuni scandali negli Stati Uniti che riguardavano le intercettazioni e che dopo queste vicende si è ripresentata sul mercato con 
il nome Verint. In tale veste aveva fornito le telecamere all'azienda che gestisce la sorveglianza della rete delle metropolitane a Londra. Rammento che in occasione della morte di un cittadino brasiliano ucciso dalla polizia di Londra perché ritenuto un terrorista, le videocamere fornite da quell'azienda hanno fatto registrare un black out per asserita manutenzione proprio nei minuti in cui il brasiliano veniva soppresso'».Dunque la Comverse, oggi Verint, gestisce le telecamere di sorveglianza nella metropolitana di Londra: guarda guarda. E dopo l'attentato del luglio 2005, è la Converse che ha fornito le immagini 
dei quattro «terroristi» (poveracci ignari, probabilmente convinti di essere parte di una esercitazione) mentre entrano nel metrò  con lo zaino in spalla.Così è stato chiaro che erano loro, quei musulmani malvagi.Invece, il giorno in cui i commandos di Scotland Yard ammazzano a bruciapelo un innocente brasiliano, la Converse ha un black-out delle sue telecamere.Insomma, la Converse ha le mani in pasta in parecchi attentati sporchissimi, 
false flag.Soprattutto, il nome dell'azienda israeliana è stato fatto insieme ad un'altra (Amdocs, pure israeliana) durante le prime indagini seguite all'11 settembre.In USA.
La Fox News (2) disse allora che la Converse, emanazione dei ministeri  israeliani, forniva gli apparati di intercettazione automatica alla polizia giudiziaria americana, per le indagini su sospetti. E che l'FBI aveva denunciato la Converse come la possibile fonte di «fughe» di informazioni raccolte al telefono da ignari agenti di polizia; fughe che avevano fatto  naufragare diverse azioni di controspionaggio e non solo, ma anche operazioni contro la criminalità comune, specie gli spacciatori di droga della mafia ebraica.
Proprio in seguito a queste denunce, la Converse ha cambiato nome in Verint.Quanto alla Amdocs, ha in USA appalti colossali: provvede alla tariffazione e alle bollette delle maggiori compagnie telefoniche americane, che servono nel complesso il 90% delle utenze.Il bello è che il computer centrale della Amdocs per le tariffazioni si trova fisicamente in Israele.E per sua natura consente di fare a qualche servizio segreto che ne ha l'accesso ciò che gli spioni chiamano «analisi del traffico», l'identikit di qualunque persona in base alle telefonate che fa e riceve.Indovinate il nome del servizio segreto in questione.E la Telit c'entra qualcosa con tutto questo?A no, questo no.La Telit, diretta dal colonnello Kelner, è pulitissima.Nel suo sito, vanta di essere la pioniera della tecnologia «m2m», «machine to machine».
Una tecnologia che «consente comunicazione automatica tra una macchina e una centrale, o tra macchine distanti», consentendo «sorveglianza e controllo in tempo reale e senza controllo umano», e il tutto «wireless», senza fili, coi cellulari.
Il sito della Telit fa qualche esempio: auto fornite della tecnica «m2m» mandano un messaggio silenzioso a una centrale di pezzi di ricambio, per dire quale pezzo hanno bisogno di sostituire. Oppure: macchine di bibite a moneta avvisano da sé la centrale che è finita la Coca Cola.Tutto a distanza, senza intervento umano, anzi senza che nessuno lo sappia.Non è difficile immaginare altre e più mirabolanti applicazioni della «m2m».Un telefonino Telit può dire dove siete e con chi parlate, a vostra insaputa, avvertendo la «centrale».Un telefonino Telit, se l'avete in tasca, dice tutto di voi alla centrale.Un telefonino Telit può persino guidare un missile intelligente sull'auto corazzata di un dirigente di Hamas, di cui «la centrale» sa in tempo reale l'ubicazione perché nell'auto c'è nascosto un chip «m2m».
Magari, anche Calipari aveva un «2m2» nascosto da qualche parte nella macchina.Mica per niente si chiamano «smartphones», telefoni furbi.
Personalmente, inclinerei a non comprare mai un cellulare Telit, o una scheda Telit, o un aggeggio che si chiami «smartphone» e che vanti una tecnologia «m2m».E inviterei i lettori a fare altrettanto.Sì, tutti i telefonini che abbiamo in tasca ci tradiscono: al bisogno, la 
polizia sa dai tabulati dove ci trovavamo (in quale «cellula») quella tal ora e con chi parlavamo.Ogni alibi falso diventa insostenibile.Ma dove si trova la «centrale» a cui i cellulari Telit, stanno parlando di noi a nostra insaputa?
Ad Haifa?Tel Aviv?
Va a sapere.
Anche Maurizio Gasparri, il nostro servizievole ex-ministro, dovrebbe guardare meglio dentro il telefonino che ha avuto sicuramente in omaggio.Perché sicuramente ha avuto un omaggio; l'unico, perché certo non viene pagato dalla Telit.
Come pagare un direttore non-esecutivo, che per di più, nella didascalia che lo indica come direttore, dice di non essere direttore?Come si fa a pagare uno che è lì solo per figura o copertura?Lui stesso, Gasparri, il non-esecutivo, non vorrebbe compensi per non-eseguire alcunchè.
E ciò gli fa onore.Anche se questa gratuità lo mette nel novero dei «sayanim».La parola ebraica che, nel gergo del Mossad, significa «aiutanti», designa tutti quei normali cittadini italiani, francesi, spagnoli, inglesi o tedeschi che - in quanto ebrei - sono pronti ad aiutare il Mossad nelle sue operazioni all'estero.Un medico che cura l'agente professionale ferito.
Un albergatore che lo ricovera senza registrarlo.Un funzionari che fornisce documenti.
Un banchiere o bancario che procura contanti anche in piena notte.Un altro che ricovera in case «sicure» i kidon (le squadre di assassinio) che stanno preparando un colpo all'estero.
Per questo il Mossad funziona benissimo con pochissimo personale professionale; ha decine di migliaia di agenti dilettanti, avventizi  e volontari che coprono, aiutano e non fanno domande.Né chiedono un solo shekel di paga: tutto gratis, per amore di Giuda, con la 
soddisfazione di fregare quei cretini di goym.
I sayanim, appunto. Gasparri è uno dei sayanim?Quando si è Gasparri, si può esserlo  senza nemmeno saperlo. Può succedere anche questo, nella nostra Italia. La nostra cara Cretinopoli.

Maurizio Blondet
Note
1) Si veda il sito: http://www.telit.com/content.asp?pageId=188.
2) Fu il giornalista Carl Camerson a rivelare i fatti. La sua inchiesta è
stata cancellata subito dopo dal sito della Fox. Il senatore Bob Graham,
della Commissione Intelligence, dopo aver potuto vedere documenti segreti
sull'11 settembre, disse: «C'è la prova molto convincente che almeno alcuni
dei terroristi  [di Al Qaeda] sono stati aiutati, non solo con denaro, da un
governo straniero. ciò diverrà di dominio pubblico in futuro quando saranno
aperti gli archivi, ma solo tra 20 o 30 anni». «I think there is very
compelling evidence that at least some of the terrorists were assisted not
just in financing - although that was part of it - by a sovereign foreign
government... It will become public at some point when it's turned over to
the archives, but that's 20 or 30 years from now». Questo governo straniero
non può essere un regime islamico, altrimenti la sua complicità non sarebbe
stata sepolta negli archivi per 30 anni; sarebbe stata gridata sulle piazze
globali da tutti i media.

Contro il sostituzionismo


Qual è il contrario della Grande Sostituzione? Qual è la buona ragione, in fin dei conti, affinché sia un popolo e non un altro a dover vivere in un dato territorio? Non è forse vero, come ci ripetono le élite immigrazioniste, che nessuno di noi è originario o autoctono, che le radici possono essere “decostruite”, che l’identità è un’illusione?
Il sostituzionismo è come un Dio terribile per cui tutti gli uomini sono uguali e intercambiabili, dato che gli sono indifferenti. Il contrario del sostituzionismo è non solamente l’identità, ma il carattere “insostituibile” degli individui e dei popoli. L’esilio ha una sua nobiltà tragica e metafisica, certo, ma non c’è esilio che a partire da un fondo di appartenenza. È la propaganda cosificante che pretende di decostruire l’essere. Amo più la morale de I nutrimenti terrestri, di Gide: “Non legarti in te se non a ciò che senti non essere altrove che in te stesso, e crea di te, impazientemente o pazientemente, ah! il più insostituibile degli esseri”.

La Patria ? "Dio creandola sorrise"


di Giuseppe Mazzini

La patria è la fede nella patria. Dio che creandola sorrise sovr'essa, le assegnò per confine le due più sublimi cose ch'ei ponesse in Europa, simboli dell'eterna forza e dell'eterno moto, l'Alpi e il mare. Dalla cerchia immensa dell'Alpi, simile alla colonna di vertebre che costituisce l'unità della forma umana, scende una catena mirabile di continue giogaie che si stende sin dove il mare la bagna e più oltre nella divelta Sicilia. E il mare la ricinge quasi d'abbraccio amoroso ovunque l'Alpi non la ricingono: quel mare che i padri dei padri chiamarono Mare Nostro. E come gemme cadute dal suo diadema stanno disseminate intorno ad essa in quel mare Corsica, Sardegna, Sicilia, ed altre minori isole dove natura di suolo e ossatura di monti e lingua e palpito d'anime parlan d'Italia.

Le divise eleganti e futuriste di Hugo Boss


Hugo Boss è nato In una calda estate del 1885 a Metzingen, una piccola cittadina a sud di Stoccarda, nella provincia del Baden-Württemberg. 
Al raggiungimento dell’età scolare, i genitori, piccoli commercianti proprietari di un negozio di tessuti, lo iscrissero alla scuola del popolo (Volksschule) e dopo al ginnasio. Il giovane Boss affinò il mestiere, dedicandosi per tre anni allo studio degli affari commerciali. Il suo primo lavoro lo portò in una fabbrica tessile a Metzingen. Dopo il servizio militare tornò  a lavorare al telaio, ma stavolta a Costanza. Dopo la morte dei genitori nel 1908, Hugo ereditò il laboratorio di famiglia e lo stesso anno sposò Anna Katharina Freisinger, che non molto tempo dopo gli diede una bambina. Erano gli anni della Prima guerra mondiale e Hugo vi partecipò con il grado di caporalmaggiore. Nel 1923 coronò finalmente il sogno di aprire una propria fabbrica di abbigliamento sportivo nella sua città natale.

Lo stilista Hugo Boss



Erano gli anni in cui la Germania era stata ridotta alla fame dalle  dure misure, contenute nel disastroso Trattato di Versailles, volute soprattutto dagli Inglesi, che minarono profondamente, insieme alla   iper inflazione e  agli effetti della Grande Depressione  la stabilità dell’economia tedesca, bruciando i risparmi personali della classe media e provocando una massiccia disoccupazione.  L’azienda di Hugo Boss seguì la sorte della maggior parte delle imprese tedesche e  finì sull’orlo del fallimento fino al 1931, quando Hugo, con sole sei macchine da cucire, si trovò costretto a ricominciare gli  da zero.
Con le restrizioni imposte alla nazione sulla produzione di abbigliamento, Boss stabilì il suo commercio nella produzione di uniformi e divise da lavoro, gli unici prodotti che le restrizioni risparmiavano, assicurando che la produzione potesse proseguire.

Adolf Hitler divenne Cancelliere della Germania il 30 gennaio 1933. “La miseria del nostro popolo è terribile da contemplare!”, disse Hitler nel suo discorso inaugurale.Alla fine del 1935 la disoccupazione in Germania non esisteva più. Nel 1936 gli alti profitti facevano già salire i prezzi o rendevano possibile alzarli. Alla fine degli anni ’30, la Germania era un paese a piena occupazione e con prezzi stabili. Si trattò, nel mondo industrializzato, di un risultato assolutamente unico. In soli tre anni Adolf Hitler aveva risollevato l'economia tedesca, questo convinse Hugo Boss ad abbracciare le idee del partito nazional socialista, si iscrisse al Partito Nazional Socialista dei Lavoratori Tedeschi con la tessera no. 508889.  Hugo Boss iniziò a  creare le uniformi per le SA (Sturmabteilung, Squadre d’assalto), le SS (Schutz Staffeln, Squadre di protezione) e la Gioventù hitleriana (Hitler-Jugend).  Il suo stile e i suoi  soavi disegni durante questo periodo diventarono leggendari. La produzione crebbe a tal punto che Boss dovette assumere altri cento operai nella sua fabbrica. Con la dichiarazione della Seconda guerra mondiale, ricevette poi l’ordine dalla Wermacht di disegnare le uniformi militari.

Pubblicità della Hugo Boss


Hugo Boss ricevette il compito di creare i modelli per le SS Totenkopf, la 3° Divisione corazzata delle SS. È curioso notare come fino dalla prima guerra mondiale  le divise fossero conformi ai teatri di guerra, mentre l’estro di Boss le volle nere, mentre le uniformi delle unità di combattimento delle SS-Verfügungstruppe (S-VT) e, più tardi, delle Waffen-SS, furono invece soggette alle sfumature del grigio e del verde, il camouflage tuttora adottato dalle mimetiche tedesche.  Oltre alle cuciture perfette, il taglio complesso, una linea elegante e di stile, Boss pose particolare attenzione ai dettagli e agli accessori: stivali, pugnali, copricapi, baschi, intarsi ed emblemi come la foglia di quercia e le aquile. Tuttavia, per evitare il riconoscimento del rango militare, la scrupolosa cura dei particolari scomparve dalle divise nere dei tedeschi inviati sul Fronte orientale.  Anche le mimetiche usate nel Sud Europa e nel Nord Africa erano creazioni di Hugo Boss. Profondamente ispirate allo stile italiano e con l’aggiunta di applicazioni tessutali per i feriti in guerra, la camicia aveva le maniche corte e spesso al posto del basco veniva indossato l’elmetto. Per il freddo, invece, abbigliamento mimetico prevedeva calde fodere e interessanti soluzioni per il fissaggio delle giacche a vento. A volte a cena non era richiesto di indossare l’uniforme. Veniva allora sostituita dal frac ma sprovvisto di “coda” (l’odierno tight), un papillon bianco o nero e un gilet. I risvolti erano rigorosamente in seta pregiata, mentre l’appartenenza al rispettivo grado militare si esprimeva nei tipici nastri d’argento cuciti sul colletto. E' quindi al genio di Hugo Boss che si deve la straordinaria modernità delle divise dell'esercito tedesco durante la seconda guerra mondiale,  stile e accorgimenti poi copiati da numerosi eserciti contemporanei, a partire da quello americano.

Per la Russia subito nell'Ue: la Petizione a Junker da firmare, ora!


Sempre più europei hanno l'impressione che l'Unione sia ormai una gabbia dalla quale liberarsi, l'ultimo esempio è proprio quello della Gran Bretagna, il Paese che, tra l'altro, più aveva da perdere uscendo dall'Ue. L'unico Paese con prima lingua ufficiale l'inglese che, ora, non è più lingua comunitaria. 
C'è urgenza quindi di ripensare l'Europa dalle sue fondamenta, culturali come di continuità territoriale. È urgente ri-unire quel destino comune che le Avanguardie Storiche avevano costruito da Parigi a Mosca nei primi del '900 dando vita alla modernità, destinazione comune che il Dopoguerra ha ideologicamente occultata. 
Oggi quel cuore della modernità spezzato va riunificato. Il ventricolo destro ricongiunto al sinistro.
Una Europa senza la Russia è un'Europa mutilata, è urgente dare vita e corpo al sogno del Manifesto di Ventotene: quello degli Stati Uniti d'Europa. E' urgente contrapporre ai venti di guerra brezze di Pace e nonviolenza. 
Per questo un'organizzazione di utilità sociale italiana ha avviato una raccolta firme di persone che, contrarie alla violenza ed alla guerra in tutte le sue forme — economiche e commerciali, culturali e linguistiche, sociali e militari —, chiedono al Presidente della Commissione europea Junker l'entrata della Russia in Europa da subito, proponendole un percorso, veloce ed agevolato, affinché ciò accada il prima possibile.
Seanz'altro una iniziativa da incoraggiare questa e che, chi vuole, può sottoscrivere qui.


La Lega e l'Euro: tutta un'altra storia

XI Legislatura (23 aprile 1992 - 16 gennaio 1994) (1) Ottobre 1992. La Lega Lombarda, pur essendo all''opposizione, vota SI in Parlamento ai Trattati di Maastricht, ovvero votò favorevole alla Bibbia del neoliberismo sulla cui base cessò di vivere la Comunità economica europea e nacque l’Unione europea. XIV Legislatura (maggio 2001-aprile 2006) (2) L'euro entra in circolazione il 1 gennaio 2002, col pieno assenso della Lega Nord che faceva parte del governo Berlusconi. (3) Il 1 febbraio 2003, con l’assenso del governo italiano (di cui fa parte la Lega Nord) entra in vigore il Trattato di Nizza (Costituzione europea). Il Trattato viene firmato a Roma il 29 ottobre 2004. Stiamo parlando della “Costtiuzione” che verrà bocciata dai francesi e olandesi con referendum nel maggio e giugno 2005. (4) Nel 2003, con il pieno consenso in seno al Consiglio europeo del governo Forza Italia-Lega-An, sono sottoscritti i Trattati di adesione alla Ue di Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, Malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia. (5) Il 1 maggio 2004, col pieno consenso del governo Forza Italia-Lega-An in seno al Consiglio europeo, entrano nella Ue: Repubblica Ceca, Estonia, Cipro, Lettonia, Lituania, Ungheria, malta, Polonia, Slovenia e Slovacchia. XVI Legislatura Governo Berlusconi IV (dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011) (6) Il 19 giugno 2008 il Consiglio europeo (con il consenso del governo Berlusconi-Lega Nord) accetta la Slovacchia nell’euro-zona. (7) Il 1 dicembre 2009 (con il consenso del governo Berlusconi-Lega Nord) entra in vigore il Tratto di Lisbona. Il 23 luglio 2008 il Senato approva il Trattato di Lisbona all'unanimità con 286 sì. Il 31 luglio 2008 la Camera approva all'unanimità il Trattato di Lisbona con 551 sì. (8) Il 3 dicembre 2008 il Parlamento approva, su proposta del governo Pdl-lega Nord, il ddl Salva Banche contenente i cosiddetti Tremonti bond. (9) Il 17 giugno 2010 il Consiglio europeo (con il consenso del governo Berlusconi-Lega Nord) accetta l’ingresso dell’Estonia nell’euro-zona. (10) Il18 novembre 2009 il Parlamwento approva definitivamente il decreto Ronchi presentato dal governo Berlusconi-Lega sul pieno adempimento degli obblighi comunitari. (11) Il 8 settembre 2011 il Consiglio dei Ministri (voto favorevole della Lega Nord), dopo la famigerata "Lettara della Bce" vara la proposta di legge Costituzionale sull'introduzione del principio del pareggio del bilancio nella Costituzione. (12) Il 26 ottobre 2011, causa "crisi dello spread" e i conseguenti diktat dell'Unione Europea, il presidente del Consiglio Berlusconi, col consenso della Lega Nord, invia una lettera con la promessa di adottare le misure austeritarie di macelleria sociale, quelle che saranno poi adottate dal successivo governo Monti. (13) Il 3 e il 4 novembre 2011 dopo che Berlusconi partecipa a Cannes al summit del G20, il governo Pdl-Lega accetta che una delegazione del Fondo Monetario Internazionale "monitori i progressi sulle riforme economiche e gli effetti di queste sui conti pubblici", ovvero il definitivo commissariamento. (14) Poco prima di dimettersi il Presidente del Consiglio Berlusconi, 12 novembre 2011, fa approvare dalla Camera dei deputati i disegni di legge, già approvati dal Senato (consenso della Lega in entrambi le aule), contenenti le disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012), il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 ed il bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014. Tutto ciò che poi Monti metterà in pratica.

Victor Orban: leader dell'Europa come potenza



Lo Storico discorso del leader ungherese sottotilotalo in Italiano ed Inglese

Dal centro di Budapest e di fronte a migliaia di ungheresi giunti ad ascoltarlo il Primo Ministro Ungherese si rivolge alle istituzioni comunitarie, alle altre nazioni ma soprattutto a tutti i popoli europei. Invitandoli a fare fronte all'"Europa liberale" che la Ue sta tentando di realizzare. "Invitiamo ogni cittadinio ungherese e ogni nazione europea all'unità, a prescindere dal proprio orientamento politico", ha urlato rivolto alla folla. Lanciando poi dei messaggi alle istituzioni comunitarie: "I leader europei non possono più vivere in mondi separati rispetto ai cittadini. Uno degli obiettivi dichiarati dal premier magiaro è la salvaguardia dell'unità europea. "Dobbiamo ripristinare l'unità politica dell'Europa. Noi popoli europei non possiamo essere liberi da soli, possiamo invece esserlo se siamo uniti, se ci sosterremo a vicenda saremo vittoriosi. Uniti siamo forti, divisi siamo deboli". "Il futuro dell'Europa è a un bivio: vogliamo essere schiavi o uomini liberi? È una domanda, rispondetemi!" ha detto rivolto al pubblico. Che ha risposto con un'ovazione e un intenso sventolio di bandiere.